Salvatore Quasimodo è stato uno dei più grandi poeti del Novecento italiano. Ripercorriamo insieme la sua vita e scopriamo le sue opere più famose.
L’ermetismo italiano
“Ognuno sta solo sul cuor della terra
Trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.”
Questa è forse la più nota delle poesie, non solo di Salvatore Quasimodo, ma anche di tutta la produzione lirica dell’Ermetismo italiano. Poche, essenziali parole che però esprimono potentemente il senso di esiguità della vita umana.
Una breve terzina che possiede una profondità struggente e che può riassumere in sé tutta la filosofia alla base della concezione filologica dell’Ermetismo. La poesia ermetica, corrente letteraria che ha poi influenzato tutta la produzione della poesia italiana – e non solo – del Novecento, si impone proprio per la capacità di sintesi espressiva e per il suo contrapporsi alla visione accademica del poetare o al decadentismo dannunziano.
Questo nuovo modo di concepire l’evento lirico trova in un gruppo di poeti dei primi decenni del secolo scorso, un substrato fertile e aperto ai cambiamenti. Oltre a Quasimodo porteranno le istanze del movimento: Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Umberto Saba, ma anche Camillo Sbarbaro, Alfonso Gatto e Mario Luzi e altri.
La spinta innovativa consiste nella forza evocativa, nello scavo sottile nell’interiorità, non più costruiti tramite frasi in metrica ma con precisi termini sostanziali che delineino la percezione di immagini immediate, cariche di significanze, innescate appunto dalla parola.
Un poeta che doveva diventare ingegnere
Salvatore Quasimodo nasce a Modica, nella rurale Sicilia il 20 agosto del 1901. Secondo di quattro fratelli, il bimbo si ritrova a essere presente negli scenari di devastazione della Messina ferita dal grande terremoto che distrusse la città nel 1908, in quanto il padre, capostazione, era stato incaricato di organizzare il lavoro della locale stazione ferroviaria. Questa precoce esperienza segnerà profondamente l’animo del piccolo.
Qui a Messina resterà sino al conseguimento del diploma di geometra per poi trasferirsi a Roma dove si iscrive alla facoltà di ingegneria. Ma già negli anni siciliani il giovane Quasimodo compone le prime poesie, collabora con riviste simboliste locali ed è affascinato dalla letteratura classica. Legge con entusiasmo i testi antichi che poi successivamente tradurrà con successo egli stesso, avendo approfondito lo studio del greco e del latino durante la sua permanenza romana.
Le prime pubblicazioni, la Mondadori e la cattedra di Letteratura italiana
Nel 1930 esce la prima raccolta di poesie Acque e terre, accolta subito favorevolmente dal pubblico e dalla critica, a cui seguiranno Oboe sommerso (1932) e Odore di eucalyptus e altri versi (1933). Un tratto malinconico, quasi intimista, una visione solitaria dell’uomo, il “misticismo del gesto poetico” segnano le poesie di questo periodo, piega che andrà via, declinando verso una visone più umanistica e sociale dei suoi versi, specialmente dopo la Seconda guerra mondiale.
Intanto nel 1938 lascerà il poco gratificante lavoro di geometra del Genio Civile per accettare un impiego presso la casa editrice Mondadori come redattore di un periodico su proposta di Cesare Zavattini.
In seguito sarà poi eletto per “chiara fama” a una più consona cattedra di professore di letteratura italiana al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, impegno che manterrà sino alla sua morte, avvenuta ad Amalfi nel giugno del 1968.
Un Nobel discusso
Nel 1959 Salvatore Quasimodo viene insignito del Nobel per la Letteratura. “Per la sua poetica lirica che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”. Così recita la motivazione del premio.
Una scelta che farà discutere negli ambienti intellettuali italiani. Molti all’epoca reputano immeritato questo riconoscimento al poeta siciliano, ritenendo Montale, Ungaretti e Saba più rappresentativi del cambiamento nella poetica novecentista.
Negli ultimi anni il suo lavoro è ancora dibattuto, ma ha comunque acquistato sempre di più il giusto valore nell’ambito letterario internazionale. Le sue poesie sono state tradotte in quaranta lingue e vengono lette e studiate in tutto il mondo.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.