Firenze ha un legame particolare con i famosi Bronzi di Riace. Infatti dopo il loro ritrovamento nell’agosto del 1972, nel fondale del mare antistante Riace Marina le due poderose statue, risalenti al V secolo a.C., furono restaurate ed esposte per la prima volta proprio nella città toscana.
A cinquant’anni dal loro recupero la Galleria dell’Accademia fiorentina vuole ricordare l’evento promuovendo, nelle sale al piano terra, una mostra fotografica. Sedici scatti di grandi dimensioni (90 x 134 cm), del fotografo Luigi Spina, otto per ogni guerriero, che immortalano particolari e aspetti significativi delle due realizzazioni in bronzo.
Le statue
Fonte foto:artemagazine.it
Le due figure maschili nude, convenzionalmente chiamate A e B, oppure il “Giovane” e il “Vecchio”, di dimensioni leggermente superiori al normale e in posa di riposo anche se originariamente provviste delle loro armi, furono rinvenute dal sub romano Stefano Mariottini durante una battuta di pesca subacquea a otto metri di profondità.
Ritrovate quasi del tutto intatte e di pregevolissima fattura, gli studi sulla tecnica di fusione utilizzata per la loro realizzazione, hanno consentito di stabilire che le due opere sono databili intorno alla metà del V secolo a.C., l’epoca d’oro dell’arte greca e forse create da due maestri diversi presumibilmente per una destinazione pubblica.
La mostra
Fonte foto: il giornale d'Italia
Realizzata in collaborazione con il Museo Archeologico di Reggio Calabria, che ospita gli originali, e curata dal direttore dello stesso: Carmelo Malacrino, l’esposizione, che rimarrà fruibile sino al 12 marzo prossimo, vuole mettere in luce la bellezza e la potenza dei due guerrieri e, come sostiene l’autore Luigi Spina: “Sottolinea l’epidermide bronzea, diversa per ciascun soggetto, che prende forma, densità e lucentezza, e il chiaroscurale dei corpi si tinge dello spettro multiforme del bronzo che, al variare della luce, mostra superfici corporee che dialogano con l’occhio dell’osservatore.”
La mostra è accompagnata da un prezioso volume in tre lingue (italiano, inglese e francese), edito da 5 Continents Editions, nella collana “Tesori Nascosti”, dove le immagini di Spina sono affiancate da una narrazione storica e artistica sulle due statue, con testi di Carmelo Malacrino e Riccardo Di Cesare, archeologo e docente presso l’Università di Foggia, che permette al lettore di immergersi nella storia dei due capolavori.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.