Vi sarà capitato, almeno una volta, di sentire “amor, ch’a nullo amato amar perdona”, con o senza “porco cane” finale, a seconda che la vostra sia una reminiscenza scolastica o jovanottiana? Bene, forse però non tutti voi saprete che lo scenario originale della storia che ha ispirato questi versi è il meraviglioso borgo di Gradara, nelle Marche.
In provincia di Pesaro e Urbino, su una collina a 142 metri dal livello del mare Gradara, con la sua rocca e il borgo fortificato che la circonda, è una delle strutture medioevali meglio conservate in Italia. Non per un caso è stata definita la Capitale del Medioevo e insignita nel 2018 del prestigioso titolo di Borgo dei Borghi.
Il castello di Gradara - via visititaly.eu
Storia e leggende su Gradara
Costruita a partire dal castello, strategicamente situato sul punto più alto del colle, intorno al XXII sec. dai fratelli De Grifo, Gradara è velocemente passata al controllo della potente famiglia dei Malatesta, alleati del papato. Sono loro ad edificare la cinta muraria lunga circa 800 metri, ancora oggi in piedi, che ha permesso al castello di non venir mai espugnato.
Nonostante posizione e fortificazione ne facessero un perfetto presidio militare, i Malatesta vollero ingrandirlo e renderlo a tutti gli effetti un luogo di piacevoli soggiorni.
Proprio ai Malatesta è legata una delle storie più celebri che riguarda Gradara, quella che, come si diceva, ha ispirato gli immortali versi del canto V dell’Inferno Dantesco, dedicato al girone dei Lussuriosi.
Siamo nel 1275. Il rampollo dei Malatesta, Giovanni, podestà di Pesaro, sceglie come dimora Gradara per trasferirsi con la sua giovane moglie, Francesca da Polenta. Giovanni era un potente signore, ma pare non propriamente un adone: veniva soprannominato Ciotto, cioè zoppo, e descritto come uomo di bruttissimo aspetto.
A differenza del suo fratello minore, Paolo Malatesta, che anzi era corteggiato e ambito tra le dame dell’alta aristocrazia. Vuoi perché gli impegni lo portavano a frequentare spesso il castello, vuoi perché il fratello maggiore era spesso in giro per affari, vuoi una cosa vuoi l’altra, è andata a finire come nelle più classiche soap opera. Il fratello e la cognata si innamorano e si lasciano travolgere dalla passione ogni volta che il legittimo consorte è fuori sede.
Ma, ahilóro, non considerano la lingua lunga della servitù, che non aspetta altro per spifferare tutto al Podestà. Giovanni reagisce più in sintonia col ruolo di marito tradito che con la sua carica: si acquatta fingendo di partire per Roma e becca in flagrante i due amanti. Quando fa per uccidere il fratello Paolo, Francesca si getta davanti in sua difesa e muore, trafitta dalla spada. Pare che morte ancor peggior abbia riservato al fedifrago consanguineo, gettandolo in uno dei trabocchetti del castello, dove il suo corpo rimase per diversi anni.
Leggenda vuole che ancora oggi i due amanti si cerchino e che, nella notte, Francesca vaghi alla ricerca del corpo di Paolo, disperso nei sotterranei del palazzo. Il vento e i suoi sibili suggestivi fanno giurare a molti di averne sentito i lamenti.
The Pre-Raphaelites and their Circle in the National Gallery of Victoria, 1978 , 4 via rossettiarchive.org
Ma non solo Paolo e Francesca sono le star del passato di Gradara: nel 1494 vi sbarca anche una Lucrezia Borgia ancora quattordicenne, data in sposa dal suo perfido e spietato padre a Giovanni Sforza, della famiglia dei nuovi padroni del castello.
Dopo soli 3 anni i piani machiavellici del padre di Lucrezia, papa Alessandro VI Borgia, non contemplano più che la figlia resti maritata agli Sforza. Non avendo ancora preso l’abitudine di farne uccidere i mariti, il papa decide di dichiarare nullo il matrimonio accusando lo sposo di impotenza. Giovanni, per aver salva la vita, accetta, ma si dice non proprio di buon grado: apparentemente le dicerie sull’essere una famiglia a vari livelli (padre – figlia, sorella – fratello) incestuosa che hanno accompagnato per vari secoli la fama di Lucrezia sono nate per vendetta dello Sforza.
