Arte come “scala tra terra e cielo”, come movimento e ritmo, come “incalzante successione di ondate luminose”. Strutture prospettiche e decorative che modellano lo spazio, lo riempiono e lo innalzano con volumi e tondità che si esplicano in movimenti ritmici e musicali, verso una lirica compositiva ricca e debordante, verso quella pienezza e complessità che vorrebbe descrivere qui, in terra, un mondo trascendentale.
L’essenza dello stile Barocco si esplica nell’esaltazione della magnificenza delle forme, dei volumi e delle strutture, nelle linee curve delle sue architetture e nelle profusioni di figure, immagini e drappeggi delle composizioni scultoree e degli affreschi.
Dagli inizi del 1600 sino a circa il 1750 lo stile Barocco si diffonde dall’Italia in tutta l’Europa. La forma monumentale cinquecentesca viene sempre più arricchita e mossa da elementi ornamentali e plastici che ne deformano lo spazio rendendolo pieno e opulente, simbolo del tripudio e delle gioie celesti ma anche della ricchezza terrena dei committenti.
I principali protagonisti
L’artista più rappresentativo e poliedrico dello stile Barocco è senz’altro Gian Lorenzo Bernini (1598-1680). Scultore, architetto, pittore scenografo e costumista, ha incarnato lo spirito stesso dell’innovazione dello stile. I suoi interventi architettonici nella Roma papalina, ispirate dalle strutture della romanità imperiale, realizzano armonie visive e prospettiche e coinvolgimenti “teatrali”, come nell’impostazione scenografica di Piazza San Pietro. Anche nella sua opera scultorea e pittorica l’aspetto drammatico, teatrale e il dinamismo delle formo sono sempre presenti.
Di natura tormentata e introspettiva era invece l’architetto suo principale antagonista: Francesco Borromini (1599-1667). Quasi autodidatta (cominciò la sua carriera a Milano come scalpellino), il suo antagonismo con il Bernini lo condusse prima a una ascesa nelle grazie del pontefice Innocenzo X e successivamente , con l’elezione al soglio pontificio di papa Alessandro VII, al declino professionale e alla depressione che lo porterà al suicidio. Le sue invenzioni stilistiche ardite come nella pianta stellare di San Vito alla Sapienza in Roma e nella sua” lanterna”, lo consacrano uno dei maggiori architetti dell’epoca.
Anche Pietro da Cortona (1597-1669) operò quasi esclusivamente a Roma ma anche nell’ambito fiorentino. Valido pittore e architetto, si distinse soprattutto per i suoi grandi affreschi dove illusioni scenografiche e ornamentali, luminosità pittoriche e la ricchezza di personaggi lo resero l’artista del tempo più richiesto sia dal clero che dalle famiglie nobili.
Il Roccocò
Sfarzosità delle forme e opulenza nelle decorazioni, ondulazioni e ramificazioni intricate, in definitiva una elaborazione estrema dei motivi ornamentali sia nei dipinti, nelle architetture e nell’arredamento caratterizzano il tardo Barocco o Roccocò che ebbe origine e sviluppo nella Francia del XVIII secolo per poi propagarsi in tutta Europa, determinando una raffinatezza tecnica ma anche i sintomi della decadenza sia di una cultura che della società.
Nell’ambito veneto uno dei più grandi pittori e incisori del settecento fu senz’altro Giambattista Tiepolo (1697-1770). I suoi grandi affreschi creano realtà artificiose e teatrali con interventi prospettici e luminosi ad effetto, che riflettono il bisogno di apoteosi delle grandi famiglie patrizie europee che ambiscono a decorazioni monumentali dei loro palazzi per ribadire la loro importanza.
Il Barocco siciliano
Una particolare menzione è dovuta all’architettura barocca che si sviluppò in Sicilia e in particolare nella Valle di Noto dopo il devastante terremoto del 1693. La successiva ricostruzione, che vide molti architetti formatisi alla scuola romana intervenire sull’isola, ha determinato uno stile tardo Barocco unico ed elegante, ricco di inventiva e di libertà stilistiche.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.