Mr. Harrigan’s Phone e la società di oggi

Vi è piaciuto Mr. Harrigan’s Phone? ma soprattutto avete avuto paura del vero elemento horrorifico della pellicola? Vi siete ricordati, guardandolo, che stavate guardando una pellicola prodotta da Ryan Murphy, produttore di American Horror Story, ispirata ad un racconto del re indiscusso dell’horror Stephen King?

Mr. Harrigan’s Phone

A prima vista il film può sembrare una piatta storia paranormale in cui lo spirito di un defunto Mr. Harrigan torna per esaudire le richieste del suo pupillo Craig. Il tutto introdotto da una citazione ad effetto di Oscar Wilde 

“Quando gli dei vogliono punirci, esaudiscono le nostre preghiere”.

Se invece si decide di guardare veramente il film ecco che ritroviamo i maestri che chi è appassionato del genere conosce. C’è un filo conduttore che unisce i lavori di Stephen King e Ryan Murphy che in questa pellicola veste i panni del mostro incorporeo: la solitudine.

 La solitudine

Sono ben due ore e mezza di solitudini. John Harrigan, interpretato da Donald Sutherland, vive la solitudine che deriva dal potere, dalla vecchiaia, dal denaro e dalla volontà di stare solo. Il giovane Craig (Jaeden Martell) subisce la solitudine di essere prima un bambino e poi un adolescenze orfano di madre. C’è poi la solitudine di Kenny Yankovich (Cyrus Arnold) che sceglie di essere solo ricoprendo i panni del bullo per non fare vedere a chi lo circonda quanta paura abbia della vita. Intorno a queste solitudini ruotano tutte le altre che nascono dalle apparenze e dalla stereotipazione alla quale gli adolescenti si appellano per sentirsi parte di qualcosa.

Lo smartphone

Se la solitudine è il mostro impalpabile lo smartphone è quello tangibile poiché oltre a dividere le persone, così come viene palesato dalla distinzione in gruppi in sala mensa, contiene il regno dei balocchi di Pinocchio. John Harrigan, che viene introdotto all’utilizzo dello smartphone da Craig, porta il ragazzo a guardare la tecnologia che sta usando in modo oggettivo, spogliando l’oggetto dallo status simbol che aiuto chi lo possiede a ricoprire e vedendolo per ciò che offre. John Harrigan fa notare come non siano le persone a possedere le cose ma siano le cose a possedere le persone per poi chiedere al ragazzo che cosa succederà quando: informazione, social, giochi e servizi smetteranno di essere gratuiti.
Quale sarà l’impatto in un mondo in cui tutto pretende di essere fornito gratuitamente in tempo reale? 

Mr. Harrigan's
Fonte foto: Wikipedia

La società moderna

A questo punto il film, che sembra in tutto e per tutto contestualizzato in un’ambientazione contemporanea, cede un po’ della sua giovinezza per portare i fruitori a riflettere. Immaginare un mondo dove nella marea di informazioni e servizi non retribuiti si iniziano a mescolare notizie false e scarsa professionalità. Ma noi questo mondo non dobbiamo immaginarlo, è quello in cui viviamo e questo piccolo escamotage fa da apriporta all’ultimo mostro.

Il mondo del lavoro

Come si fa a lavorare in un mondo come questo? Come trovare il proprio posto? Craig chiede a Mr Harrigan se secondo lui chi lavora sodo e bene può davvero arrivare ad ottenere ciò che vuole dalla vita e lui risponde:

“Ammiro chi lavora sodo, chi lavora con intelligenza […]Devi essere ferocemente competitivo per sopravvivere. Per essere il primo devi essere audace. Devi essere spietato. Non chiedere quello che ti serve. Prendi quello che vuoi”.

Eccoli i veri mostri e forse fingiamo che non facciano troppa paura perché il mondo di Mr.26 Harrigan’s phone è il nostro mondo. In questo film le poche morti che ci sono non hanno nulla di sensazionale perché sono solo persone che muoiono con lo scopo di mostrarci come il senso di colpa che aumenta la distanza tra Craig e il mondo. Metri e metri di non detto, di mezze verità e del tentativo di stare a galla.