Fonte foto: un classico del fumetto, Rat-Man Collection 43, © Leo Ortolani. Piccolo Spoiler: non parliamo di Rat-Man. Per stavolta.
Fumetti classici.
Definizione pericolosa, questa. A quale classico stiamo facendo riferimento? A quale epoca, di quale settore? E poi, di che tipo di fumetto parliamo?
Il fumetto
Abbiamo bisogno di decidere di cosa parliamo, per prima cosa. Nell’ipotesi quindi di riprendere più ampiamente l’argomento più avanti, rifacciamoci ad una definizione standard di fumetto, quella che vede il media come popolare e incentrato quantomeno su un personaggio che si sviluppa su una serie, potenzialmente infinita. E quindi no, non prenderemo in esame singoli titoli di storie.
Per stavolta.
I titoli
Ora, per precisa scelta autoriale di voler scremare il più possibile una lista potenzialmente davvero quasi infinita, citeremo solo le testate. In maniera più che generica, oltretutto, non potendo definire in maniera univoca un “classico”. E anche questo, davvero, non semplificherà le cose. Perché cinque titoli in un universo così vasto sono davvero davvero pochi.
Appena sufficienti per iniziare
Non se la prendano quindi amanti di questa o quella striscia, di quelle tavole, di quel personaggio. Lo so che ci sono (o ci sono stati). Lo so bene. Ma una selezione pesante era davvero necessaria.
Quelli che seguono sono pertanto i primi cinque titoli che di solito lancio alle mie lezioni di storia del fumetto per far comprendere ai discenti quanto vasto sia il settore.
Thimble Theatre
Di Elzie Crisler Segar. Se il titolo non vi dice nulla, non dovete preoccuparvi: in realtà lo conoscete molto bene. Iniziata nel 1919, questa serie vede comparire nel 1929, appena dieci anni dopo il suo esordio, un marinaio guercio fortissimo e apparentemente indistruttibile. Sì, esatto, Popeye (Braccio di ferro). Il preambolo più lungo della storia.
Che fine ha fatto?
Thimble Theatre non esiste più come titolo, ma la produzione originale di Popeye/Braccio di Ferro è continuata in maniera ininterrotta fino al 1994 con la fine dell’onestissima e simpatica produzione italiana Bianconi che dal 1963 portava avanti le avventure del marinaio (mentre negli Stati Uniti si concludevano dieci anni prima, nel 1984, con il numero 171 di Popeye the Sailor), ponendo l’Italia come ultima effettiva produttrice del personaggio e creando le basi per un curioso caso di copyright divergente (parleremo anche di questo, in futuro).
Thimble Theatre nel 1920. Copyright scaduto.
Mickey Mouse
Appena un anno prima dell’arrivo di Popeye, nel 1928, faceva la sua apparizione sul grande schermo Topolino (e no, non con Steamboat Willie come tutti credono), trasposto solo due anni più tardi a fumetti, nel 1930; ed è ovviamente a questa versione che noi facciamo riferimento, essendo nei fumetti che l’opera si svilupperà; l’animazione è un surplus trascurabile a confronto alla montagna di produzione dell’universo disneyano a fumetti.
Quale Topolino?
Facciamo riferimento, in tal senso, parlando dell’opera primaria, al lavoro di Walt Disney (quasi nullo, in realtà), Ub Iwerks, ma soprattutto Floyd Gottfredson, Romano Scarpa, Guido Martina, Giovann Battista Carpi, Giorgio Cavazzano (e tanti altri). Già, anche in questo caso la produzione disneyana da un certo punto in poi viene continuata prevalentemente (a tratti esclusivamente) in Italia, tanto da dover segnalare che la Disney non ha mai avuto una testata autonoma (né una casa editrice) di fumetti in suolo natio. L’italiana Topolino (oggi Topolino Magazine) è la testata più longeva di fumetto Disney al mondo (e purtroppo, dopo epoche splendenti, non gode di buona salute…un po’ come tutta l’editoria italiana).
Discorso a parte andrebbe fatto per il mondo dei paperi, ma ci torneremo un’altra volta (bonus: scommettiamo che non sapete cos’è davvero un papero?).
La prima apparizione di Topolino, 1930. © The Walt Disney Company. per una complicata questione legale, il copyright di questa storia scadrà l'anno prossimo, con interessantissime complicanze.
