Foto di Fabiana Lo Coco
Esiste a Vigevano, in provincia di Pavia, una torta tanto squisita quanto poco conosciuta. Si tratta del Dolceriso del Moro e ha origini molto antiche. Potete gustarla proprio nella località pavese da cui ha origine, in particolar modo alla Pasticceria Dante. Vi saprà conquistare fin da subito, non solo grazie al suo delizioso profumo, ma anche non appena le darete il primo morso. Una vera delizia per il palato, grazie alla sua consistenza dal cuore morbido e al suo sapore particolare, reso tale dalla presenza dell’acqua di rose e dei cedri canditi. Vi è poi, sulla sua superficie, un simbolo che la identifica: lo stemma dell’impresa araldica dello “scovino”. Come suggerisce il nome, inoltre, è presente anche il riso, ingrediente tipico delle campagne pavesi.
Perfetto per una prima colazione oppure per una merenda golosa, vi suggerisco di gustarlo con un tè caldo o freddo, a seconda della stagione.
Fonte foto: saporetipico.it
Una storia nobile e antica
La sua storia ha inizio tanti anni fa, precisamente nel 1491. In quel periodo, Vigevano rientrava tra i possedimenti di Ludovico Maria Sforza, meglio conosciuto come il Moro. Dobbiamo la ricetta di questo dolce delizioso proprio alla sua consorte, la duchessa Beatrice d’Este, la quale lo creò in onore del marito. La leggenda narra che fu proprio lei la prima a sfornarlo. Inoltre pare che si credesse che l’acqua di rose potesse curare le ferite di un cuore spezzato. Proprio per questo motivo, la duchessa scelse di aggiungerla tra gli ingredienti, in quanto sapeva che il Moro, durante i suoi tanti viaggi, la tradiva. Ma non è finita qui. Secondo la leggenda, quando egli assaggiò questo dolce, smise con le sue scorribande amorose. Sarà vero? Ovviamente non possiamo saperlo per certo. Quel che però è sicuro è che dobbiamo ringraziare proprio loro per la nascita di questa torta squisita.
La ricetta
La ricetta originale del Dolceriso è custodita gelosamente e conosciuta soltanto alla Pasticceria Dante di Vigevano, dove vi consiglio di andarlo ad assaggiare. Tuttavia gli ingredienti sono conosciuti ed è possibile provare a cucinarlo a casa. Ecco cosa ci occorre.
Per preparare la pasta frolla
- 400 grammi di farina 00
- 200 grammi di burro
- 200 grammi di zucchero
- 2 uova
Per preparare il ripieno
- 200 grammi di riso
- 900 ml di latte
- bacca di vaniglia
- scorza di limone
- 30 grammi di pinoli
- 2 tuorli
- 90 grammi di mandorle intere
- cedro candito q.b.
- mandorle tritate q.b.
- zucchero a velo q.b.
- qualche goccia di acqua di rose
Procedimento
Per prima cosa prepariamo la pasta frolla, unendo farina, burro, zucchero e uova e creando un impasto ben compatto. Facciamo poi bollire il latte con una bacca di vaniglia e aggiungiamo anche una scorza di limone. Aggiungiamo il riso con zucchero e burro e lasciamo cuocere per 20 minuti. Togliamo il limone e la vaniglia. Lasciamo raffreddare il tutto, mescolandolo spesso. Aggiungiamo al composto i tuorli d’uovo, i pinoli, le mandorle, il cedro candito ed infine l’acqua di rose. Mettiamo una parte di pasta frolla in uno stampo di 24 cm. Versiamo al suo interno l’impasto di riso e chiudiamolo con la restante pasta frolla. Mettiamo infine in forno a 180°C per circa 50 minuti. La pasta frolla dovrà avere un colore dorato. Prima di servire, cospargiamo il nostro Dolceriso del Moro con mandorle tritate e zucchero a velo a volontà. Buon appetito!
Foto di Fabiana Lo Coco
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.