Il bicchierino di amaro a fine pasto, ma non solo, è una tradizione molto radicata nel nostro Paese, quasi un rito conviviale. Ogni regione ha i propri che si distinguono per l’uso di particolari ingredienti legati alle singole località. Andiamo a scoprire i cinque amari italiani più apprezzati.
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Cos’è l’amaro
L’amaro è una bevanda alcolica, con una gradazione non inferiore a 15°, dal gusto amaro, come dice il nome stesso, utilizzabile sia come aperitivo che come digestivo.
Si produce aromatizzando l’alcool etilico con mix di erbe, radici, bacche, fiori, scorze e spezie.
Si usa come digestivo in quanto il sapore amaro stimola i recettori delle papille gustative che inducono lo stomaco ad aumentare la secrezione gastrica. Per ovviare al sapore poco piacevole è sufficiente berlo a temperatura molto fredda, magari con del ghiaccio.
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Origini dell’amaro
Fin dalle epoche più antiche l’uomo ha imparato le tecniche per produrre bevande alcoliche dalla fermentazione di uva e cereali. Grazie alla blanda azione antisettica dell’alcool queste bevande venivano usate anche come disinfettanti per le ferite. Il perfezionamento delle tecniche produttive permise, nel corso del tempo, di ottenere concentrazioni alcoliche sempre più elevate. Ciò consentiva di estrarre più efficacemente i sapori e le proprietà degli ingredienti usati ed apriva nuove possibilità anche nel campo della farmacologia. Importantissimo il lavoro svolto in epoca medievale nei monasteri, specie benedettini, che utilizzavano le erbe officinali. Le loro ricette vennero riutilizzate dai farmacisti come elisir di buona salute e tonici atti a curare i malanni più disparati.
Dalla seconda metà dell’’800 l’amaro divenne un prodotto rivolto al grande pubblico.
Come si beve l’amaro?
Un amaro con una gradazione moderata e una componente dolce, è sempre molto appropriato alla chiusura di un buon pasto, specie se si è esagerato un po’.
Adatto sia ad essere bevuto liscio a temperatura ambiente che con ghiaccio ed una fetta d’arancia.
Se si ha voglia di una bevanda dissetante si può mescolare una parte di amaro con tre parti di seltz, ghiaccio e succo di arancia o limone.
Nelle fredde sere invernali può essere bevuto caldo, liscio o con l’aggiunta di acqua calda e una scorza di limone o arancia.
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Amaro Amara
I “World Liqueur Awards 2022” hanno nominato l’amaro siciliano Amara come World’s Best Digestive. Nato da un’idea di Edoardo Strano e Giuseppe Librizzi che hanno pensato bene di utilizzare le scorze dell’Arancia Rossa di Sicilia, infuse senza alcun additivo con erbe spontanee raccolte sui versanti dell’Etna nel catanese. Il risultato è un amaro con una gradazione sui 30° che piace molto ai giovani, dal colorito dorato con sfumature ramate. Si tratta di un digestivo che per la sua mediterraneità ben si presta alla preparazione di aperitivi e cocktail.
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Amaro Jefferson
Di produzione calabrese è stato il miglior amaro del mondo nel 2018. Questo liquore ha una preparazione particolare della durata di nove mesi per arrivare all’imbottigliamento. Successivamente sono necessari quaranta giorni di riposo in bottiglia prima della commercializzazione. Il gusto dell’amaro Jefferson risente molto dell’unione dei tipici agrumi calabresi (bergamotto, arance amari e dolci) con piante aromatiche quali origano e, rosmarino.
Particolarmente apprezzato bevuto fresco mescolato con bitter o vermouth.
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Amaro Genzianotto
Amaro abruzzese che ben figura nella lista dei migliori amari italiani prodotto in seguito ad un’idea dell’ingegnere Giuseppe Simigliani. La ricetta prevede di mescolare il sapore duro e speziato della radice di genziana, con la dolcezza del mosto cotto senza zuccheri aggiunti. Questo liquore dal gusto piacevolmente amaro conferma la nota regola dell’attrazione che si verifica tra gli opposti.
Proprio per il suo gusto particolare è indicato in abbinamento con la pasticceria secca, ma rende bene anche nella preparazione del mojito.
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Canto Amaro delle Sirene
Prodotto artigianalmente sulla sponda bresciana del Lago di Garda da dove derivano anche quasi tutti gli ingredienti di questo liquore, a cominciare dai limoni.
La ricetta si deve alla vicentina Elisa Carta, che la ideò nel 2019, riuscendo a bilanciare la dolcezza della vaniglia con l’amaro della genziana e del cardo.
Si consiglia di berlo, sia da solo che nel dopo cena, fresco e con una fettina di limone.
Per trasformarlo in cocktail è sufficiente aggiungere acqua tonica fresca.
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Amaro di Torino Doragrossa
Dalla caratteristica etichetta floreale, rappresenta un’altra eccellente produzione italiana. Rispettando lo stile alpino si può definirlo amaro ma con delicatezza.
Tra i suoi ingredienti la genziana e il rabarbaro costituiscono la parte forte del gusto che viene mitigata da liquirizia e finocchio selvatico che invece apportano un po’ di freschezza. Difficilmente si resiste a chiedere un bis, proprio per questo abbinamento di gusti. L’Amaro Doragrossa prende il nome dalla attuale via Garibaldi, un tempo il centro della produzione di liquori a Torino.
Fonte foto: laltrolatosalerno.it
Credo basti per invogliarci a mantenere viva la tradizione del bicchierino a fine pasto o per aderire a quella più moderna dell’ape pomeridiano. La scelta non manca, nella produzione italica, per soddisfare tutti i gusti.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.