“Le lesioni dell’anima”: Intervista a Maria Rosa Bellezza, autrice del romanzo


L’autrice

Le lesioni dell’anima è il romanzo d’esordio di Maria Rosa Bellezza, edito dalla casa editrice Homo Scrivens. Al centro della storia troviamo Ada e Mizio, due giovani legati da un sentimento speciale e forte, capace di superare le distanze e il tempo. È un racconto di cartomanzia e chiaroveggenza, è vero, ma è anche la narrazione asciutta e intensa del rapporto simbiotico tra questi due protagonisti. Ne abbiamo parlato con l’autrice, che ci ha condotto nel mondo magico di cui lei stessa è l’artefice.

 

Le lesioni

L’intervista

“Le lesioni dell’anima” rappresenta il suo debutto narrativo: qual è stata la spinta propulsiva che l’ha portata al compimento di quest’opera?

“Desideravo, per una volta, dare voce a un personaggio spesso demonizzato: il sensitivo, il cartomante, colui che ha la facoltà di predire il futuro. Spesso questi personaggi vengono additati come imbroglioni, come ciarlatani che speculano sul dolore delle persone. Ma io, che ho la fortuna di essere amico di un sensitivo vero, conosco i suoi dilemmi etici, i suoi dubbi esistenziali, i suoi tormenti. Nel costruire il suo personaggio mi sono lasciata trasportare, ed è accaduta la magia: i personaggi mi sono presentati da soli, hanno interagito col mio Mizio, mi hanno raccontato le loro storie, e io le ho scritte.”

Dal suo romanzo Napoli appare in tutto il suo ambiguo splendore, misteriosa e affascinante allo stesso tempo. Come descriverebbe il legame tra lei e la sua terra?

“Un richiamo ancestrale, nel vero senso della parola. Ho spesso immaginato di vivere altrove, ma dentro di me so che non riuscirei, se non – e anche qua dico forse – per necessità. Non riesco a collocarmi altrove, non sarei me stessa. Amo Napoli come si ama un figlio: ne riconosco tutte le debolezze, ma proprio per questo la amo ogni giorno di più.”

Quanto questo influisce sul suo ruolo di scrittrice?

“Senza che me ne accorga, nelle sfumature. Quando scrivo faccio muovere i miei personaggi in una città immaginaria la cui topografia è nella mia testa, eppure mi accorgo che nel percepire un odore, nel richiamare un suono, penso a Napoli.”

Si è ispirata a persone realmente esistenti per costruire i personaggi di Ada e Mizio?

“Solo in parte. La figura di Mizio è ispirata a Maurizio Zeni, l’amico sensitivo di cui ho parlato prima. Così come ho mantenuto per la sua stirpe femminile i nomi veri: Gelsomina, Giovanna e Teresa. Ma le vicende che descrivo e che lo riguardano solo solo frutto della mia fantasia. Lo stesso per Ada, alla quale ho attribuito la mia semisordità unicamente per creare l’assonanza sul “sentire” e sull’utilizzo dei sensi. Ma Ada è un’altra donna, non sono io.”

Mizio ha un dono, eredita dalla bisnonna i poteri medianici. Perché la sua prima reazione è la paura?

“Non è facile avvertire sulla propria pelle sensazioni che non sono le nostre. Assorbire come una spugna dolori, sofferenze, rancori, e non lasciarsene travolgere. Mizio deve imparare a farsi canale, a dare e a ricevere senza lasciarsi scalfire. “

 “Le lesioni dell’anima” avrà un seguito?

“Me lo hanno chiesto in molti, dato il finale aperto che ho lasciato alla storia. Sto aspettando che siano Ada e Mizio a venirmi a trovare, come hanno fatto la prima volta, e a raccontarmi cosa è accaduto loro in questi mesi in cui li ho lasciati andare in giro attraverso il libro.”

Ha altri progetti, di diversa natura, in cantiere?

“Ho uno studio di avvocato con due colleghe, che spero continui a crescere e darmi soddisfazione. E intendo continuare a scrivere romanzi, ho in mente una vicenda corale, e un’altra storia d’amore dai risvolti più drammatici di quella di Ada e Mizio.”