George Gordon Noel Byron, passato alla storia semplicemente come Lord Byron, nasce a Londra nel 1788. Quest’uomo in soli 36 anni di vita vissuta è divenuto l’icona sulla quale viene modellata la figura dell’eroe Byroniano, la figura del vampiro moderno. Lord Byron si limita però ad essere semplicemente sé stesso:
“Per me, che senza missione ho osato dire al mio paese quel che i suoi figli non sanno che troppo bene, geloso del suo onore, io non ho esitato ad affrontare la falange degli stolti che infestano il nostro reame”.
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Il sesto Lord di Byron
Per raccontarla in breve, Lord Byron vive una vita dissoluta o è questo che percepiscono i suoi contemporanei che non tollerano il comportamento libertino di un Lord temporale della Camera dei Lord. Da un politico ci si aspetta un rigore di un certo tipo o almeno la capacità di saper nascondere le proprie abitudini. Lord Byron invece non nasconde nulla. Zoppo dalla nascita, quando è ancora bambino rimane orfano di padre e cresce in Scozia sotto la ferrea educazione materna, con rinunce dettate dalla scarse possibilità economiche. La condizione in cui si costruiscono le basi della personalità del poeta lo portano ad amare la letteratura ed il paesaggio scozzese. Le delusioni dei primi amori e le critiche alla prima delle sue raccolta poetica data alle stampe con il proprio nome, Hours of Idleness, unite alla scomparsa nel 1811 della madre e dell’amato John Edleston, consolidano un temperamento già sanguigno e profondamente introverso. Il successo come scrittore lo porta a vivere in modo ancor più distaccati e freddi i rapporti umani.
Via dall’Inghilterra
Così, nell’aprile del 1816, Lord Byron si trova costretto ad andar via dal territorio inglese per non farvi più ritorno. Si allontana al causa delle accuse a suo carico: adulterio, incesto, sodomia, amore libero e omosessualità sono le accuse più gravi. Da qui in avanti la sua vita sarà un’altalena tra salotti di letterati, viaggi, amori e avventura. Da questo viaggio senza ritorno nasce l’incontro che ha dato il via alla nascita di romanzi e racconti fondamentali tasselli della letteratura gotica.
Il poeta
Lord Byron stesso è un tassello fondamentale della letteratura gotica nonché il più rinomato poeta del secondo romanticismo inglese. La maledizione di questo personaggio tormentato è fondamentalmente che non si tratta di un letterato che si dedica alla poesia. Lord Byron è un poeta che ha tentato di vivere una vita da letterato. Egli stesso, nonostante i suoi scritti trovino ampio consenso, definisce i suoi componimenti come rozzi. Rendono alla perfezione questo concetto due dei suoi componimenti, uno dedicato alla penna con la quale scrive e l’altra alla sua musa. In Addio alla Musa scrive:
“Questo cuore, sordo all’entusiasmo, imporrà silenzio ai tuoi accenti selvaggi” e ancora “Le mie labbra possono esse parlare di amore nella solitudine.”
Mentre alla sua penna si rivolge in quel momento in cui tocca a lui giudicare il lavoro degli altri dicendole:
“Mia buona penna d’oca! Schiava del mio pensiero, obbediente alla mia volontà […] Oh tu! Che favorisci il parto intellettuale di un cervello inturgidito da prosa o rime; tu che in onta dell’incostanza femminea e dei sarcasmi della critica sei la consolazione di un amante e la gloria di un autore […] ma com’è piccola la tua gloria condannata infine a ad un completo oblio, al pari delle pagine da te vergate! Ma tu almeno, o penna, che mi appartieni […] raggiunto il nostro assunto, tu diverrai libera come quella di Cid Halet, e se altri ti disprezzano io ti amo. Prendiamo dunque oggi il nostro volo.”
Quasi come se parlare di poeti invece che poetare sia nella sua mente più virtuoso. Ma l’arte più grande di questo autore è essere Lord Byron dimostrandosi tale incurante delle critiche. Lui era quel qualcosa che gli altri avevano paura di essere. Ma cosa?
Il tormento dell’anima
Lord Byron è troppo concentrato sul tentativo di non creare legami profondi e al non sentire il vuoto che lascia il senso di abbandono di un orfano. Orfano nel suo caso sia delle figure genitoriali che dell’amore sublime, poiché la cugina amata non contraccambia le sue attenzioni e il ragazzo che amava si spegne lo stesso anno della madre del poeta. Byron però non tiene per sé neanche questo. Questo disincanto e l’estrema razionalità del suo agire si legge tranquillamente nei suoi versi
“Io credevo che il tempo, credevo che l’orgoglio avessero spento alfine la mia giovane passione; […] al tuo fianco ho compreso che, tranne la speranza, ero sempre lo stesso.”
Essere sempre lo stesso per Byron significa che guardandolo negli occhi si sarebbe visto verso quell’unica persona amata ancora in vita “la cupa calma della disperazione”. Lord Byron ha paura di non essere degno di essere amato, tanto da arrivare a scrivere, molti anni più in là rispetto alla citazione sopra riportata, che ringrazia la sua fama per via del fatto che almeno quella può fargli pensare di essere degno di riceve le attenzioni della della donna amata.
L’uomo, l’eroe e la leggenda
Nonostante la situazione di partenza ed il suo temperamento, la genialità nello scrivere, la capacità retorica e la finissima intelligenza permettono a Lord Byron di studiare e di vedersi aprire le porte dei luoghi e delle personalità più rinomate. Ciò che lui pensa interessa a tutti e influenza gli scrittori a lui contemporanei. La sua misantropia diviene un tratto che lo caratterizza a partire dal 1812 quando pubblica i primi due canti del Childe Harold’s Pilgrimage in cui l’autore narra le vicende vissute durante il Grand Tour attraverso Arnoldo, un personaggio libertino e misantropo. La sua cattiveria invece viene resa pubblica nello stesso anno da una delle parentesi amorose di Lord Byron, Caroline Lamb, che lo definisce pazzo, cattivo e pericoloso.
Il suo carisma e la sua perfezione intellettuale in contrasto con la sua natura libertina e imprevedibile lo ammantano di una veste che attrae anche chi non ne vorrebbe essere attratto. Così prende vita, o forse è più corretto dire che si manifesta, l‘eroe byroniano. Colui che quando viene guardato viene giudicato come dandy tenebroso, un bisessuale sfacciato, un idealista romantico in cui la carica erotica e l’intelligenza scintillano in egual misura. Questo è quello che vede Polidori quando scrive del suo vampiro descrivendo in realtà Lord Byron sia nell’aspetto che nella sua vita pubblica. Mentre lui, Lord Byron pensa e scrive di come il guadagno non è altro che una rugiada di maggio su un fiore morto. Riflette sulla sua voglia di avere una relazione stabile e duratura ma di come la sua natura e le sue paure gli impediscano di lasciarsi andare. Li chiama destini divisi poiché anche quando la persona da lui desiderata veste con la sua presenza tutti i pensieri del poeta, questi comunque non è in grado di non cedere ad altre passioni.
Fino alla fine
Ancora nel 1824, anno della sua morte, pochi mesi prima di spegnersi, Lord Byron rimugina sulla sua vita amorosa scrivendo il 23 gennaio queste parole:
“Il fuoco che nel mio seno avvampa è solitario come quello di un’isola vulcanica; niuna fiaccola si accende al rogo funebre che mi consuma.”
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.