Giuditta

Giuditta e Oloferne: un capolavoro biblico dell’arte

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Quella di Giuditta e Oloferne è una storia destinata a rimanere immortale nei secoli. Ci ha pensato il buon Caravaggio ad accertarsi che nessuno si dimenticasse dei due personaggi biblici, imprimendo su tela uno dei dipinti più suggestivi e drammatici di sempre.

Giuditta e Oloferne è un olio su tela (145×195 cm) realizzato nel 1602 dal pittore italiano, su commissione del banchiere Ottavio Costa. L’immagine vi sarà sicuramente familiare, ma siete a conoscenza della storia che vi ruota attorno?

Giuditta

Fonte foto: arteincampania.net

La storia

Quella di Giuditta e Oloferne è una storia raccontata nell’Antico Testamento e immortalata dagli artisti di ogni tempo. Sono tante, infatti, le interpretazioni pittoriche sull’avvenimento che ruota intorno a Giuditta – donna coraggiosa divenuta simbolo della lotta contro l’oppressione militare – e Oloferne – condottiero dell’esercito assiro decapitato dalla donna.

La storia narra che il re assiro Nabucodonosor, impegnato in una lunga campagna militare contro i Medi, chiese al suo generale Oloferne di occuparsi dell’Occidente e di intraprendere una guerra contro il popolo di Israele. Il generale assiro sembrava inarrestabile, ma non sapeva che a Betulia avrebbe incontrato la sua rovina: la bella e giovane vedova Giuditta.

La donna, dopo aver individuato il punto debole di Oloferne, fa leva sulla propria sensualità per tendergli una trappola: lo affascina con la sua indiscutibile bellezza e poi gli fa credere di essere dalla sua parte nella conquista dell’Occidente.

Oloferne, forte della sua vittoria, decide di organizzare un banchetto e di invitare anche Giuditta; ed è proprio qui che la donna attua la sua vendetta: lo fa ubriacare fino a perdere i sensi e poi, con la complicità di un’ancella, lo decapita con una spada.

Gli Assiri allora, dopo aver assistito all’omicidio del loro generale, decidono di abbandonare la campagna di conquista e Giuditta viene accolta come eroina e liberatrice dal suo popolo.

La decapitazione

La scena immortalata da Caravaggio è sicuramente una delle più forti e, per usare un termine moderno, splatter della storia dell’arte; il sangue che zampilla dalla giugulare di Oloferne macchiando il cuscino bianco, i suoi occhi virtrei e la bocca digrignata dal dolore, lo sguardo fermo e deciso di Giuditta e le sue braccia protese verso il collo di Oloferne: Caravaggio non ha lasciato nulla al caso, concependo un’opera dal potente impatto emotivo e visivo.

Accanto a Giuditta, il pittore ha inserito una serva molto vecchia e brutta, che sottolinea il confronto con la bellezza della giovane eroina. Questo è un elemento caro anche ad altri artisti, come Leonardo: la contrapposizione fra due figure agli antipodi, che rappresentano valori morali differenti.

Dall’analisi radiografica emerge che in una prima raffigurazione Giuditta era scoperta sul seno, forse proprio per sottolineare la sua figura sensuale, e che Caravaggio abbia deciso di coprirla con un corpetto che resta comunque seducente, lasciando intravedere i seni prosperosi e turgidi.

Giuditta

Fonte foto: cultura.biografieonline.it

La vicenda nel mondo dell’arte

Quella di Giuditta e Oloferne è una storia che ha impressionato Caravaggio così come molti altri artisti, considerato il gran numero di opere che vi sono state realizzate.

Il dipinto di Caravaggio, conservato all’interno del Palazzo Barberini a Roma, è sicuramente il più celebre e completo, ma non dimentichiamo di citare gli altri, meritevoli comunque di menzione: Giuditta che decapita Oloferne della pittrice caravaggesca Artemisia Gentileschi, realizzato attorno al 1620 e di cui esistono due versioni. L’influenza di Caravaggio qui è palpabile, anche se la pittrice ha scelto di modificare alcuni dettagli; l’ancella, ad esempio, non è una vecchia signora e non compare come soggetto passivo, bensì è protagonista della decapitazione, aiutando Giuditta a tener fermo l’uomo.

Ma, avvicinandoci più alla nostra epoca, indimenticabile resta anche quello realizzato nel 1901 da Gustav Klimt, intitolato semplicemente Giuditta, dal tocco ovviamente più moderno: il pittore austriaco, infatti, decide di immortalare solo l’eroina del popolo ebraico, ritraendola come una femme fatale.

Giuditta

Fonte foto: it.wikipedia.org

Giuditta

Fonte foto: notiziarte.com

Allora, qual è la vostra versione preferita?


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