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Tutti i mostri di Tiziano Sclavi

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Fonte foto: dettaglio della copertina dell'ultima edizione di Mostri, © 2010 Tiziano Sclavi-Edizioni BD;

Tutti i mostri

Tutti i mostri di Dylan Dog è un vecchio volume che raccoglie alcune delle storie più importanti dell’indagatore dell’incubo. Ci è sembrato interessante citarlo in questo lungo excursus letterario sull’autore, dato che proprio i mostri sono i protagonisti di questo capitolo.

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Tutti i mostri di Dylan Dog, ©1992 Tiziano Sclavi-SBE-Mondadori.

L’ordine

Dunque. Dove eravamo rimasti? Abbiamo analizzato I misteri di Mystére, pubblicato a puntate nel 1973 sul Corriere dei Ragazzi e poi ripubblicato come volume nel 1974 da Bietti editore. L’abbiamo fatto seguire da Film, scritto nel 1972 e pubblicato nel 1974 da Il formichiere; e da Un sogno di sangue, edito da Campironi nel 1975.

Ora tocca a…

A questo punto, per l’enorme differenza tra scrittura e pubblicazione, la questione si fa fumosa. Se da un puro livello di pubblicazione appare logico puntare l’occhio su Mostri (pubblicato comunque nel 1985, vale a dire ben dieci anni dopo Un sogno di sangue), poi su Tre (pubblicato nel 1988), e infine su Dellamorte Dellamore (pubblicato nel 1991), bisogna dire che questo elenco dovrebbe essere prima preceduto da Guerre Terrestri, pubblicato da Rusconi nel 1978. Ma esso è un caso decisamente particolare, e per motivi che spiegheremo in sede ne parleremo più avanti.

L’opinione degli esperti

Appare tuttavia evidente che la maggior parte della produzione di questa fase sclaviana sia antecedente al finire degli anni 70. Poi avrebbe incontrato una fase più tranquilla e ordinata nei primi anni 80, passati i quali si sarebbe fermata.

Secondo alcuni storici la stesura dei romanzi Tre e Mostri (in quest’ordine) dovrebbe collocarsi immediatamente dopo Film, ma altri (come Daniele Bertusi) collocano Mostri nel 1977, e altri ancora, come il sito tizianosclavi.it, si dicono certi della stesura di Tre nel 1979. Ciò verrebbe confermato dall’incredibile somiglianza stilistica di quest’ultimo con il successivo La circolazione del sangue, scritto a cavallo tra la fine del 1979 e il 1980. Forse 1981.

Il punto più alto

Tre e La circolazione del sangue infatti indicano infatti il punto più elevato di questa fase di scrittura (del quale Tre, il romanzo più complicato, ostico e disorientante dell’autore, segna la fase ascendente; mentre La circolazione del sangue si colloca all’apice). Dopodiché, mano a mano che la fine degli anni 80 si avvicina, tale fase continua fino a discendere del tutto. Sclavi sarebbe entrato negli Alcolisti Anonimi, dal 1987 avrebbe smesso di bere, e tutto sarebbe cambiato. Ma su questo torneremo.

Mostri!

La stesura di Mostri, quindi, il libro che andiamo ad analizzare oggi, può essere collocata nel 1977. Tuttavia essa dovrebbe essere spostata in avanti di almeno 17 anni, considerando che la versione originale del 1977, pubblicata poi solo nel 1985 sul secondo numero de il belpaese, non era completa (la versione completa è quella Camunia del 1994).

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Edizione originale di Mostri, ©1994 Tiziano Sclavi-Camunia.

Il motivo per cui decidiamo di collocarlo comunque nel 1977 è la struttura del romanzo, lineare e scarsamente progressiva. Sclavi inizia a studiare qui nuovi metodi di narrazione, che non sfruttino i metodi classicamente più in voga: introduzione, evoluzione, colpo di scena, risoluzione, spiegazione. Qui in effetti l’autore non mette in pratica quasi nulla di tutto ciò: la situazione finale non si discosta quasi di niente da quella iniziale, e i colpi di scena non ci sono. Sclavi usa una scrittura monocorda, descrittiva, emotiva solo a livello intuitivo (e accidenti se comunque la è) per raccontare una storia che è più simile alla vita che a qualcosa che inizia e finisce.

