È una delle serie tv più anticonformiste, irriverenti e temerarie degli ultimi tempi. Si veste da concept supereroistico ma si dimostra fin dai primissimi minuti del pilot un prodotto mediatico dotato di un insolenza fuori dal comune, che senza filtro alcuno mette a nudo gli aspetti più empi della realtà. È per questo che The Boys – ideata da Eric Kripke e basata sull‘omonimo fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson – risulta attualmente una delle serie più innovative del XXI secolo.
Più nel dettaglio, l’elemento chiave di questo show televisivo sta nel modo in cui si è scelto di caratterizzare i protagonisti, dei supereroi alla deriva che non hanno niente a che vedere con l’idea di giustizia e moralità a cui i classici fumetti Marvel o DC ci hanno abituati. Alla potenza e all’infallibilità dei loro superpoteri sono state contrapposte la debolezza, la fragilità e quindi la fallibilità della loro psiche.
Fonte: ciakclub.it
La serie ci ricorda che pur sempre di esseri umani si sta parlando. Ma questa constatazione non è per niente rassicurante, anzi è questo che contribuisce a renderli piuttosto terrificanti ai nostri occhi: sono dei comuni mortali che sono stati dotati loro malgrado di un potenziale distruttivo, ma non tutti naturalmente sono in grado di assumersi la responsabilità di un potere così grande e quindi spesso combinano dei disastri colossali.
I Sette, e con loro gli altri esperimenti della Vought, sono individui dai corpi perfetti e dotati di poteri sconfinati; ma le loro menti restano umane, piene di contraddizioni e insicurezze che spesso sfociano anche in disturbi psicopatologici.
Il personaggio più rappresentativo di questi conflitti etici ovviamente è Patriota (Homelander nell’originale ), un mix di fora, carisma e malvagità che lo rendono senza alcun dubbio come uno dei più grandi malvagi della storia delle serie tv.
Il leader carismatico
Patriota è un Clark Kent che ha smarrito, o forse non li ha mai sviluppati, il suo amore per il prossimo e il suo senso di giustizia e rettitudine.
Dotato di una forza e di una resistenza incommensurabili, con tutta una serie di abilità quali la capacità di volare, la superforza, la vista a raggi X e laser da sparare con gli occhi, il personaggio interpretato da Antony Starr si è affermato in poco tempo come uno degli antagonisti più complessi e ben articolati di sempre.
Cresciuto nei laboratori della Vought, era stato in origine creato per essere l’eroe americano d’eccellenza. Con il suo pittoresco costume, dotato di un eloquentissimo mantello a stelle e strisce, la sua chioma biondo platino e il suo fintissimo sorriso sempre splendente e stagliato sul suo viso semi-abbronzato (e qui qualcosa mi suggerisce un personaggio il cui nome inizia per “Tr…” e finisce con “..ump”).
Fonte: redcapes.it
Patriota si pone come baluardo di una finta democrazia liberale, portavoce dei valori di quell’America che ha sconfitto il nazifascismo – non per caso è stato scelto anche come leader e guida dei Sette – ed è costretto quindi ad incarnare una figura rassicurante e paternalistica che ispiri grande fiducia nel popolo. E con il fascino, il carisma, ma soprattutto il timore che egli incute in chi gli sta intorno ottiene anche una schiera di seguaci e sostenitori.
Ma abbiamo già visto come questa enorme recita abbia trovato proprio in lui una falla. Nel suo corpo indistruttibile si cela – ma neanche poi tanto – un equilibrio mentale precario e la sua psiche sembra essere appesa ad un filo molto sottile.
Il punto debole
Il più grande Difensore del popolo statunitense mostra degli spiccati tratti di narcisismo, un narcisismo dovuto al suo sentirsi superiore, al suo ritenersi speciale ed unico, il che lo porta a pretendere anche ammirazione da parte degli altri.
Patriota però, difformemente alla sua apparente sicurezza, incarna un disperato desiderio di essere amato che, come abbiamo visto in alcuni flashback della serie, è giustificato dal fatto di aver vissuto un’infanzia in laboratorio, trattato come esperimento scientifico, senza genitori e senza un minimo contatto umano. Questo desiderio non è mai esaustivamente soddisfatto e questo diventa per lui un boomerang, un cane che si morde la coda: nella sua debolezza, Patriota riversa la sua frustrazione compiendo violenze atroci, ma questo ovviamente non fa altro che peggiorare la situazione. Nessuno amerebbe sinceramente un essere sadico e brutale, che spesso trae piacere dalla violenza stessa.
Ma chi, a quel punto, potrebbe amare un essere del genere? È per questo che Patriota è perennemente costretto a fingere un’altra personalità in pubblico e a reprimere la sua vera natura, per cercare di ottenere l’adorazione da parte del mondo intero.
Questa cosa, tra l’altro, è resa benissimo dal talento stratosferico di Antony Starr, il quale riesce con una mimica facciale impressionante a far emergere di tanto in tanto quel lato infantile e fragile di Patriota; quando ad esempio il supereroe è in difficoltà, il suo volto rigido e impassibile tradisce delle movenze e un sentimento di rabbia profonda, che sembra lo porti sull’orlo delle lacrime.
La motivazione
Gli scopi che muovono l’agire di Patriota sono quindi del tutto egoistici. È la natura umana di cui, pur essendo pressoché onnipotente, egli è vittima ad essere il centro di tutto.
Fonte: primevideo.com
Il suo passato tormentato lo porta da un lato a voler redimersi, per trovare finalmente l’amore di cui necessita – obiettivo raggiunto in modo malsano e transitorio solo con Madelyn Stillwell e poi con Stormfront – e dall’altro a voler vendicarsi dei soprusi subiti dalla Vought International approfittando del suo potenziale distruttivo; ricorrenti infatti i suoi sogni ad occhi aperti in cui immagina di incenerire intere folle di persone con i suoi micidiali raggi laser.
Ma questi due percorsi ovviamente si escludono a vicenda e il percorso di Patriota all’interno di The Boys è chiaramente in retrocessione, il suo è un personaggio che invece di redimersi indietreggia verso il male. Abbiamo potuto vedere anche nella terza stagione che Patriota è salito a un livello successivo: a causa di una leggerezza di Ashley – la quale gli riferisce che il suo indice di gradimento è in salita, poiché il pubblico apprezza il suo essere spontaneo e sincero – egli ormai non ha più paura di mostrarsi per quel che è. L’approvazione degli altri e il riconoscimento di suo figlio come padre sembrano arrivare proprio nel momento in cui lui stesso decide di liberarsi da quella “maschera” da supereroe buono. Arriveremo quindi probabilmente ad un punto di non ritorno che ci porterà all’ultimo round – forse un evento apocalittico – in cui si giocherà contro i The Boys il tutto per tutto.
Laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale alla Federico II di Napoli. All’età di 5 anni volevo fare la “scrittrice”, mentre adesso non so cosa di preciso mi riserverà il futuro. Ma una cosa certa è che la scrittura risulta essere ancora una delle mie attività preferite, una delle poche che mi aiuta di tanto in tanto ad evadere dal mondo.