Tra le altre leggende e particolarità che avvolgono di un certo mistero la storia di Gradara, non può mancare quella del guerriero armato di tutto punto ritrovato nel ‘700 sotto la sala di tortura del castello. Si dice fosse stato condannato a morire, sepolto vivo sotto un cumulo di terra, ma siamo nel campo delle congetture.
Altro mistero non svelato, quello dei cunicoli e delle grotte di cui è ricco il sottosuolo del borgo marchigiano. Alcune sono molto antiche, si pensa risalgano addirittura a 1500 anni fa. Non si sa da chi siano stati costruiti né a che scopo, anche se si sospetta fossero usate per riunioni segrete o per vie di fuga durante il medioevo. Se ne contano 16, 10 agibili e una visitabile e ben conservata, accessibile attraverso il Museo Storico della città.
Gradara - scorcio - via visititaly.eu
Altre attrazioni di Gradara
Oltre alle citate grotte, merita la visita il Museo Storico, dove si trovano personaggi a grandezza naturale di Paolo, Francesca, Giangiotto e Dante Alighieri, oltre a documenti, costumi e immagini che rievocano la tragedia dei due amanti. Inoltre sono presenti armi e strumenti di tortura medioevali, nonché ricostruzioni di momenti di vita quotidiana, popolare e dei regnanti dell’epoca.
La visita al castello è, ça-va-sans-dire, d’uopo, con la stanza di Paolo e Francesca, il Camerino di Lucrezia Borgia, il salone di Sigismondo e Isotta, altri due famosi amanti che hanno subito il fascino di questi luoghi incantati per sugellare il loro amore.
Lo stesso borgo di Gradara è estremamente suggestivo, con la sua porta di ingresso alla base dell’antica torre dell’orologio, con le sue stradine che si intrecciano all’interno delle mura e tutte le botteghe che donano l’idea di aver fermato il tempo. Pezzi forte del paese la casa del mercante, l’orto degli ulivi centenari e il palazzo Rubini Vesin.
Da non mancare anche il percorso di ronda sulle mura, che permette, tra le altre cose, di apprezzare scorci mozzafiato che si spingono fino ad avvistare il mare. Vale la pena, se si può scegliere il periodo, di visitare Gradara durante l’estate, per poter essere spettatori anche della rievocazione storica dell’assedio al castello.
Infine, per rendere la vostra experience nel borgo marchigiano completa al 100%, non dimenticate di gustare il piatto tipico del posto, i tagliolini con la bomba: un piatto “esplosivo” come l’insieme delle storie legate a Gradara!
Scrivo da sempre. Da quando ancora non sapevo farlo, e scrivevo segni magici sulle tende di mia nonna, che non sembrava particolarmente apprezzare. Da quando mio nonno mi faceva sedere con lui sul lettone, per insegnarmi a decifrare quei segni magici, e intanto recitava le parole scritte da altri, e a me sembravano suoni incantati, misteriosi custodi di segreti affascinanti e impenetrabili, che forse, un giorno lontano, sarei riuscita a comprendere e che, per il momento, mi limitavo ad assaporare sognante. Sogno ancora, tantissimo, e nel frattempo scrivo. Più che posso, ogni volta che posso, su ogni cosa mi appassioni, mi incuriosisca o, più semplicemente, mi venga incontro, magari suggerita da altri.
Scrivo per Hermes Magazine e per altri siti, su vari argomenti, genericamente raggruppabili sotto il termine di “cultura“. Scrivo anche racconti, favole, un blog che piano piano prende forma, un libro che l’ha presa da un po’ e mi è servito a continuare a ridere anche quando tutti intorno a me sembravano impazzire (lo trovate ancora su Amazon, mai fosse vogliate darmi una mano a non smettere di sognare).
Scrivo perché vorrei vivere facendolo ma scriverò sempre perché non riesco a vivere senza farlo.
Scrivo perché, come da bambina, sono affascinata dal potere di questi segni magici che si trasformano in immagini, in pensieri, in storie. E, come da bambina, sogno di possedere quella magia che permette loro di prendere vita dentro la testa e nell’immaginazione di chi li legge.