le rampe del Petraio

Le rampe del petraio: una fuga dalla città ricca di meraviglie

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Storia

Le rampe del Petraio prendono il nome dalla natura pietrosa del territorio sul quale furono edificate per raccogliere l’acqua piovana che iniziava di lì il suo percorso in discesa. Furono costruite tra il 1500 ed il 1600 ed anticamente venivano chiamate “imbrecciata”.

Molti artisti scelsero il Petraio come luogo di villeggiatura, tra cui il pittore svizzero Paul Klee che vi trascorse la Pasqua del 1902. Queste furono le sue testuali parole; “Giace ai miei piedi, come un gigantesco anfiteatro, la città meravigliosa col suo brusio”.

Itinerario

Il punto di partenza, considerando di percorrere le scale in discesa, è la stazione Morghen, alle cui spalle, imbucando via Annibale Caccavello, e girando subito a sinistra, inizia il Petraio.

Il Petraio è una città dentro la città, un’oasi di pace lontana dal caos e dal traffico della Napoli più popolare. All’inizio una lunga scalinata con corrimano centrale divide una serie di edifici dai colori vivaci dal rosso mattone al giallo ocra ed al violaceo sullo sfondo della caserma Nino Bixio di Pizzofalcone.

Il primo tratto è molto ripido e costeggia la vigna di San Martino che si estende per circa 7 ettari ed è uno dei vigneti più grandi d’Europa.

Nel tratto del Vomero troviamo palazzi stile Liberty realizzati agli inizi del XX secolo, tra cui villa Ascarelli, villa Pansini, villa Mellucci e villa Santarella, un piccolo castello costruito per il celebre commediagrafo Eduardo Scarpetta.

il Petraio

Il tratto finale della discesa termina con il Largo del Petraio. Dalla terrazza del Largo si imbocca la salita del Petraio tra piante di limoni, edicole votive, immagini sacre, bassi con i panni stesi all’ingresso, fino ad arrivare all’incrocio col Corso Vittorio Emanuele. La tranquillità ed il silenzio delle rampe del Vomero si perdono appena si arriva al Corso.

Ma, una volta superato il Corso, ritorna la quiete imboccando via San Carlo alle Mortelle, dove c’è l’omonima Chiesa eretta nel ‘600 di stile barocco, che deve il suo nome alla proprietà della famiglia spagnola Trojanis y Mortela.

L’ultimo tratto prima di giungere a via Chiaia fu costruito nel ‘500 ed è il tratto dei Gradoni di Chiaia, dove vi sono palazzi signorili ed edifici popolari.


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