“La donna alata” vola contro l’uomo corvo

La donna alata, edito per la prima volta nel 2003, è uno dei romanzi scritti da Joanne Harris; autrice anche di Chocolat, libro che ha ispirato l’omonimo film.

La donna alata

Joanne Harris

Per parlare de La donna alata è fondamentale parlare di alcune peculiarità della vita dell’autrice. Joanne Harris viene cresciuta a pane e folclore ascoltando i racconti della sua bisnonna. Quest’ultima non è una nonna così comune da trovare, si tratta infatti di una strega guaritrice. Questa peculiarità, unita alla passione per la storia francese hanno dato vita al romanzo che stiamo per incontrare.

Narrazione

Ambientata nella Francia all’inizio del 1600, la storia viene narrata in circa 380 pagine ed è incentrata sulla vita di Juliette, di sua figlia Fleur e da LeCorbeau l’uomo che da molti anni è l’amore tossico di Juliette. La narrazione è fatta in prima persona, in parte da Juliette e in parte da LeCorbeau. Grazie al background dei protagonisti la storia ha un forte sapore surrealista che lo rende irresistibile e di facile lettura. A rendere il tutto più intrigante c’è l’uso della divinazione alla quale Juliette ricorre raccontando quali carte estrae dal suo mazzo di tarocchi. Questo trucchetto narrativo è, per chi conosce il significato dei tarocchi, una sorta di panoramica su quello che aspetta il lettore nelle pagine seguenti.

Juliette

La protagonista del romanzo nasce e cresce tra gli zingari, la sua vita è a bordo di un carrozzone di giocolieri, attori e cantanti. Sua madre è una strega e Giordano è la figura paterna di Juliette senza esserne però il padre naturale. Da ognuno la piccola impara l’arte che li caratterizza e da Giordano impara il latino, un po’ di alchimia, filosofia, a leggere e a scrivere. La peculiarità che caratterizza Juliette è però quella di avere una dote naturale come funambola. Con il passare degli anni diviene così brava da essere conosciuta come Ailée, l’arpia, la donna alata. Le persone che assistono ai suoi spettacoli mettono in dubbio che possa davvero essere di natura umana per via della sua bravura e della complessità dei numeri che propone. Ma andiamo per gradi, perché la vita in compagnia della madre e delle persone che la amano non è che una manciata degli anni di vita di Juliette. Poco più che adolescente infatti si infatua di un uomo che rappresenta l’inizio della sua rovina LeCorbeau.

Gli anni con LeCorbeau

I primi tempi sono esaltanti, pieni di spettacoli e di guadagno. Purtroppo però LeCorbeau è un uomo inquieto che adora più di ogni altra cosa il rischio, il gioco e la vendetta. A causa delle abitudini di LeCorbeau, la compagnia teatrale subisce un primo colpo che la manda in rovina. Gli stratagemmi del Corvo, questo il modo in cui Juliette chiama LeCorbeau, riescono in qualche modo a farli andare avanti nei modi più disparati. Juliette di trova ad essere vittima di uno dei suoi giochi e costretta a giacere con un uomo che la vince ad una partita a carte e questo non è che lo scherzo più tranquillo che il corvo mette in atto. Lei però è troppo innamorata e lo sostiene in tutto e gli perdona anche l’imperdonabile. Intanto, come abbiamo accennato prima, Juliette è la vera punta di diamante della compagnia, quando si guadagna davvero è grazie ai suoi spettacoli e alla usa maestria di funambola.

La fuga

Infine il Corvo fa il passo più lungo della gamba, il suo gioco disturba niente meno che uno degli esponenti dell’Inquisizione e per salvarsi la pelle vende nuovamente i suoi compagni. Juliette riesce a salvarsi grazie al fortunato incontro con Giordano e si rifugia in un lontano monastero di suore. Qui nasce la piccola Fleur, e per cinque anni le loro vite scorrono serenamente. Questo fino a quando il Corvo non fa il suo ingresso all’abbazia. È qui che Juliette l’arpia e LeCorbeau il corvo si scontrano per l’ultima volta.

Vittima e Carnefice

Juliette e LeCorbeau passano le loro vite tormentandosi. Juliette prova a tenergli testa, ma LeCorbeau è sempre un passo avanti e la sua astuzia cresce di volta in volta assieme alla sua cattiveria. Ci troviamo davanti ad un narcisista patologico da manuale e l’autrice non nasconde, lo stesso corvo non pone la minima cura per nascondere la sua natura a Juliette. Nello scontro finale la macchinazione concepita dal corvo ha una spregiudicatezza ed una cattiveria da mettere completamente a nudo il suo delirio di onniscienza e Juliette, suo malgrado, risulta essere una sorta di gioco. Il diversivo di un disegno diabolicamente più alto.

“Ha cominciato a cedere. ‘Se accetto, mi giuri che il coinvolgimento di Perette cesserà?’ ‘Certo.’ Vado orgoglioso dei miei sguardi pieni d’onestà. Questo è lo sguardo aperto, sincero, di un uomo che in tutta la sua vita non ha mai girato una carta o truccato un dado. Sorprendente che funzioni ancora dopo tutti questi anni.”

La disparità tra uomo e donna si palesa in gran parte del romanzo: qui le donne presenti non sono figure deboli ma il potere in mano all’uomo rende ogni loro tentativo vano. Solo lei, la donna alata, ha la virtù sufficiente per tentare di cambiare il corso degli eventi.