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La letteratura del dolore: i libri capaci di curare

Fonte foto: Silvia Liotta

Il dolore della depressione non è solo tristezza

Per questo ultimo articolo riguardante la letteratura del dolore, voglio introdurvi un tema che ho particolarmente a cuore: la depressione. Essa è correlata ad un altro tema molto delicato: il suicidio. Sappiamo tutti quanto l’influenza della nostra mente nella nostra vita sia da decodificare esattamente come una patologia fisica, ed i tormenti e le difficoltà che vivono le persone affette da questa patologia devono essere riconosciute, non come banali momenti di tristezza ma come una vera e propria malattia.

Un libro in grado di…

Per affrontare questo tema cosi complesso che andrebbe analizzato a fondo, ho deciso di parlarvi di un libro che ho letto recentemente e che ho trovato davvero in grado di essere  terapia e sollievo. Lungi da me il dover dire che di fronte ad una malattia come la depressione un libro potrebbe essere la cura, però ecco, forse potrebbe far parte almeno un pochino dell’arrivo ad una soluzione.

Una prima riflessione

Ognuno di noi ha dei rimpianti o non ha saputo cogliere delle occasioni al momento giusto, oppure per colpa della paura di non essere all’altezza di certe situazioni si è lasciato scivolare tra le dita delle possibilità. Sempre per colpa della vita e delle situazioni, molti rapporti sono stati sciupati per incomprensioni irrisolte o per la mancanza di coraggio di ammettere le proprie colpe mettendo da parte l’orgoglio, fino ad arrivare ad un certo punto della vita in cui è affiorata la sensazione di solitudine, la paura di sentirsi inutili, di  deludere chi ha riposto in noi la fiducia e il timore di comprendere che non si è più indispensabili e né tantomeno utili alla vita altrui. Inoltre, spesso ci si mette il carattere, il non essere del tutto propensi alla vita “della gioia infinta” nonostante tutto, e quel non riuscire a capire come mai le altre persone riescano ad essere tutto ciò che desiderano e il perché noi, al contrario, continuiamo a fallire in ogni cosa che facciamo ci fa andare fuori di matto.

Sicuramente, per fortuna, non succede a tutti di provare un tale stato di frustrazione e dolore, ma ad ognuno di noi potrebbe essere successo di sentire esperienze simili e magari partecipare a questa sofferenza, in base al proprio grado di sensibilità ed empatia. E io spero che chi si accinga a leggere questo articolo ne abbia in gran quantità.

Trama del libro

Partendo proprio da questi spunti di riflessione, ecco che incontriamo Nora Seed, la protagonista del romanzo scritto da Matt Haig: La biblioteca di mezzanotte.

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Fonte: IBS

La vita per lei, o per meglio dire, per la sua testa, non è altro che un fallimento totale. Non riesce a vedere altro che sofferenza, abbandono, si sente incompleta, pensa a se stessa solo in termini di cose che non esistono, di traguardi mai raggiunti, di possibilità non colte, di tutte le cose che non è riuscita mai ad essere e diventare. Il peso di tutti i suoi rimpianti è così pesante che, all’apice della disperazione, sicura di non voler più continuare a vivere e che nessuno avrebbe sentito la sua mancanza, decide di suicidarsi. Ma mentre lotta tra la vita e la morte si ritrova, in un luogo “parallelo” che la riporta un po’ alla sua infanzia e un po’ a tutto quello che non è stato.

Tra la vita e la morte c’è una biblioteca. E all’interno di questa biblioteca, scaffali e scaffali di libri che si rincorrono all’infinito. Ogni libro offre la possibilità di vivere un’altra delle vite che avresti potuto vivere. Di vedere come le cose avrebbero potuto essere, se avessi fatto altre scelte… Avresti agito diversamente, se ti fosse stata concessa l’opportunità di gettarti alle spalle i rimpianti?

Una biblioteca dove i volumi dei libri raccontano quelle vite che potrebbero essere state se Nora avesse preso strade diverse, da quelle percorse fino all’età di 35 anni. Vite dove forse sarebbe stato tutto più facile, ma che magari nascondevano altre delusioni forse più grandi di quelle che aveva vissuto realmente. Un viaggio in quello che sarebbe stato se…

Lo consiglio perché…

Una persona è come una città. Non puoi permettere che alcune zone meno belle rovinino l’armonia del tutto. Ci possono essere posti che non ami, alcune strade secondarie e sobborghi poco raccomandabili, ma le parti belle la rendono degna di essere amata.

Un libro che consiglio, perché accettare quello che si è, in questo mondo dove tutto viene messo in discussione, dove tutto deve essere per forza bellissimo ed unico non è per nulla facile. La vita sa schiacciarti. Le persone possono ferire. Ma questo non significa che non dobbiamo avere altre possibilità. Anzi, io credo che una possibilità fra le tante, deve essere anche quella di non sentirsi aperti alla gioia del mondo, quando il mondo è tutt’altro nel nostro dentro, fuorché quello che abbiamo immaginato.