Uno, nessuno, centomila: i volti del Gigio Pirandello

Uno, nessuno, centomila… gli altri siamo noi

Numerosi libri hanno fondato la loro trama su un tema molto dibattuto ed importante e, al tempo stesso, complesso; l’ego in relazione con sé stesso e con l’altro. In Uno, nessuno, centomila osserviamo l’interpretazione che ne ha dato il nostro caro Gigio Pirandello.

Dopo la prima pasticca dove abbiamo parlato del pensiero di Gigiuzzo, ora ci addentriamo in un  suo libro pubblicato nel 1926, un classicone della letteratura di tutti i tempi, dal significato profondo e particolare, che introduce alle dinamiche dei rapporti tra gli esseri umani e le loro centomila personalità.

Trama e significato

Lo scrittore siculo in questo manoscritto, che altro non è che il suo ultimo romanzo, porta a compimento, in un certo senso, tutta la sua opera drammatica e il suo pensiero filosofico, affrontando un tema davvero molto attuale ponendoci di fronte a un’attenta riflessione: la visione che ognuno di noi ha di se stesso (che non è mai tutta sta bella roba) e l’impressione che ha la gente di noi non è ferma, ma cambia costantemente (che è ancora peggio). In una continua ricerca dinamica che non si ferma mai. Il titolo dell’opera è davvero emblematico: uno rappresenta l’immagine che ogni essere umano ha di sé, nessuno è ciò che il protagonista della storia sceglie, alla fine, di essere e centomila ritrae, chiaramente, l’immagine che gli altri hanno di noi (ed anche le nostre mille maschere, che ogni giorno indossiamo di fronte a coloro che ci girano intorno).

Chi siamo noi?

Il protagonista del romanzo, si chiama Vitangelo Moscarda, e tra queste pagine vive un vero e proprio dramma esistenziale: devastato dal pensiero che la sua visione della sua personalità non sia la stessa che la moglie e tutto il mondo percepisce di lui.

Questo personaggio di base accomuna tutti noi…. perché egli comprende chiaramente che ogni essere umano crea nella sua mente una visione soggettiva di ciò che ogni singolo individuo rappresenta, in base a delle supposizioni date da quell’esperienza che una persona fa, nella vita di un altra persona. Per il nostro Gigiuzzo, nella società di oggi (ma anche in quella di allora) un uomo non è “uno” agli occhi degli altri, ma è “centomila” individualità.

La morale… perché c’è sempre una morale (cit. suor Nausicaa)

Uno

 

L’esistenza dell’essere umano, dunque, in quest’opera  viene annullata; non essendo considerato come concretamente è, o crediamo di essere, le “centomila” raffigurazioni che sono nella mente degli altri. Esse sono in grado di “dargliene tante… ma tante,. ma tante” anche all’essenza umana facendola diventare nessuno.

Il finale (SPOILER ALERT)

Per concludere, in questo impeto di pensieri, Vitangelo va in crisi, sconvolto dalla pazzia perché dilaniato dall’idea che gli altri non conoscono la sua vera identità e che, paradossalmente nemmeno lui potrà conoscere davvero pienamente se stesso. Sconcertato, vittima di incomprensioni, rifiuta la sua stessa personalità, cancellandola definitivamente e allontanandosi dalla società. Il protagonista giunge a una risoluzione estrema: decide di trascorrere il resto della sua vita in manicomio, dove finalmente diviene il signor “nessuno”.

E voi, miei cari impasticcati come vi sentite: Uno? Nessuno? o Centomila?