Buon compleanno ai Bronzi di Riace

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In Calabria, quest’anno si festeggia una ricorrenza molto particolare, che resta nell’immaginario ancora costellata da magia e mistero. Una storia che ha a che fare con un passato indefinito e che rende il mare della Regione simile ad un gigante protettore di tesori.

La storia di cui parliamo è quella del ritrovamento dei Bronzi di Riace, di cui avrete sicuramente sentito parlare. Facciamone un approfondimento insieme.

Le statue

Realizzate presumibilmente intorno alle metà del V secolo a.C., I Bronzi sono considerati tra le testimonianze dirette dei grandi maestri scultori dell’età antica. Le statue furono ritrovate da Stefano Mariottini, un giovane sub facendo delle immersioni nel Mar Ionio, precisamente nella costa ionica calabrese.

Arrivato a 230 metri lontano dalle coste di Riace Marina, alla profondità di 8 metri, il sub si imbatte nel braccio di una statua che spuntava dalla sabbia.

Così, tra il 21 e il 22 agosto 1972 nella località Porto Forticchio di Riace Marina, ci si mobilita e vengono ripescate le statue in maniera fortuita, senza possedere adeguata attrezzatura per sostenere il peso e la mole dei Bronzi: entrambi sono alti 1,97 e 1,98 cm e pesano 160 kg.

Riguardo l’autore, secondo alcuni studiosi sarebbero stati realizzati dalla medesima mano e nello stesso periodo temporale. Stando ad altri la realizzazione del Bronzo A sarebbe leggermente antecedente al Bronzo B: il primo per mano di Fidia intorno al 460 a.C., e il secondo da Policleto nel 430 a.C. Ciò sarebbe desumibile dalla posizione più naturale della statua B, che è raffigurata con il busto girato e la gamba a riposo rispetto alla statua A che rivela una posizione di staticità.

Tra gli altri nomi di scultori a cui sono stati attribuiti i Bronzi, importante è quello di Pitagora di Reggio, artista famoso per la sua estrema abilità nel plasmare dettagli anatomici.

Dettagli sulla costruzione ed esposizione

Si tratta di due statue di bronzo, con particolari in argento (come le ciglia), calcite e rame. Le opere raffigurano un oplita (Bronzo A) e un re guerriero (Bronzo B).

Secondo le diverse ricostruzioni furono realizzate ad Argo, nel Peloponneso. Riguardo la loro esposizione al pubblico, si pensa che fossero esposte nel Tempio di Apollo a Delfi. Ciò sarebbe testimoniato dalla presenza di un basamento di piombo (detto in gergo tenone) alla base dei piedi delle statue e i danni causati al braccio del bronzo B. Questa supposizione sull’esposizione a Delfi è supportata dal fatto che lungo la Via Sacra del Santuario di Delfi vi fossero un centinaio di statue di eroi Greci. Si presume che i Romani ne abbiano saccheggiate diverse per portare nella nostra Penisola.

Un’aura di mistero rimane sulla motivazione del loro ritrovamento in mare: secondo alcuni si tratterebbe di un naufragio, secondo altri di una nave era molto piena e pesante che dovette liberarsi di alcune statue gettandole in mare.

Il restauro

I cosiddetti “giovane” e “vecchio” vennero restaurati per la prima volta tra il 1975 e il 1980 a Firenze, per poi continuare tra il ’92 e il ’95 a Reggio Calabria. L’ultima parte del restauro si concluse nel 2013 presso la sede dei Consiglio Regionale. Le statue sono state riportate al Museo di Reggio Calabria il 12 dicembre 2014.

Con l’auspicio che andiate a visitarli nella loro nuova “casa”, vi invitiamo a non sottovalutare l’importanza delle opere d’arte archeologiche e a considerarne il fascino. Tanti auguri Bronzi!


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