Approderà al Teatro San Carlo di Napoli dal 13 al 15 maggio prossimi, dopo il debutto avvenuto nel 2020 alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, la performance “Le sette morti di Maria Callas” della tanto poliedrica quanto discussa artista Marina Abramovic.
Questo lavoro – tra il teatrale, la performance e il multimediale – vede la Abramović nei ruoli di autrice, regista, scenografa e attrice e vuol essere un omaggio alle diverse interpretazioni teatrali di tragici personaggi femminili che Maria Callas ha interpretato durante il corso della sua carriera. Ma vuol essere anche un’allegoria, un coinvolgimento nella vita e nella personalità della grande soprano greca e nelle sue traversie.
Sette storie tratte dal melodramma che raccontano altrettante storie di donne che hanno vissuto e sono morte per amore. Da Tosca a Desdemona, da Madama Butterfly a Norma, da Lucia di Lammermoor a Carmen e a Violetta della “Traviata”; sette episodi in cui confluiscono tecniche multimediali, musiche contemporanee e arie operistiche e in cui la Abramović riveste, di volta in volta, il ruolo delle protagoniste e dei loro drammi. Ma, soprattutto, sette visioni di amore e di morte in cui l’artista vuole incarnare la passionalità e la sofferenza, sulla scena e nella vita, della Callas.
Fonte foto: operaincasa.com
Chi è Marina Abramović
Fonte foto: lastampa.it
L’artista serba, naturalizzata statunitense, già presente sulla scena performatica dagli anni sessanta dello scorso secolo, ha incentrato il suo lavoro sulla provocazione. I suoi iniziali interventi sul corpo con l’inserimento di protesi ed elementi estranei l’ha resa interprete di un esacerbato rapporto tra espressione artistica e fisicità. Anche le numerose performance presentate sia in Europa che negli Stati Uniti, nel corso della sua lunga carriera, hanno avuto modo di suscitare reazioni contrastanti proprio per l’aspetto di forte spinta provocatoria sempre presente nelle sue esibizioni.
Quest’ultimo lavoro, realizzato con molte illustri collaborazioni e coproduzioni, la vede impegnata in un corpus di tecniche espressive complesso e articolato che testimonia la sua crescita artistica.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.