Fin dall’antichità gli artisti hanno plasmato la materia raffigurando il corpo umano attraverso la nudità. Questa in arte è spesso rappresentativa delle regole sociali del periodo in cui viene creata l’opera, sia dal punto di vista estetico sia dal punto di vista morale.
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Nell’antica Grecia, e successivamente anche a Roma, per rappresentare in modo perfetto il corpo umano era d’obbligo passare per la nudità che in scultura era simbolo di purezza e innocenza. Inizialmente, però, si rappresentavano esclusivamente nudi maschili. Solo dopo il IV a.C. possiamo trovare nudi femminili.
In questo articolo vogliamo porre l’attenzione su qualche esempio attraverso i secoli.
Bronzi di Riace
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Classico esempio di nudità nell’arte, ricorre proprio quest’anno l’anniversario del ritrovamento delle due statue nei pressi di Riace Marina, il 16 agosto1972.
I Bronzi di Riace, opere del V secolo a.C., sono forse la testimonianza più importante dell’arte greca classica.
Attualmente esposte al Museo Archeologico di Reggio Calabria, le due statue raffigurano un oplita, soldato della fanteria pesante dell’antica Grecia, e un re guerriero. I due uomini, completamente nudi, originariamente indossavano una lancia e un elmo e reggevano uno scudo. Osservandole con attenzione si nota non solo una notevole elasticità delle forme, ma anche delle differenze abbastanza evidenti. Infatti, mentre uno appare più vitale, l’altro appare più calmo, sebbene entrambe le sculture esprimano una grande forza.
Il Cristo della Minerva
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Il rinascimento italiano è stato un momento eccezionale per l’arte e la cultura. Un altro esempio di nudo nell’arte è l’opera di Michelangelo Buonarroti: il Cristo della Minerva, creata esattamente tra il 1519 e il 1520. Possiamo ammirarla nella Basilica di Santa Maria Sopra Minerva, nelle vicinanze del Pantheon, basilica nota come uno dei pochi esempi di architettura gotica a Roma.
Osservando la statua vediamo il Cristo raffigurato in piedi appoggiato a una croce, mentre con la mano sinistra tiene la canna e la spugna, con lo sguardo fisso alla sua sinistra.
Nella scultura Michelangelo compendia i simboli della passione del Cristo: non solo la croce, infatti, ma anche la canna e la spugna con la quale gli diedero da bere aceto.
Il corpo era originariamente nudo: il drappeggio in bronzo dorato, infatti, venne aggiunto dopo il Concilio di Trento.
La Maya Desnuda
Dalla scultura alla pittura è impossibile non citare La Maja desnuda di Goya opera molto nota esposta al Museo del Prado di Madrid accanto alla Maja vestida. Il soggetto è identico: la stessa donna raffigurata in due immagini diverse che non differiscono solo per la raffigurazione, ma anche per la tecnica pittorica. La Maja desnuda, infatti, è definita da pennellate piccole e senza sbavature, come a voler sottolineare una attenzione al dettaglio e al particolare, mentre la Maja vestida ha tocchi più casuali e colori più accesi.
La Maja Desnuda è storicamente il primo nudo a non aver riferimenti a figure mitologiche o comunque a riferimenti letterari. Per questo il motivo, nel 1808 l’opera venne sequestrata da parte di Ferdinando II e successivamente, nel 1813, richiesta dal Tribunale dell’Inquisizione, che aveva vietato in tutta la Spagna le immagini di nudo tranne quelle che avevano appunto riferimenti letterari e quindi morali.
E d’altra parte non avrebbe potuto essere altrimenti, visto che molti avevano scorto nel ritratto la duchessa di Alba, una nobile donna che aveva avuto un intenso legame con Francisco Goya.
Che sia comunque nella scultura o nella pittura il corpo nudo è sicuramente stato una fonte di ispirazione importantissima per gli artisti di ogni tempo e di ogni latitudine.
Un corpo nudo a rappresentare l’uomo senza alcuna sovrastruttura, ma con la propria essenza.
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