Mattia

Mattia, Laura e… Gatto!

Mattia Baldovin, Laura De Rosa e Gatto... cosa hanno in comune? Nientepopodimeno di un libro speciale, un albo che parla di… vita in un cimitero! Di un gatto nel cimitero.

Questa è un’intervista esclusiva a Mattia e Laura, i creativi dietro l’albo illustrato che esplora vita, e morte attraverso gli occhi di gatto. Per una recensione dettagliata e ulteriori approfondimenti sull’opera, ti invito a leggere la recensione sul mio blog e poi proseguire con l’articolo sottostante!

Conosciamo prima gli autori e scopriamo la trama dell’albo.

Io son Jato - La Usc di Ladins - Plata dla Union Generela di Ladins dla Dolomites - 14.06.2024

Fonte: La Usc di Ladis

Chi è Mattia?

Tanatoesteta e direttore di pompe funebri si è formato in Italia e successivamente in Spagna. Dopo aver frequentato un corso di Marketing Funerale a Milano, partecipa a giornate di studio sul tema dell’Impresa Funebre e sui suoi aspetti progettuali. I suoi interessi convergono negli ambiti psicologici che il lutto comporta e da tempo frequenta corsi e seminari sull’argomento.

Ha lavorato in tre diverse regioni italiane e attualmente si occupa di allestimento, ricomposizione della salma, organizzazione del servizio funebre. Appassionato di natura e fotografia, vive in Cadore. Da anni studia e colleziona volumi per bambini dedicati al tema della morte e della perdita di una persona cara. Oggi è impegnato nel raccogliere testimonianze sulle tradizioni del passato legate al culto dei morti per realizzare un album che raccolga queste usanze, che altrimenti andrebbero perdute.

Chi è Laura?

Laura, illustratrice e redattrice web friulana, dopo una formazione in Beni Culturali e un viaggio esplorativo intorno al mondo, ha riscoperto la sua passione per l’arte. Nel 2018, ha iniziato a seguire corsi di disegno e pittura e, nel 2020, ha aperto la sua attività. Si è specializzata in illustrazioni di Tarocchi e Oracoli, albi illustrati, e pattern, attualmente in standby. Dedica parte del suo tempo a laboratori creativi per bambini, concentrandosi sul folklore globale, in particolare quello dell’Est Europa, che influisce profondamente sul suo stile artistico. Appassionata a tutto cio che riguarda il mistero, la spiritualità e la morte.

La trama: “Io sono…Gatto”

Mattia

La copertina dell'albo

Gatto vive nel cimitero di Cortina, è un gatto speciale. Ama passeggiare nel cimitero, ha una suo ruotine giornaliera, si avvicina agli umani in modo dolce. Pare confortarli, anche quando in quel cimitero, gli uomini non sono piu cosi tanti. Oltre il cancello, sta succedendo l’apocalisse, il Covid 19, lo ricordiamo tutti. E Gatto, in quel cimitero, è diventato amico, confidente, e dolce conforto anche di un operatore funebre: Mattia.

Come mai avete deciso di collaborare insieme per la realizzazione di un albo?

Mattia: “E’ successo quasi per caso, anche se per me nulla è un caso, abbiamo un’amica in comune, che ci ha messo in contatto, in quanto mi sarebbe davvero piaciuto scrivere una storia. E fin da subito abbiamo avuto una grande sintona.  Laura è appassionata di questi racconti, le piace il folklore, ama le storie di paesi, quelli particolari, specialmente collocate in contesti particolari che richiamano molto la tradizione del luogo.

E ha da subito preso a cuore questa storia. È stata un gran motore. Se Laura non ci fosse stata, non saremmo riusciti a scrivere questa storia. Si è impegnata tantissimo, senza conoscere la storia reale di Gatto, che ha scoperto attraverso le mie parole ed il mio racconto. Ha dovuto immergersi, ed immaginare il protagonista, il luogo. Le ho mandato spesso delle foto, ogni tanto è venuta a visitarlo. Non è stato facile, ma è riuscita ad interpretare alla perfezione il racconto. È stata in grado di trasmettere delle grandi emozioni, non vivendo quello che ho vissuto io.”

Laura: “Mattia mi ha conosciuta grazie al libretto illustrato “Memento Mori: guida illustrata ai cimiteri più bizzarri del mondo” che ho realizzato anni fa per l’associazione di illustratori SpiceLapis. Lo aveva intravisto da qualche parte e tramite un’amica comune ci siamo conosciuti. Essendo entrambi appassionati del tema della morte, e standoci reciprocamente simpatici, abbiamo deciso di collaborare.

E poi quando Mattia mi ha proposto di illustrare la storia di Gatto, ovviamente ne sono rimasta entusiasta. Anche perché di albi veri e propri non ne avevo ancora realizzati. Quindi è stato avvincente.”

