Il Codice delle Creature Estinte è un volume edito nel 2019 da Mosca Bianca Edizioni e realizzato da E- B. Hudspeth. Si tratta di un albo suddiviso in due parti nette, come se fosse stato scritto da due autori differenti. La prima parte è dedicata al racconto della vita del protagonista, il dottor Spencer Black che ci viene raccontata da un narratore che farcisce il racconto con la documentazione scritta dallo stesso Spencer. Ed una seconda parte interamente dedicata alle creature del dottore.
Atmosfera
Si tratta di un racconto che potrebbe essere stato scritto tranquillamente nel pieno fervore della letteratura gotica. Per prima cosa, per il periodo storico al quale l’autore ha scelto di fare risalire la documentazione fittizia, tra il 1851 e il 1868. In secondo luogo, per i temi trattati, intorno ai quali ruota il racconto: il galvanismo e la metamorfosi. Il tutto in un’atmosfera oscura dove non mancano luoghi dispersi, cimiteri e tutto il lato selvaggio della natura.
Trama
Spencer Black, fratello di Bernard e figlio del noto chirurgo Gregory Black, rimane orfano di madre alla nascita. Infatti Meredith – questo il nome della madre di Spencer – muore a causa delle conseguenze dovute al parto. Questa perdita porta Gregory Black a buttarsi anima e corpo nel lavoro, mentre Spencer e suo fratello non riusciranno mai a superare la mancanza della figura materna. A complicare la situazione arriva – quando Spencer ha appena una decina di anni – la nuova pratica notturna che il padre pretende di condividere con i figli: disseppellire e trafugare cadaveri per le lezioni di anatomia dell’università.
Da adulto, mentre Bernard sceglie di discostarsi completamente dalle pratiche paterne, Spencer prende un’altra via.
Spencer
È il protagonista del racconto ed il creatore del codice. L’intero codice è frutto dei suoi studi che intraprende per cercare una soluzione alla morte.
“Che ineffabile meraviglia! Emergere dalla terra dopo un periodo così lungo per trasformarsi e generare delle ali. Rinascono dall’utero del proprio corpo, abbandonandolo come un guscio vuoto, e si lasciano il mondo alle spalle. Questo tipo di metamorfosi (benché non radicale come quella di farfalle e falene, almeno in apparenza) ha, a mio vedere, un significato particolare per l’uomo: anche a noi, dopo un lungo periodo trascorso nelle tenebre, è concesso di vivere per un tempo troppo breve.”
Quando Spencer inizia a dedicarsi a quella che diventerà la sua ossessione è il chirurgo più illustre dei suoi tempi. Si dedica a operazioni estremamente difficili riuscendo negli interventi e migliorando la qualità di vita dei suoi pazienti. Accade qualcosa che lo porta a pensare di essere stato creato per restituire la vera forma a chi finisce sotto al suo bisturi. A mano a mano che le ore dedicate alle creature aumenta il distacco dalla realtà porta Spencer a sostituire i valori che lo spingevano come chirurgo con il soddisfacimento del bisogno infantile di ottenere ad ogni costo ciò che desidera.
L’arpia
Il vero legame tra la prima parte del libro e la seconda è l’arpia. Nel racconto, per arrivare a crearla, Spencer sacrifica interamente la propria umanità e purtroppo non solo la sua. Riuscire a dare a questa creatura la forma perfetta e giustificarne l’esistenza diventa per il protagonista l’unico modo per non ammettere la propria mostruosità. Così nel codice questa creatura si rivela essere quella alla quale sono state dedicate più tavole. Questa figura, che prende forma sotto le diaboliche mani del chirurgo, porta con sé la mancanza dell’amore materno e la paura dell’abbandono. Amore e abbandono sono i due grandi ostacoli della vita emotiva di Spencer che non è in grado di affrontare con il raziocinio di un adulto.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.