La narrazione del periodo fascista attraverso i romanzi: Antonio Scurati


La pagina più triste della Storia recente è stata utilizzata come sfondo letterario da uno degli scrittori e saggisti più conosciuti degli ultimi anni per scrivere dei romanzi biografici. Si tratta di Antonio Scurati, napoletano classe 1969, filosofo di formazione ma con un dottorato in Teoria e analisi del testo presso l’Università di Bergamo. Nella sua carriera ha alternato periodi da scrittore a periodi da giornalista, scrivendo per giornali e riviste nazionali.

 

Le punte di diamante dello scrittore

 

L’ascesa al successo è avvenuta con la vittoria al “Premio Campiello” nel 2015 grazie al romanzo Il tempo migliore della nostra vita, che anticipa il successivo “Premio Strega”. Si tratta di un romanzo incentrato sulle note biografiche di Leone Ginzburg, fondatore della casa editrice Einaudi, che nel pieno della sua vigoria e della propaganda fascista si rifiuta di giurare fedeltà al regime e apre così la strada a un’aperta lotta e alla Resistenza. “Si dice che resistere procuri gioia”, dice lo stesso Scurati descrivendo quanto accaduto nel 1934, nel momento in cui Leone compie la sua scelta. La descrizione del passaggio dall’astensione al rifiuto è centrale nel romanzo e rappresenta una scelta che gli cambiò la vita totalmente. Sì, perché Leone in quel momento insegnava letteratura russa presso l’Università di Torino ed era uno dei pochissimi docenti a essersi apertamente opposto al regime. Scurati ne conta solo 13 prima di lui. Descrivendo l’infanzia di Leone, l’autore dà enfasi alla sua coraggiosa scelta.

 

“Il fascismo è una cosa normale,

per un bambino nato a Cusano Milanino nel 1933

il fascismo è una cosa normale.

Se vedi una camicia nera per strada non ci fai caso perché le hai viste

da quando hai memoria”.

 

La macchia degli anni bui del ‘900 ritorna protagonista anche col romanzo successivo, vincitore del “Premio Strega”, M. Il figlio del Secolo, edito da Bompiani nel 2018. Il romanzo descrive l’ascesa politica di Mussolini e il periodo storico tra il 1919 e il 1924, ossia dal Mussolini giovane direttore de “L’Avanti” al Mussolini successivo con la “Marcia su Roma”. Di particolare pregio è la presenza di materiali storici utilizzata per ammagliare e completare l’opera. L’uomo descritto nei primi anni è un uomo solo, impegnato a contenere l’ascesa del Partito Socialista di cui era esponente. Il cuore del romanzo è la presa di potere del Partito Fascista e l’assassinio di Giacomo Matteotti, leader del Partito Socialista.Il romanzo descrive minuziosamente e in maniera puntuale l’epoca a cui si riferisce, lo spirito del tempo e le aspettative del popolo nascoste dietro agli estremismi.

 

Controversie sull’opera

 

Molte sono le testimonianze citate e – assieme al gradimento dell’opera – è cresciuta la sua critica, specie legata al modo in cui sono state maneggiate le fonti storiche di alcune vicende cruciali e di personaggi centrali, come Matteotti o alcune dichiarazioni fatte dallo stesso Mussolini.Le critiche principali si annodano intorno alla descrizione della figura del duce nella sua interezza. Qualcuno ha avanzato che per leggere questo libro sia necessario prima aver maturato una consapevolezza e coscienza antifascista, per non rimanere infatuati dal carisma con cui è stato delineato personaggio. A questo libro, ne è seguito un terzo: M. L’uomo della provvidenza, edito sempre da Bompiani nel 2020, che prosegue la narrazione sulle vicende storiche. Per quanto possa essere soggettiva la percezione di un’opera, ciò che è certo è che l’intento dello scrittore è stato pienamente raggiunto: fare luce sul peggiore periodo della Storia che una società moderna possa attraversare, e rendere facile una riflessione su quanto sia rischiosa la strada percorsa dagli attuali esponenti politici.