La struttura dell’opera

Il finale, infatti, è assente (iniziando un metodo estremamente caro all’autore che poi lo utilizzerà più volte in Dylan Dog, toccando un apice assurdo, provocante e bellissimo in Caccia alle streghe, numero 69 della serie regolare), perché le situazioni della vita, come quelle che questa storia racconta, semplicemente non finiscono.

Questa particolare struttura narrativa rende quindi praticamente impossibile che la versione originaria, sebbene più corta, potesse essere in qualche modo incompleta; o che essa potesse essere comunque diversa dalla versione definitiva. Era semplicemente…più corta.

Né Dylan Dog né Groucho

Io sono i mostri, ha più volte riportato l’autore. Ma al lettore fumettistico spesso sfugge che i mostri di cui parla non sono gli zombi o Mana Cerace. Essi invece vennero descritti già in questo libro nel decennio dei Queen e dei Pink Floyd, con una tristezza e al contempo una freddezza che già andavano a creare la scorza dell’autore per quello che sarebbe stato l’indagatore dell’incubo.

Ed eccoli, i mostri di cui parla.

I mostri che racconta

Il racconto gira attorno a tre freaks, tre mostri, appunto. Mostri perché diversi. I tre sono ricoverati in un reparto ospedaliero solitario e almeno apparentemente sempre circondato dalla neve: Sam, Ciccio e Gnaghi. Il primo è un tronco umano privo di arti talmente in gamba tuttavia da esser capace di accendersi una sigaretta; Ciccio è un nano (ma non è questa la sua mostruosità), e Gnaghi è un minus (che però soffre enormemente perché, a tratti, comprende tutto, compresa la sua condizione).

Tutto l’ospedale è abitato da poveri infelici simili a loro, che se non sono diversi (ma diversi da chi, poi?) sono semplicemente malati o comunque esclusi. Sono mostri perché gli è preclusa la felicità.

Come Ciccio, che lavorava in un circo, dove era quasi felice, ma si è ammalato. Adesso è finito in questa sorta di Cottolengo, in mezzo a quelli come lui. Un ospedale di un luogo non meglio precisato, ma in base agli scritti successivi di Sclavi possiamo ipotizzare che esso si trovi quantomeno in Lombardia.

Ciccio

È lui la chiave della storia, quello più presente. Anche se di fatto non è certo possibile considerarlo un protagonista, esattamente come gli altri personaggi di questo libro. Ma è il suo continuare a cercare le sue analisi per sapere quando potrà lasciare l’ospedale a muovere le vicende. Le stesse che gli lasciano comprendere che non è uscire di lì che gli permetterà di lasciare tale condizione di mostro di cui, forse, non si era mai reso conto.

Il carrozzone di cui faceva parte è andato, e anche i suoi vecchi compagni non se la passano meglio. Fuori o dentro è uguale, la tristezza nella quale siamo tutti incastonati è la stessa.

E fuori nevica sempre, e fa freddo.

Gli altri

I tre hanno attorno medici e studenti cinici e incapaci, infermiere che sono ora angeli ora carceriere. E poi, nelle stanze accanto, ancora mostri. Mostri per i quali Ciccio prova un misto di curiosità, paura. Perché non li conosce, non sa cosa aspettarsi da loro, nessuno li ha presentati. Sembra che all’interno dell’ospedale sia normale conoscere solo i loro compagni di stanza. con i quali quasi neanche parla eppure condivide qualcosa.

L’ambientazione

Qui la vicenda si fa decisamente ostica. Com’è prassi di Sclavi, è veramente difficile definire con precisione in che anno ci troviamo. Dato l’amore per l’autore per il tempo presente, possiamo sbilanciarci a dire che ci troviamo da qualche parte tra l’inizio degli anni 60 ed il 77, l’anno in cui l’avrebbe scritto.

Il libro

Venne pubblicato inizialmente nel 1985 nella raccolta di racconti Il belpaese, edita da Camunia. Venne poi ripubblicato dalla stessa ampliato come romanzo nel 1994. Ha vinto la seconda edizione del Premio Scerbanenco (1994).


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