Abbey Road, un album che ha fatto la storia

Abbey Road: un album che ha fatto la storia


Pochi album hanno fatto la storia della musica come Abbey Road dei Beatles. Capolavoro indiscusso dei Fab Four, questo LP è la loro creazione di maggior successo, tanto da aver venduto milioni di copie ed essere stato collocato dalla rivista Rolling Stone, nel 2012, al 14º posto della lista dei 500 migliori album di sempre. In occasione dell’anniversario della sua pubblicazione, il 26 settembre, ripercorriamo insieme le curiosità più interessanti e gli aneddoti legati a questo disco.

L’ultimo album registrato in studio

Abbey Road non è l’ultimo album dei Beatles, dal momento che questo triste primato spetta a Let it be, pubblicato nel 1970, ma è l’ultimo registrato in studio da tutti e quattro i componenti della band.

A gennaio del 1969 i Fab Four, separati da tempo da numerosi dissidi a livello artistico e personale, si riunirono per registrare delle nuove canzoni. Il risultato? Un disastro, a detta dei tecnici che collaborarono all’incisione dei brani e degli stessi membri del gruppo.

Nessuno pareva soddisfatto del lavoro svolto, per cui i Beatles decisero di riunirsi di nuovo negli studi di registrazione cui erano più affezionati, quelli di Abbey Road; erano consapevoli che quello sarebbe stato il loro ultimo disco insieme, per cui decisero di uscire di scena nel miglior modo possibile, impegnandosi al massimo per ottenere un buon risultato. E, a sorpresa, il progetto funzionò: i membri del gruppo registrarono infatti tutte le tracce dell’album tra luglio e agosto del 1969, in un clima di armonia e collaborazione che tra loro, ormai, non regnava da parecchio tempo.

Le tracce di John Lennon

Nella creazione di Abbey Road, John Lennon, il cui genio era sempre in fermento, si trovò in stato di grazia. Sono sue, infatti, alcune delle migliori canzoni dell’album. La celeberrima Come together era nata in realtà come colonna sonora per la campagna elettorale di Timothy Leary come governatore della California (che fu un fiasco), ma si rivelò l’apertura perfetta del nuovo disco dei Beatles; l’enigmatico Shoot me, ripetuto da John in maniera quasi ossessiva, è raggelante, al pensiero della tragica fine che lo colpì alcuni anni dopo, quando venne assassinato da un fan squilibrato.

Abbey Road, un album che ha fatto la storia

Fonte foto: foodnrock.com

Altri brani indimenticabili dell’album, sempre a firma di John, sono I Want You (She’s So Heavy), definita da alcuni critici musicali come la prima canzone Heavy metal della storia, e la curiosissima Because, nata per caso quando John chiese alla sua compagna, Yoko Ono, di suonare al piano gli accordi di Al chiaro di luna di Beethoven al contrario.

Il contributo di George Harrison

La fortuna dei Beatles è dovuta al fatto che, in un unico gruppo, si riunirono quattro personalità diverse di cui ognuna, a suo modo, unica. Il talento di George Harrison non emerse subito, visto che il chitarrista era di indole tranquilla e lasciava il ruolo trainante del gruppo ai più intraprendenti Paul McCartney e John Lennon, ma in Abbey Road riuscì per la prima volta a ritagliarsi un proprio spazio.

Sue sono infatti l’armoniosa Here comes the sun, una canzone solare nata in un pomeriggio di primavera che l’artista trascorse a casa di Eric Clapton, e l’altrettanto straordinaria Something; curioso, a questo proposito, che George fosse incerto sulla qualità della canzone, tanto da proporla in prima battuta a Joe Cocker.

Il Lato B

George Martin, storico produttore della band, aveva doti di lungimiranza. Entusiasta del lavoro dei Fab Four, era convinto che fossero in grado di creare non solo delle semplici canzoni, ma delle vere e proprie sinfonie. Già prima del 1969 aveva proposto un simile progetto alla band, incontrando il favore di Paul ma non di John, che si riteneva un musicista rock.

Il produttore tornò alla carica durante la registrazione di Abbey Road, suggerendo ai Beatles di recuperare alcuni abbozzi di canzoni incomplete e fonderli in un unicum, creando una sorta di medley che occupasse l’intero lato B dell’album. Questa volta riuscì a convincere i quattro, e il risultato fu strepitoso: una composizione unica in cui le voci di Paul e John quasi giocano tra loro, lanciandosi l’un l’altro frasi musicali e piccoli accenni di brani che sfumano tra loro.

Questo album pervaso da una creatività scoppiettante si conclude con le maestose Golden Slumbers e Carry That Weight, e infine, non a caso, con la canzone The end, che chiude Abbey Road e, a dir la verità, la collaborazione dei quattro membri dei Beatles.

 

La copertina, un’immagine entrata nella storia

La copertina dell’album è nata con estrema naturalezza, con solo sei pose scattate dal fotografo Iain McMillan al gruppo mentre attraversava le strisce pedonali della strada di fronte allo studio di registrazione. Eppure, un’immagine così semplice, dove non compare né il titolo né il nome della band, è divenuta leggendaria.

Abbey Road, un album che ha fatto la storia

Fonte foto: virginradio.it

Ritrae i quattro componenti del gruppo mentre attraversano le strisce in fila indiana: John per primo, vestito di bianco come un sacerdote, Ringo Starr per secondo, abbigliato di nero quasi fosse un becchino, Paul per terzo a piedi scalzi e George Harrison vestito di jeans.

Una presentazione così inconsueta ha suscitato molte interpretazioni fantasiose, tra cui quella, assai particolare, che identificherebbe nella copertina di Abbey Road la rappresentazione di una processione funebre e la prova che Paul McCartney sarebbe morto prima della pubblicazione dell’album.

Le dicerie in merito sono molte, così come le tante leggende che gravitano intorno alle canzoni dei Beatles, e presuppongono richiami nei loro testi all’uso di droghe o messaggi subliminali nelle musiche ascoltate al contrario, ma ciò non toglie che Abbey Road sia un album splendido, che ha fatto la storia della musica.