5 capolavori del cinema muto

5 capolavori del cinema muto

Fonte foto: tomshw.it

Se pensate che i film dell’epoca del cinema muto siano lenti, noiosi e inadatti al gusto moderno, dovete ricredervi. La mancanza del colore e del suono, infatti, offriva ai registi del tempo la possibilità di puntare la cinepresa su altri dettagli, mettendo in risalto l’espressività degli attori e le scenografie imponenti. A sorpresa, tra l’altro, i registi dell’epoca si sono ingegnati per inventare particolari trucchi scenici che non hanno nulla da invidiare agli effetti speciali odierni.

Compiamo allora insieme un viaggio alla scoperta dei film del passato che meritano di essere visti anche oggi.

Viaggio nella luna

Pellicola di soli quindici minuti, ma per la cui realizzazione il regista Georges Méliès non badò a spese, è uno dei primi film di fantascienza, essendo uscito addirittura nel 1902. Se non fosse un film muto e in bianco e nero, sarebbe stato di sicuro scoppiettante e rutilante di luci come Moulin Rouge di Baz Luhrmann, ma anche in assenza di effetti speciali moderni e colonne sonore sopra le righe, Viaggio nella luna centra alla perfezione l’intento del suo ideatore di riprodurre in maniera quasi burlesca un fantastico viaggio sul nostro amato satellite.

La trama, liberamente ispirata ai romanzi di Jules Verne e H. G. Wells, è semplice: un gruppo di astronauti parte per un viaggio sulla Luna adoperando un mezzo assai fantasioso per raggiungere il satellite, una navicella sparata letteralmente in orbita con un cannone. Una volta giunti sul luogo, i membri della spedizione vengono purtroppo catturati dal popolo che abita la Luna, quello dei Seleniti; riescono tuttavia a fuggire e tornare sulla Terra portando con sé un alieno.

5 capolavori del cinema muto

Fonte foto: ondacinema.it

La forza di questa pellicola non sta negli eventi, rocamboleschi e, ovviamente, senza alcuna credibilità scientifica, ma nel tono farsesco e nella vivace allegria con cui viene messa in scena la storia, per realizzare la quale Méliès ricorse ad artisti di café-concert, danzatrici del Théâtre du Châtelet e acrobati delle Folies Bergère.

Cabiria

Uscito nel 1924, Cabiria è un film italiano, diretto da Giovanni Pastrone, che rientra a pieno titolo tra i capolavori dell’epoca. Il regista fu un innovatore, utilizzando per la prima volta il carrello cinematografico per dare movimento alle inquadrature e, soprattutto, commissionando a Manlio Mazza e Ildebrando Pizzetti la creazione di una colonna sonora ad hoc, in modo da dare risalto alle scene più rilevanti; non tutti sanno, infatti, che nei primi film del cinema muto la colonna sonora che accompagnava la proiezione delle pellicole era di repertorio.

Sono di particolare impatto, in Cabiria, le scenografie e i meravigliosi costumi, senza contare che l’autore delle didascalie di questo vero e proprio colossal dell’epoca fu il poeta Gabriele D’Annunzio. Il film racconta le vicende della giovane Cabiria, che durante la seconda guerra punica (219 a.C.) viene rapita e venduta come schiava a Cartagine; sul punto di essere sacrificata al dio Moloch, viene salvata da un patrizio romano e dal suo schiavo Maciste.

Il ladro di Bagdad

Il ladro di Bagdad di Raoul Walsh, del 1924, è uno di quei film che non ci si può perdere, se si vuole trascorrere anche ai giorni nostri un paio d’ore in allegria. Ispirato in maniera libera al racconto esotico de Le mille e una notte, questa pellicola vanta numerosi punti di forza: dagli effetti speciali, che ancora oggi risultano freschi e sorprendenti nonostante la mancanza di mezzi dell’epoca, all’interpretazione convincente di Douglas Fairbanks, attore dal sorriso spavaldo e con il perfetto phisique du role per interpretare la parte dello spericolato ladro Ahmed.

Costato uno sproposito, visto che fu il primo film a costare un milione di dollari, il Ladro di Bagdad è una rocambolesca avventura dalle scenografie maestose, rese ancora più appassionanti dall’uso di migliaia di comparse. Racconta la storia del temerario Ahmed, che si introduce nel palazzo del Califfo di Bagdad alla ricerca di un tesoro e si imbatte invece nella stanza di una principessa, di cui s’innamora perdutamente. Ruberà degli abiti sfarzosi per presentarsi a corte e offrirsi come suo pretendente, ma i suoi piani saranno rovinati dall’irruzione in città dei feroci mongoli.

Metropolis

Metropolis è un film che risulta affascinante, quasi ipnotico, oggi come nell’anno in cui è uscito, il 1927. Capolavoro del regista Fritz Lang, che per realizzarlo collaborò con la moglie Thea von Harbou, ha fatto la storia del cinema, tanto da ispirare film di fantascienza come Blade Runner, Guerre Stellari e Matrix.

Questa pellicola è spettacolare per la scenografia visionaria e la trama articolata, che elabora l’ipotesi di un mondo del futuro manicheo in cui gli uomini devono sottostare al più vile sfruttamento. Tutto ciò accade nella città di Metropolis, megalopoli del 2026, che è divisa in due parti. Nella zona superiore i ricchi vivono nell’agio, mentre in quella inferiore gli operai sono sfruttati come schiavi.

Freder, figlio del despota che governa la città, incontra Maria, un’abitante della zona inferiore, e si invaghisce di lei; cercando di conoscerla meglio, scopre le condizioni miserevoli degli operai. Maria cerca di mediare tra le due fazioni opposte della città, ma lo scienziato Rotwang la rapisce e la ricrea nella forma di un robot, che istigherà alla ribellione gli uomini della zona inferiore.

Il film, intenso e annichilente, mette in scena alcune sequenze che sono rimaste nella storia, come la creazione del robot di Rotwang e la danza conturbante che l’automa che impersona Maria compie davanti a una folla di uomini lascivi.

Luci della città

La storia di questo film, uno dei capolavori di Charlie Chaplin uscito nel 1931, è assai curiosa. All’epoca, il film sonoro aveva preso piede nel mondo cinematografico, e nessuno era più disposto a rinunciare a questo nuovo mezzo della tecnica che rendeva la visione dei film ancora più coinvolgente per gli spettatori.

Per questo motivo Sydney, fratello e manager del regista, cercò di convincerlo ad abbandonare il muto e seguire il filone più redditizio delle nuove pellicole sonore, ma Charlie fu irremovibile, e stabilì di girare la pellicola mantenendo le atmosfere ovattate e fuori dal tempo che solo il cinema muto assicurava al personaggio di Charlot. La sua scelta fu vincente, perché Luci della città fu un successo enorme sia di pubblico che di critica.

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Fonte foto: cinefilos.it

In questo film, Chaplin, scrittore, interprete e produttore del progetto, coglie l’occasione per affondare una garbata critica al mondo dei ricchi, e mettere al contrario in luce la dignità delle persone povere. La pellicola narra la storia di un povero vagabondo che, una notte, salva la vita a un aristocratico ubriaco che sta cercando di suicidarsi. L’uomo lo accoglie nella propria casa per ringraziarlo del gesto, ma il giorno dopo, ripresosi dalla sbornia, non lo riconosce più e lo butta fuori di casa. La vita di Charlot, da quel momento, si intreccia con quella dell’irriconoscente milionario, ma soprattutto con quella di una graziosa fioraia, cieca e bisognosa di aiuto.