Abitata probabilmente fin dall’epoca dei romani, Murano deve il suo nome ai profughi di Altino, una città romana dell’entroterra a qualche chilometro a nord di Torcello.
Numerosi altinati tra la fine del VI secolo d. C. e la prima metà del VII si rifugiarono lì per fuggire dai longobardi invasori e chiamarono la loro nuova terra Amurianum, al fine di ricordare una delle porte della loro città.
È l’isola più grande della laguna, dopo Venezia, con una popolazione di 30.000 abitanti ed è famosa in tutto il mondo per i suoi vetri artistici.
Cosa vedere a Murano
Il Museo Vetrario costituisce un preziosissimo contenitore storico e artistico; esso, infatti, ci accompagna in un escursus totale sulla produzione del Vetro di Murano, attraverso i millenni, nella storia del vetro dai fenici ai giorni nostri.
Il più antico documento relativo all’arte del vetro risale al 982 e si tratta di un atto di donazione: in base alla data di questo scritto, nel 1982 si sono ufficialmente festeggiati i mille anni dell’attività vetraria veneziana. Molti documenti risalenti alla fine del 1200 testimoniano la concentrazione delle fornaci lungo il Rio dei Vetrai a Murano, dove ancora oggi si trovano i laboratori più antichi. A partire dal 1450, si registra un’evoluzione nelle tecniche di lavorazione, che si svilupperanno nei due secoli successivi, portando alla creazione di vetri di invidiabile purezza. A partire dal XVI secolo, il vetro di Murano raggiunse il suo più alto splendore: i vetrai cominciarono a dedicarsi allo studio e al perfezionamento delle forme dei manufatti, che si sono protratta almeno fino al XX secolo.
Attualmente, l’economia di Murano è ancora basata su quest’arte centenaria ed è gelosamente protetta dagli artigiani dell’isola. I maestri vetrai vengono assistiti da due aiutanti, chiamati servente e serventino.
Passeggiando, si possono trovare tantissime botteghe dei maestri vetrai, dove si può ammirare il particolare procedimento di produzione del vetro. Ci si immergerà in un’atmosfera magica e sembrerà quasi di tornare indietro nel tempo.
Si tratta delle vere e proprie opere d’arte dallo svariato cromatismo e dalle differenti forme. Un Made in Italy fatto di gioielli, lampadari, oggetti d’arredo, statuine, bicchieri e accessori vari, unici e inimitabili, realizzati con tecniche molto antiche, che spesso vengono mostrate ai residenti e ai turisti, catturati dalla magia di uno spettacolo senza eguali.
Laureata in Lettere e in Filologia Moderna, nasce a Napoli il 10/09/1989 e vive a Parete, in provincia di Caserta. Sposata, madre di Michele e spesso dedita con passione all’arte culinaria. Docente presso un istituto d’istruzione superiore e giornalista pubblicista, iscritta all’albo dal 28 gennaio 2019, nutre una certa passione per la scrittura prosastica e poetica. Come l’araba fenice costituisce il suo esordio narrativo.