Il 26 maggio del ’69 John e Yoko organizzarono il secondo Bed-In della storia per una protesta non-violenta contro la guerra in Vietnam. Ecco come andò.
Maggio 1969, si prepara il terreno agli anni ’70, gli anni della libertà. L’estate è alle porte, l’economia decolla, ma un conflitto è in corso in Vietnam. Tre anni prima una donna minuta, dai tratti orientali, coperti quasi totalmente da lunghi capelli neri di nome Yoko allestiva una delle sue prime mostre d’arte in Gran Bretagna.
Un giovane ribelle, creativo e di successo si trovava per caso lì dove la donna preparava il suo debutto inglese. Lui era John Lennon. Impossibile non conoscere la sua carriera, i suoi trascorsi burrascosi, la sua musica. Per Yoko, invece, in quel primo incontro vide di fronte a sé semplicemente un giovane inglese attraente. Più che un dialogo, quella volta ci fu uno scambio di sguardi accompagnato da un biglietto che Yoko consegnò a Lennon, con su scritto “Respira”. Nessuna mai prima di quel giorno gli aveva fatto dubitare della sua ironia, della sua intelligenza né tantomeno della sua unicità. John rimase da subito folgorato dal fascino ammaliante della donna e capì che erano sulla stessa lunghezza d’onda.
Il matrimonio e la luna di miele: il primo Bed-in
Yoko Ono divenne una presenza costante nella vita di Lennon ed esercitò su di lui un’inevitabile influenza che ebbe ripercussioni sul suo modo di vedere le cose, la società, la musica. Le sue performance divennero vere e proprie installazioni artistiche, con l’intento di diffondere messaggi sociali, contro il consumismo ed il razzismo. Nel marzo 1969 i due convolarono a nozze con una cerimonia semplice ed esclusiva, mentre i festeggiamenti furono tutt’altro che privati:
“Io e Yoko sapevamo che qualsiasi cosa avessimo fatto sarebbe finita sui giornali, perciò decidemmo di usare lo spazio che avremmo comunque occupato con una pubblicità a favore della pace. Abbiamo inviato un biglietto con scritto: “Venite alla luna di miele di John e Yoko…”
I giornalisti e i cameraman accolsero immediatamente l’invito alla suite 902 dell’Hotel Hilton di Amsterdam dove fu allestito il primo Bed-In (gioco di parole ripreso dal più comune Sit-in), iniziativa per promuovere la pace, contro la guerra in corso da anni in Vietnam.
“Marciare andava bene per gli anni Trenta. Oggi bisogna usare metodi diversi. Tutto ruota intorno ad una sola cosa: vendere, vendere, vendere. Se vuoi promuovere la pace, devi venderla come se fosse sapone. Così ci siamo detti: “Mettiamo in prima pagina un po’ di pace, tanto per cambiare”
Il metodo diverso che avevano in mente era proprio questo: accogliere chiunque nella loro suite, comodamente a letto e in pigiama. Contrariamente a quanto credevano di trovare i giornalisti, John e Yoko novelli sposi rimasero seduti fianco a fianco, rilasciando interviste e facendo interventi pacifisti, circondati da mazzi di fiori e cartoncini scritti a mano con frasi come BED PEACE, HAIR PEACE, I LOVE YOKO e I LOVE JOHN.
26 maggio 1969: il secondo Bed-In a Montréal
Il primo Bed-In ebbe grande successo, al punto che John e Yoko decisero di replicarlo il 26 maggio dello stesso anno, a Montréal, al Queen Elizabeth Hotel per un’intera settimana.
Un grande esempio di protesta non-violenta a cui presero parte importanti nomi come l’attivista statunitense per i diritti dei neri Dick Gregory ed il separatista del Quebec canadese Jacques Larue-Langlois.
Nelle prime ore del 1 giugno 1969, nella suite insieme ai numerosi ospiti venne registrata la canzone Give Peace a Chance, quella che divenne uno degli inni pacifisti più famosi della storia. Alla registrazione parteciparono diversi ospiti famosi, tra cui Timothy Leary, psicologo e promotore della liberalizzazione dell’LSD, la cantante Petula Clark e il poeta Allen Ginsberg, che cantarono i cori nel ritornello.
Un giornalista nei primi giorni di permanenza a Montréal chiese a Lennon cosa volesse dire con quella forma di protesta e lui risposte: “All we are saying is give peace a chance”. Il resto è storia.
Laureata in marketing e masterizzata in comunicazione e altro che ha a che fare con la musica. Fiera napoletana, per metà calabrese e arbëreshë, collezionista compulsiva di vinili, cd o qualsiasi altro supporto musicale. Vanto un ampio CV di concerti e festival.