Il Grande Ferro Rosso è una scultura metallica imponente collocata nel piazzale di fronte al Palazzo delle Arti e dello Sport di Ravenna. Realizzata negli anni ’90 del secolo scorso dall’eclettico artista Alberto Burri (1915-1995) e donata alla città di Ravenna grazie all’impegno e all’investimento del Gruppo Ferruzzi, il “Grande Ferro R” è un’opera monumentale che raggiunge i dieci metri di altezza e sedici di base.
La sua forma si presta a diverse possibili interpretazioni: i cinque elementi lineari e curvilinei che si protendono tra loro possono essere letti come due mani tese a unirsi, oppure come archi incompiuti o anche come la carena di un relitto rovesciato; indubbio è la meraviglia dei ravennati, e non solo, nel poter in qualche modo esserne anch’essi protagonisti passeggiando sotto di essi.
Fonte foto: Ravenna Today
Il restauro
L’attento restauro, di cui l’opera ormai necessitava, si è concretizzato nell’autunno del 2023, in occasione della VII edizione della Biennale del Mosaico Contemporaneo, (di cui Ravenna è degna erede conoscendo la sua storia e i suoi monumenti che racchiudono capolavori creati in mosaico) e in concomitanza all’esposizione: ”BURRIRAVENNAORO” nella quale lo stretto legame dell’artista con la città è stato celebrato presentando le sue più significative fasi creative. In collaborazione con Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e coadiuvato dall’Area Infrastrutture Civili Servizio Edilizia Pubblica, U.O. Edifici Vincolati del Comune di Ravenna il restauro è stato concretizzato dal Laboratorio del Restauro di Ravenna e dall’impresa “Il Pennello” di Faenza che, dopo un attento studio sono riusciti nell’intento di riportare l’opera alla immediatezza originaria.
L’artista
La storia artistica di Alberto Burri si snoda su molti versanti che hanno però come filo comune: la ricerca sulla materia. Autodidatta, già dalla sua seconda mostra nel 1948 risulta riconoscibile la sua predilezione per il linguaggio astratto e l’assemblaggio di vari materiali, come per i primi “catrami”, che lo accompagnerà per molta parte della sua esperienza artistica. Che siano “sacchi” o “muffe” o “combustioni” di materie diverse quali legni, plastica o altri composti, la sua forza espressiva riesce a infondere nelle composizioni una fascinazione che esalta non solo la forma ma anche le caratteristiche compositive e intrinseche delle materie utilizzate. Ciò lo porterà a un crescente quanto meritato successo internazionale.
Dagli anni settanta prende sempre più corpo la sua passione per la scultura a tutto tondo. Realizza i “Creti” di cui il più iconico e ricco di pathos è il “sudario di cemento” con cui ricopre i resti di Gibellina, paese siciliano completamente distrutto dal terremoto del 1968.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.