Flash Gordon
Il più classico dei classici tra i fumetti di fantascienza. Una storia non particolarmente innovativa (anzi indubbiamente più fantasy che science fiction, soprattutto considerando che già da quattro anni usciva Astounding Stories, la più famosa e longeva rivista di fantascienza del pianeta, che in Italia trova la sua corretta controparte in Urania), ma comunque in grado di reggere il colpo nel 1934, quand’è uscita (delle sue innumerevoli continuazioni, portate avanti per settant’anni, non si può dire la stessa cosa); ma che teneva sul pezzo soprattutto per i disegni mozzafiato di Alex Raymond, vere e proprie opere d’arte che nulla (NULLA!) avevano da invidiare dai più classici maestri della storia dell’arte di tutti i tempi.
Il meraviglioso Flash Gordon di Alex Raymond. ©1934 Alex Raymond-King Feature Syndicate.
Action Comics
Anche questo forse è un titolo che vi può dire poco, se non siete almeno un minimo esperti. Ma anche qua, sapete di chi stiamo parlando. Appena 10 anni dopo l’apparizione cinematografica di Topolino, su Action Comics appare Superman. E senza contare le svariate pubblicazioni aggiuntive su cui appare il personaggio come protagonista principale (tra cui Man of steel, Superman, Man of tomorrow) e quelle in cui appare come personaggio comprimario, corale o secondario (giova ricordare che tutta la DC comics ha una continuity e che tutti i suoi albi raccontano la storia di un universo, cui le storie dei singoli personaggi altri non sono che piccoli mattoni di un tutto incredibilmente più ampio) è sempre su Action Comics (arrivato al numero 1044) che procede la trama principale del personaggio, affiancato e spesso in parallelo con le altre testate principali.
Una doverosa precisazione
Tra i classici qua citati Superman (e quindi Action Comics) è l’unico che in effetti possa, per svariati motivi, vantare una crescita continua di ricercatezza e di qualità. Poi ci sarebbe da fare un discorso a parte sulle vendite, ma anche quello è un altro discorso che faremo a parte.
Action Comics 1, © 1938-2022 DC comics.
Dylan Dog
Un salto in avanti di quasi cinquant’anni, e stavolta ci spostiamo in Italia (ma come abbiamo visto in effetti c’eravamo già). Non che non ci siano stati altri grandi classici nel frattempo, chiariamo, ma è proprio la definizione di fumetto che ci frega. Tali altri grandi classici sono avvenuti all’interno di altre serie, o in fumetti che per definizione sfuggono dal concetto di popolare, o magari in media che non esattamente fumetto sono.
Ci torneremo.
Una riscrittura di genere
Nel 1986, comunque, Dylan Dog di Tiziano Sclavi riscrive le regole del media in toto (troppo tecnico qui spiegare il perché: fatto sta che l’autore svecchia tutto un comparto che improvvisamente si riconosce limitato nei suoi stessi canoni. Negli Stati Uniti quasi contemporaneamente sta accadendo la stessa cosa, ma per i motivi sopra descritti, in categorie che non riescono a rientrare in questo elenco), inaugura quello che a tutti gli effetti viene definito un nuovo rinascimento del genere e improvvisamente si scopre che con il mezzo si può fare molto, molto più di quanto si era creduto fino a quel momento, fino a portarlo a mezzo narrativo tra i più completi in assoluto.
Oggi?
Anche la versione attuale di Dylan Dog purtroppo ha ormai abbandonato i fasti che lo fecero grande, tuttavia ancora esiste; e non è detto che un giorno non possa tornare a splendere come in passato.
Il primo numero di Dylan Dog, © 1986-2022 Tiziano Sclavi-SBE.
That’s all, folks
Un’altra volta, chissà, parleremo di un altro tipo di classico. Anzi, di altri tipi di classici.
E magari anche suddividendoli per epoche specifiche.
P.S.: sì, lo so cosa potreste volermi dire. Lo so. L’ultima pubblicazione di Popeye è del 2000, con Popeye terzo millennio.
Ma vi sbagliate. Quella cosa non è mai esistita. Mi fanno ancora male gli occhi e il cuore.
Laureato in Belle Arti, grafico qualificato specializzato in DTP e impaginazione editoriale; illustratore, pubblicitario, esperto di stampa, editoria, storia dell’arte, storia del cinema, storia del fumetto e di arti multimediali, e libero formatore. Scrittore e autore di fumetti, editor, redattore web dal 2001, ha collaborato e pubblicato con Lo spazio Bianco, L’Insonne, Ayaaak!, Zapping e svariate testate locali.