Alphons Maria Mucha (1860-1939) è stato uno dei maggiori esponenti della Art Nouveau. Le sue opere grafiche sono caratterizzate da fine eleganza e movimenti ariosi e quasi sempre interpretati da figure femminili.
È la donna quale immagine stilistica che Mucha vuole celebrare nelle sue realizzazioni sia a scopo pubblicitario che nei lavori più espressamente decorativi. Un carattere femminile nuovo per le espressioni artistiche del diciannovesimo secolo che vedevano la donna ritratta quale moglie e madre integerrima, con una sorta di “culto della domesticità” rassicurante e fortemente legato alla cultura dell’epoca che però andava via, via trasformandosi.
Le donne di Mucha sono sensuali e sicure; i loro movimenti, i gesti e le espressioni raccontano una libertà seducente, una visione “moderna” e inedita della personalità femminile che l’artista ceco contribuirà a far affiorare dalle brume del patriarcato imperante.
Certo l’atmosfera di Parigi dove Mucha si trasferisce verso la fine degli anni ottanta del secolo, contribuisce notevolmente al successo di quest’idea del femmineo. Cosmopolita e tesa verso la modernità, la città francese è, in quel momento, simbolo di emancipazione e evoluzione culturale. Un terreno fertile per un filone artistico come l’Art Nouveau che si svilupperà in diverse aree di intervento come l’architettura, la decorazione urbanistica e di interni, la gioielleria, l’oggettistica, oltre alla grafica e alla pittura.
I manifesti
Muche inizia la sua carriera come illustratore per diverse riviste, ma presto, grazie anche all’amicizia e al sodalizio con la grande attrice Sarrah Bernhardt, con la quale stipulerà un contratto di sei anni per la realizzazione di manifesti teatrali, scenografie e gioielli, l’artista giunge ad una tale fama da essere chiamato a creare molti poster pubblicitari per industrie come la Nestlé, Moet & Chandon, Job e tante altre dove è sempre una figura femminile a dominare la scena, mentre il nome del prodotto pubblicizzato compare quasi marginalmente, integrato nella scena.
I pannelli decorativi
Proprio la sua fama di illustratore stilisticamente innovativo, le sue fiere donne circondate da motivi floreali, eleganti drappeggi e arabeschi policromi, lo porteranno a diversi incarichi di prestigio; come gli affreschi del il padiglione della Bosnia Erzegovina per l’Esposizione Universale del 1889, che gli valsero la medaglia d’argento dell’Esposizione. Ma anche alla creazione di pannelli decorativi quali “Le Quattro Stagioni” del 1896, o la serie relativa alle muse e molti altri elaborati ora presenti in numerosi musei. Si dedicò persino all’allestimento sia esterno che interno della prestigiosa gioielleria di Georges Fouquet in Rue Royale a Parigi, inventandone anche l’arredamento, trasformando il negozio in una vera opera d’arte.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.