Rinascimento

Il Rinascimento: la presa di coscienza

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Il Rinascimento italiano fu un periodo di grandi rivolgimenti sia nel pensiero filosofico che nelle concezioni politiche e religiose, che si delinea gradualmente tra il XIV e il XVI secolo.

Rinascimento

Per certi versi fu un momento drammatico ricco di contrasti, nel quale tutte le idee e i valori  tramandati e accettati come assiomi assoluti nei secoli precedenti vengono messi in discussione a favore di un umanesimo tormentato, una ricerca di verità che andassero oltre le imposizioni dottrinali ma ancora sconosciute e oscure e per questo angoscianti.

La percezione del rapporto con la divinità e con la natura stessa non viene più riconosciuta come rivelazione religiosa di dogmi indiscutibili e, per certi versi rassicuranti, ma quale “ricerca ansiosa di Dio nell’anima umana” (G.C. Argan) e la conoscenza  del mondo relativa alla scienza non è più legata alle antiche, indubbie scritture, ma “indagine dal vivo  della realtà intesa  come problema sempre aperto” (G.C. Argan).

L’arte

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Anche per la produzione artistica gli sconvolgimenti ideologici comportarono nuove visioni e diverse posture da parte dei maggiori esponenti di quel periodo storico cosi fecondo e felice per l’arte e la cultura italiana e non solo.

Firenze, Roma ma anche il Veneto l’alta Italia e poi successivamente tutta l’Europa hanno usufruito del vento di novità e di anticonformismo che ha dato modo alla storia stessa dell’umanità di evolversi.

Il  riscontro a questi nuovi stimoli da parte degli artisti dell’epoca è varia e molto diversificata: dall’ originalità di Lorenzo Lotto (1480-1557) che si discosta dalla visione del più noto Tiziano (1488/90-1576) che porta nei suoi dipinti le “brucianti passioni della vita”; dalla inquieta rappresentazione del rapporto tra uomo e Dio di Michelangelo (1475-1564), all’oscuro mistero della Natura da indagare e capire  che assilla Leonardo per tutta la sua vita. Ma anche la riscoperta della storia classica da parte di Raffaello (1483-1520) e del Bramante (144-1514).

L’arte, in conclusione, da allora diviene specchio attivo di quelle trasformazioni della coscienza umana che forgeranno il moderno atteggiamento del pensiero.


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