D’Annunzio: alla ricerca del Piacere

Fonte foto: Radici Digitali

Gabriele D’Annunzio, conosciuto anche come Il Vate, è stato di certo uno dei personaggi più significativi della storia a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento italiano. Il suo contribuito, infatti, non riguarda solo la letteratura (ambito in cui ha però dato un vasto contributo), ma anche la politica e la storia. Ripercorriamone insieme i passi.

La vita

D’Annunzio nasce il 12 marzo 1863 a Pescara Vecchia, in una famiglia borghese in cui riesce ad esprimere la sua creatività e a coltivare la sua intelligenza senza ostacolo alcuno. Ha un fratello e tre sorelle amatissime, a cui resta legato per tutta la sua vita. Il suo carattere ambizioso lo porta ad emigrare a Roma, dove coltiva amicizie importanti tra artisti e intellettuali dell’epoca. Vive anche a Napoli, a Firenze e addirittura in Grecia. In ogni luogo stringe rapporti di stima e d’amore, senza però essere mai in grado di mettere un freno al suo temperamento.

Il patrimonio di famiglia dilapidato

Il vate è un amante del lusso, del gioco e del piacere e non mette limiti ai suoi desideri. Si innamora di molte donne, spende senza limiti i suoi averi e viaggia molto, spesso spinto dal desiderio carnale e dall’infatuazione. Sebbene gli incontri e le esplorazioni in nuovi posti siano positivi da un punto di vista artistico e influenzino benignamente le sue opere, da un punto di vista economico la sua famiglia risente ben presto dei suoi sperperi e finisce in rovina.

L’attività politica

L’attività politica di Gabriele D’Annunzio inizia nel1897: viene eletto deputato nelle file dell’estrema destra, ma la sua personalità viene fuori anche in questo ambito: nel giro di pochi anni cambia partito, decide di schierarsi con l’estrema sinistra e simpatizza con il partito Socialista Italiano. Si muove, quindi, senza inibizione alcuna, mostrando ancora una volta la sua personalità dedita al clamore. Ciò lo porta ad avvicinarsi anche alla massoneria e al martinismo.

L’impresa di Fiume

La motivazione che ha spinto alcuni reparti ribelli del Regio Esercito, capitanati da D’Annunzio, a occupare Fiume è politica: la città non è annessa all’Italia e in molti desiderano ardentemente che ciò avvenga. Alle proteste si uniscono anche esponenti del Mazzinianesimo, del Futurismo e del Sindacalismo rivoluzionario. L’11 settembre 1919, prima di partire, il Vate scrive a Mussolini:

“Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domani mattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d’Italia ci assista.”

Appena entrato in città, tutti lo acclamano: questa giornata resta infatti alla Storia come il giorno della Santa Entrata, e il poeta stesso utilizzava questo termine per definirla.

La relazione con Eleonora Duse

d'annunzio

Fonte: ilmessaggero.it

L’amore tra Gabriele d’Annunzio e Eleonora Duse è praticamente leggenda: l’incontro avviene a Venezia (o almeno così si mormora), lei è la più grande attrice della Belle EpoqueLa divina –, lui un poeta passionale e spregiudicato. La storia è ovviamente tormentata e molto romantica e gran parte di essa è narrata nell’opera Il fuoco.

Di lei, D’Annunzio scrive:

“Nessuna donna mi ha mai amato come Eleonora, né prima, né dopo. Questa è la verità lacerata dal rimorso e addolcita dal rimpianto.”

Dopo dieci anni di litigi, tradimenti e passione, la storia si conclude bruscamente.

Il piacere

Si tratta di un’opera scritta nel 1888, le cui tematiche ricorrenti sono il piacere fisico, la bellezza fisica, la perfezione. Il protagonista è Andrea Sperelli Fieschi d’Ugenta, un aristocratico convinto che la propria vita debba somigliare a un’opera d’arte. Andrea è innamorato di Elena e, nonostante l’abbandono da parte di lei, la corteggia fino a provocare l’ira del suo nuovo fidanzato, Giannetto Rutolo, compie azioni folli e disperate e intraprende con la donna un gioco di seduzione fatto di ripicche e dispetti.

“Bisogna fare della propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita di un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui.”