Imparare ad ascoltare i sussurri dell’anima

Fonte immagini: la copertina del romanzo © 2021 Edizioni Elicon

Serendipità. Questo è la parola in cui si può racchiudere, sostanzialmente, il succo di questa storia, al contempo bellissima e illuminante.

Il termine serendipità indica l’occasione di fare felici scoperte in maniera del tutto fortuita; e, in senso più ampio, il trovare una cosa non cercata e imprevista (ma utile) mentre se ne stava cercando un’altra. La direzione olistica di questa ricerca lascia assurgere il romanzo al genere dell’avventura, pur essendo privo di tutti gli elementi tipici del genere: azione, dinamicità, fiato sospeso.

È invece un movimento molto lento quello che accompagna la sospensione temporale di realtà che si muovono tra gli echi della prima guerra mondiale e l’ombra della seconda che già si sente avvicinarsi, tra il fermento di culture che cambiano e di precursionismi d’annunziani. Qui, in questa bolla d’irrealtà, si andava diffondendo la psicanalisi almeno quanto si permeavano negli animi gli orrori dell’inferno appena trascorso, tra chi velocemente accantonava e chi proprio non riusciva a passare oltre. In questa temporanea irrealtà conosciamo il dottor Oberan, uno psicanalista alla ricerca del’equilibrio del metodo (affascinantissimi i suoi discorsi con Jung ed i confronti con Freud) e Lucrezia, una ragazza fragile e provata, sospesa esattamente come i tempi che entrambi vivono tra un passato più volte doloroso e un futuro altrettanto e conseguentemente incerto (Lucrezia è lo specchio esatto dei tempi che i due vivono, al contrario di tutti coloro che invece hanno ripreso una vita “normale” fatta di un sogno che ben preso sarebbe scaturito in un nuovo incubo senza fine) e prigioniera di un corpo e di emozioni che ancora non sa giostrare per l’incapacità, inizialmente di entrambi, di ascoltare il sussurro dell’anima del titolo. Un viaggio lungo e complicato che potrà arrivare a destinazione solo dopo varie tappe, perchè come giustamente ci ricorda la legge di Murphy, c’è sempre qualcosa che va fatto prima.

Serendipità, ecco. Si cercano cose e se ne trovano altre, che improvvisamente catapultano la soluzione (cercata, sì, ma attraverso altre direzioni) incredibilmente vicino a noi, tanto da spingere il dottor Oberan a chiedersi cosa sarà del rapporto con questa paziente così vicina al suo animo (così simile, soprattutto) una volta che il blocco sarà superato. Sarà richiesto quindi uno sforzo supplementare al terapeuta, che tramite esso potrebbe superare i blocchi di entrambi ma anche innescarne di nuovi per lui. Chi è che deve pagare perchè altri possano riprendere a vivere?

Un gioco fatto di sensualità non espresse ma comunque ben percepibili, come sono percepibili tutti quei dolori che impediscono alle sensazioni di venire alla luce nella maniera più reale. Percepibili ma non espressi.

Terapista e assistita sono praticamente uguali, soffrono della stessa malattia; e la finiscono nello stesso identico modo. L’unica cosa che li differenzia davvero è la parte del muro del trauma in cui si trovano. L’una dalla parte del bisogno di conoscere, l’altro da quella dell’ormai avvenuta consapevolezza. Vampiro, la definisce lui non appena la donna chiede di potervi conferire. “Pazienti vampiri come lei dovrebbero pagare la tariffa doppia, se non tripla“. In qualche modo, sa di cosa parla e non è possibile affermare che non abbia ragione. Per poterla dimostrare, però, sarà necessario diventarne vittima e al contempo, quindi, aiutarla.

Il sussurro dell’anima è il nuovo romanzo di Sara Lombardi e Gianmaria Felicetti, edizioni Helicon. Scritto a quattro mani con metodo del tutto inusuale, i due autori scelgono di narrare ognuno la parte di un personaggio, entrambi raccontati in prima persona, quasi sempre a mo’ di diario mentale, più raramente sotto forma di lettere. L’onere della differenziazione ricade sul diverso font, scelta che ricorda direttamente il doppio colore usato per descrivere le due realtà nelle prime edizioni de La storia infinita di Michael Ende, opera con la quale condivide il concetto di coesistenza contemporanea di mondi diversi. Difficile pensare possa essere un caso.

L’intento è quello di far uscire da un romanzo quella che è la psicanalisi, riporta l’autrice. Io ho fatto un percorso di psicanalisi, e posso dire che per me è stata un’esperienza importantissima: lì ho portato il dolore profondo che attraverso l’analisi sono riuscita a trasformare in rinascita. Per me quel che doveva uscire da questo romanzo era proprio un messaggio di speranza: non arrendersi, ma riuscire a trarre dal dolore un nuovo stimolo per iniziare.

La volontà, riprende Felicetti, era quella di far uscire un po’ fuori dallo studio la psicoanalisi e la terapia: aprire la porta e vedere quello che vi accade. L’autore sottolinea anche come le sedute dei personaggi non siano state pensate prima ma realizzate bensì sul momento, lasciandoli liberi di esprimersi. È chiaro che comunque essendo tutto questo lasciato esprimere dallo strumento del romanzo da una parte c’è stata la volontà di mantenere il realismo della seduta, e dall’altra la necessità di romanzarla:

– Domani si chiuderà la sua terapia.-

– Ma come, ha detto che abbiamo appena iniziato.-

– Serendipità.-