Questo albo illustrato racconta una visione diversa da quella umana, quella di un gatto, avendolo “conosciuto” questo particolare protagonista cosa ti è rimasto impresso di lui?

Mattia: “Parto con il dirti che io amo particolarmente gli albi illustrati, perché credo che servano a tutti noi, specialmente agli adulti, come chiave per aprire delle porte che a volte possono spaventarci.  L’essere bambino ci da’ la possibilità di non temere nulla, perché il pericolo non si conosce e non ci sono alla base dei preconcetti. I bambini sono puri davanti alla vita, in accezione negativa ma anche positiva. L’adulto l’ha persa questa capacità, ‘ come se ci fossimo dimenticati dei bambini che eravamo.

Che abbiamo avuto paura e che abbiamo pianto. Questo nella nostra società non è ben visto, perché il pianto, il chiedere aiuto, la riflessione, le pause, sono sinonimo di debolezza, di vulnerabilità. Invece, secondo me, sono segnale di una persona empatica, che sa emozionarsi, e sapersi emozionare, per me è una è grande cosa. Ed è proprio questo che mi resta di Gatto, una grande, grandissima emozione.

Ed era questo l’obiettivo del libro: prima di raccontare una storia, che in certi punti risulta anche ironica (pensa al gatto che parla), voleva essere una porta. Una porta aperta verso la riflessione, ad alcuni aspetti che riguardano la morte, che non tutto è male, basta vederlo con occhi diversi…

I momenti in cui io l’ho fotografato, l’ho visto, l’ho cercato e l’ho incontrato, mi hanno davvero fatto tanto riflettere. Era un periodo sensibile, ovvero quello del Covid: la rinuncia delle cerimonie, la rinuncia del contatto umano.  Cercavamo tutta una spiegazione a tanta sofferenza, un perché… Questa ci ha portato a condividere il dolore!

Abbiamo sempre dato per scontato la presenza delle persone ai funerali, quando questa è venuta a mancare, l’abbiamo sentita come un pugno allo stomaco. Era una solitudine immane. Non poterlo raccontare a nessuno mi ha fatto vivere il mio incontro on gatto come uno spiraglio. Una presenza educata e delicata, dolce, di un animaletto che era li… che si avvicinava agli umani, ed è stato lui a diventare un punto fisso in quel cimitero.

Le persone lo cercavano, gli portavano le crocchette, dell’acqua.  Se lo ricordano chi in quel periodo bazzicava nel cimitero. Il custode, i famigliari (pochi) il custode, il prete… Per me era una bella presenza. Io amo gli animali, ritengo custodi di un amore che noi umani non abbiamo. Genuino e disinteressato. Loro ci sono, a prescindere. Arrivare a scrivere l’ultimo pezzo del libro mi ha emozionato tanto. Volevo proprio raccontare di lui.”

Laura, hai illustrato un albo davvero particolare, quali sono le sensazioni che si provano leggendo una storia e dandogli vita?

Laura: “Ci si immerge completamente nell’atmosfera della storia e questo aiuta a dare vita ad illustrazioni coerenti e sintonizzate con il racconto. il fatto che ci voglia parecchio tempo per elaborare il tutto è d’aiuto in tal senso.”

Hai scritto una storia semplice che parla di un tema molto difficile, che cosa ti porta a raccontare tematiche come queste ai piu piccoli?

Mattia  “Nei confronti della morte c’è sempre stato una sorta di tabù. Abbiamo messo una sorta di velo su questo tema, volutamente, quasi a proteggerci dal dolore, perché la vita è bellissima e bisogna sempre sorridere, ma quando ci presenta il conto, siamo quasi inermi e la subiamo.

Raccontare di Gatto ai bambini nelle presentazioni che ho fatto ha aperto a domande davvero uniche, che spesso esulano dal parlare di morte. Perché anche se succede lo si fa in modo talmente naturale, talmente in modo leggere, che i riferimenti sono quasi impercettibili E soprattutto i bambini non lo percepiscono come un tabù, dal momento che c’è una spontaneità nello scoprire certe cose.

Racconto un tema difficile in una storia così semplice, perché spesso tutti noi abbiamo un’ansia da prestazione.  Il dover parlare di un tema, cercando di “abbellirlo” davanti ai bambini. Renderlo solenne, appesantirlo.

Le persone hanno bisogno di trovare qualcuno che comunichi il dolore in modo spontaneo. Non serve un teologo per spiegare determinate circostanze.  È meglio sentirsi dire “ti capisco” anziché’ paroloni e quant’altro.

Perché’ i bambini? Perché loro sono gioia. Guardano oltre la morte. Riescono a trovare degli spunti ironici pur rimanendo rispettosi che sono di una leggerezza unica, che noi adulti non sappiamo fare.

La vita è collegata con la morte. La morte esiste come esiste la vita. Comprendere la morte è il primo passo per prendere consapevolezza. Con tutte le difficoltà del caso.

