Le donne di successo, nella musica italiana, sono pochissime. Basti pensare al fatto che finora una sola donna ha cantato nello stadio di San Siro (Laura Pausini) e nell’ultimo anno soltanto due sono salite al vertice della nostra classifica musicale (Elisa e Madame, entrambe per pochi giorni), per rendersi conto che nel mondo della musica italiana il gender gap è un fenomeno rilevante. Una triste conferma di questa tendenza è il fatto che nel programma X Factor dell’edizione 2021, quando è stata eliminata la categoria delle donne, pochissime artiste hanno superato la fase delle autiditon e nessuna è arrivata in semifinale, e che nel Festival di Sanremo del 2022, su 25 cantanti, solo 7 erano donne.
I numeri del ‘gender gap’ nel mondo della musica
L’impressione che le cantanti in Italia siano poche, e abbiano in ogni caso meno successo rispetto agli uomini, sono confermate dai dati disponibili su questo fenomeno:
- in Italia, su un campione di 389.219 registrazioni musicali, i ruoli da interpreti primari per le donne sono l’8,32%, contro il 91,68% degli uomini
- tra gli autori iscritti alle maggiori società di collecting europee, le autrici rappresentano in media il 16%
- in Italia le musiciste valgono il 14,1% del totale degli artisti presenti nelle classifiche di Spotify
- nella classifica Billboard delle 100 canzoni più di successo tra il 2012 e il 2020, le donne hanno rappresentato solo il 2,6% dei produttori.
Alle radici del ‘gender gap’
Nella musica italiana le donne vengono spesso svalutate rispetto agli uomini. In primo luogo sono quasi sempre classificate solo come cantanti, e non come cantautrici, produttrici e arrangiatrici; nell’ambito della produzione musicale, inoltre, la loro presenza è bassissima perché è ancora forte il pregiudizio che siano inadatte a un simile ruolo. In ogni caso, la presenza femminile è scarsa anche nelle altre attività produttive collegate alla musica: sono poche le direttrici artistiche, mentre la situazione migliora un po’ nell’ambito del management, della discografia e della promozione. La presenza femminile è elevata soltanto nell’ambito della comunicazione.
Una partecipazione così esigua delle donne nel mondo della musica riflette la condizione femminile a livello generale, sconfortante visto che in Italia le dirigenti, in qualsiasi ambito lavorativo, sono solo il 18%. Nel mondo dell’espressione artistica, tuttavia, la situazione della musica è tra le meno felici, visto che è più arretrata rispetto alla pittura e alla scrittura.
Permane nell’ambito musicale un certo stereotipo femminile, secondo cui le cantanti e le dirigenti, per avere successo, dovrebbero essere di bell’aspetto, sensuali e compiacenti. Le interpreti con una personalità forte vengono spesso emarginate, conquistando poche opportunità per mettere in luce il proprio talento, mentre ai livelli della dirigenza musicale, come d’altronde in altri ambiti lavorativi, le donne riescono a farsi strada solo se adottano un “comportamento da uomo”, determinato e al limite dell’aggressività.
La discriminazione è diversa a seconda del genere musicale
Le quote di partecipazione cambiano a seconda dell’ambito musicale; nell’indie e nell’elettronica, per esempio, la presenza femminile è maggiore, mentre nel rock e nel blues, generi tradizionalmente preferiti da un pubblico maschile, le donne sono davvero poche. Le categorie più “maschiliste” sono l’hip hop e il rap, in cui non solo il numero delle cantanti è esiguo, ma anche i testi delle canzoni in voga hanno un contenuto esplicito che equipara le donne a meri oggetti e scoraggia la loro partecipazione come protagoniste della musica.
Segnali di cambiamento
Qualcosa sta cambiando, per fortuna, visto che il gap pare ridursi tra gli artisti under 30 per l’avvento della “generazione Z”, che sta progressivamente scardinando le differenze di genere in ogni settore. Sono nate inoltre nel mondo musicale alcune associazioni che promuovono la parità di genere, come il network Equaly, fondato nel luglio 2021, che ha aperto tra l’altro un sondaggio anonimo su violenza e molestie tra le donne impiegate nel mondo della musica, e rilevato in poco tempo un gran numero di segnalazioni sui disagi che le operatrici musicali devono sopportare ogni giorno.
Appassionata di lettura fin da bambina, amo scrivere storie che mi fanno sognare, soprattutto di genere fantasy, fantascienza e romance.
Sulla rivista Il lettore di fantasia ho pubblicato il racconto di fantascienza “Il pianeta della memoria”, con la casa editrice Delos Digital il racconto lungo di genere chick lit “Fil Rouge”, con la casa editrice Wizards & Blakholes i racconti lunghi “L’orologio della verità”, “Alizée” e “Il drago d’acciaio”, e con Nativi Digitali Edizioni il romanzo “Fernweh”, di genere fantascientifico.
Il mio ultimo romanzo pubblicato è “Il Pugnale dei Poeti”, un high fantasy uscito con la casa editrice Lumien, mentre sulla piattaforma Wattpad è disponibile il mio romanzo “Il ragazzo con l’aura d’argento”, un urban fantasy.