Fonte foto: BBC.com; Affari italiani; Radio Civita Inblu
Il 25 novembre 1965, a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, tre sorelle sono morte mentre si recavano al carcere dove si trovavano i loro mariti. Le autorità locali hanno affermato che si trattava di un incidente. In realtà, quelle donne sono state brutalmente assassinate dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo.
Patria, Minerva e María Teresa Mirabala erano attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno che protestava contro il Governo. Per tale motivo, nel 1960 erano state anche arrestate. La tenacia e il coraggio dimostrato da Las Mariposas – così venivano chiamate – per tutelare i diritti delle donne avverso una dittatura sorda non erano rimasti inascoltati dall’opinione pubblica, che aveva risposto in modo significativo. Infatti, il 3 agosto 1960 il Governo ha dato le dimissioni, grazie anche a una forte pressione esercitata dall’Organizzazione degli Stati Americani contro il regime, accusato di gravi violazioni dei diritti umani. Nel 1961 Trujillo viene assassinato.
Qualche decennio più tardi – nel 1995 – Las Mariposas sono state ricordate dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez ne Il tempo delle farfalle, libro dal quale è stato anche tratto il film In the Time of the Butterflies. La risoluzione dell’ONU 54/134 del 17 dicembre 1999 ha istituzionalizzato il 25 novembre come Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ma già a partire dal 1981 tale giorno veniva celebrato ogni anno in ricordo di un dolore e un desiderio di rivalsa ormai forti.
Il 20 agosto 2009 la piazza antistante il consolato messicano di El Paso, in Texas, è ingombra di scarpe rosse in memoria di centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez. Zapatos Rojas è un’opera ideata da Elina Chauvet, e da quel momento in poi, in occasione di tale ricorrenza, tante scarpe vengono abbandonate in varie piazze nel mondo.
Un pensiero personale
Viviamo in una società in cui, piuttosto che insegnare agli uomini a non violare una donna, preferiamo semplicemente insegnare alle donne a come non essere stuprate, ferite, mentre si lascia che vengano private della loro dignità e della libertà. Si possono spendere fiumi e fiumi di parole, ma l’ipocrisia di una società divorata dalle incongruenze sociali risiede tutta in questo, una verità celata che brancola sotto il silente consenso di chi trova familiarità in vecchi cliché di un mondo malato.
Mi sono laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli \”Federico II\” e in seguito ho realizzato varie esperienze di studio e di lavoro all’estero (Egitto, Francia, Spagna). Tornato in italia, ho inizato a specializzarmi nel settore della scrittura e dell’editoria. Dopo aver collaborato per un breve periodo con la casa editrice Einaudi, mi sono trasferito a Parigi, dove vivo tutt’ora. Al momento collaboro con la casa Editrice Italo Svevo Edizioni in qualità di Responsabile di progetti di coedizione internazionale, occupandomi di curare i rapporti con alcune case editrici francesi e di altri paesi europei ed extraeuropei. A partire dal mese di settembre 2020 scrivo per Hermes Magazine, di cui sono anche responsabile della sezione libri.