Cosa da valore alla morte? La presenza di chi resta.

 Io ho sempre invitato le persone a portare anche i bambini a far visita ai propri cari, perché’ se il nonno muore, per esempio, resta sempre il nonno anche quando avviene il decesso. La morte non cancella le persone.

Sono gli uomini che dimenticano. Cambia la condizione di una persona, ma non porta via niente. Quando una persona riposa nel cuore quella persona è intoccabile. La morte non cancella i ricordi. Non ha quella forza. E Gatto ci racconta questo: lui è il custode dei ricordi. Difenderli e tramandarli. La morte è anche una valorizzazione di quello che è stato.

Parlare di morte in modo leggero non significa omettere o nascondere la testa nella polvere. Le cose complicate, in un mondo dolorose diventano ancora piu complicate.  I bambini ci ricordano di ritornare indietro, di ritornare bambini, soprattutto nei momenti piu difficile”

Laura, hai conosciuto anche tu gatto? Cosa pensi di avere in comune con lui?

Laura: “No, non ho conosciuto gatto perché, quando abbiamo realizzato l’albo, era già scomparso dal cimitero di Cortina. Però grazie a tutto ciò che mi ha raccontato mattia, è come se lo conoscessi davvero. Fra l’altro scherzo sempre con Mattia dicendogli che gatto è il suo alter-ego. Infatti, secondo me, gli assomiglia molto: socievole, simpatico, profondo e delicato, entusiasta della vita, gentile e premuroso.”

Mattia, pensi di avere qualcosa in comune con Gatto?

Mattia: “Una delle tante cose che ho in comune con Gatto è l’accompagnare. La presenza, sobria, pacata, una presenza silente, non invadente. Dobbiamo essere visti e non visti. Dobbiamo avere mille occhi, ma senza strafare.

Dobbiamo essere una piuma che vola nel vento.  Io mi sono sempre sentito responsabile del lavoro che ho scelto di fare tanti anni fa. Mi sono formato, mi sono impegnato, ho sempre studiato, e ho sempre lavorato dietro le quinte.

Io non ho pagine social, podcast dirette, perché è un settore delicato e nessuno sia mai arrivato. Ogni anno è un nuovo anno, nonostante sia quindici che lavoro nel settore funebre, ogni volta mi stupisco. E prima di essere professionisti dobbiamo essere delle persone empatiche, in grado di ascoltare, e professionisti preparati, formati… sul pezzo!

In primis per le famiglie, perché ci affidano davvero qualcosa di prezioso ed unico. Non c’è fiducia piu grande quando loro pur non conoscendoci ci affidano il nostro caro, perché in quel momento tocca a noi.

L’esserci come una persona umana, prima che come operatore funebre, ma saper convogliare sullo stesso binario le due facce della medaglia. E soprattutto dobbiamo essere grati alle famiglie che si affidano a noi. Io ringrazio tutte le persone che mi hanno dato fiducia, in questi anni.”

E per finire cosa direbbe Gatto di questo albo?

Laura: “Gatto??? Non saprei, penso che gli piacerebbero… ma forse avrebbe da ridire su qualcosa. D’altronde è un gatto e i mici sono attenti ai dettagli! Sarei curiosa di sapere cosa ne pensa. Ma se è davvero simile a Mattia, e secondo me è davvero così, allora penso ne sarebbe soddisfatto.

A dire il vero, considerato che è il mio primo vero e proprio albo illustrato, ne sono soddisfatta anch’io. Certo, alcune cose con il senno di poi, le modificherei ma nel complesso sono contenta del risultato. Ovviamente tutto questo senza l’aiuto di Mattia non sarebbe stato possibile e lo ringrazio tanto.”

Mattia: “Gatto direbbe che sono stata un gran furbacchione perché’ sono riuscito a fargli raccontare una storia e a pubblicarlo, perché gliel’avevo promesso. Gatto ha toccato l’animo delle persone ed ha ricevuto amore, bontà, ha ricevuto cura. Ed è stata la cura. È una parola grandissima. La cura è tutto. È esserci come lui c’era, anche nel silenzio.

Credo che aver visto gli umani nel momento piu’ doloroso, possa aver generato in lui tanti pensieri. Chissà gli animali che cosa pensano quando i loro amici se ne vanno? Loro sono custodi anche di questo. La natura da questo punto di vista ci insegna davvero tanto. L’albo è raccontato da lui, proprio per questo per rendere davvero accessibile, a tutti quello che in fin dei conti è anche dolore, ma che, come si può comprendere da queste pagine, è anche tanto, tanto altro…”

E’ un racconto che poggia sulla dimensione reale, ma se togli il testo, è davvero tanto simpatico.

Gatto ne ha viste tante, e è riuscito anche a vedere la fragilità umana e di quanto quella forza che abbiamo, si può sgretolare con un soffio di vento.

Un consiglio solo: Leggetelo, fa tanto bene!