La vita è troppo breve per non rimettersi in gioco

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Fonte immagine: “Qualcosa di nuovo”, copertina, © 2020 Max Pezzali, ed. Warner Music Italy 

 

Diciamo che ho un vecchio amico. Un amico ipotetico. Chiamiamolo Max, un nome qualunque. Max mi racconta da decenni una storia che cambia sempre un po’ perché passa il tempo e cambiano le cose, ma in fondo è sempre la stessa.

 

All’inizio Max era un allegro caciarone; ma già allora ogni tanto gli scappava di raccontarmi di un amico, chiamiamolo Dario, che era stato in comunità. Ma non voleva pensare solo a questo, anzi: lui e Dario erano tosti da dio, moto da cross, zundapp su in due, in moto anche se pioveva. La sua era nostalgia, perché la comunità alla fine l’amico l’aveva portato via.

 

Ma non c’era solo questo. Lui mi raccontava questa storia per sottolinearmi che conosceva quel vuoto che faceva parte di Dario e che fa parte anche di tutti noi. Capiva perché qualcuno lo riempisse in modi che, sebbene non condividesse, in qualche modo comprendeva. Un vuoto che per quanto ci sbattiamo per conviverci, in realtà è incolmabile. Ecco, io non so di cosa (non) fosse fatto il vuoto che aveva avuto Max fino a quel momento, ma sospetto che da quando non fu più la comunità ma la morte a portare via Dario, il vuoto di Max sia diventato lui. Ho cominciato a farci caso quando ha preso a parlare di cose come “tanti anni fa, quando la vita era più facile”. E forse non ero stato troppo attento, ma era già un bel po’ che parlava degli anni di Happy Days e di Ralph Malph, che i giovani d’oggi nemmeno sanno chi fosse; del grande Real; di marche di vecchi jeans che solo io e lui ricordiamo. Che Max non era mica vecchio, all’epoca: ma già parlava delle fedi alle dita di due che porcoggiuda avrebbe potuto essere lui. Che invece stava a ripensare ai tempi in cui si andava in moto sempre in due; e ora che ci avevo fatto caso sapevo bene chi fosse l’altro.

 

Io non so quando se ne sia andato Dario, ma penso che abbia influito. Penso che Max si sia portato dietro una certa tristezza e al contempo una corazza da allora.

 

Lo capisco, perché oggi Max è diverso. Perché da allora sono passati tanti anni, anni fatti di ombre che hanno avuto il tempo di maturare, di solitudini e di altre cose che sono andate storte. Cose che la storia completa non racconta.

 

Ma anche anni in cui è riuscito a farci i conti. A scenderci a patti. Un bel giorno una carta d’identità gli ha ricordato che c’era ancora un casino di cose da fare, e lui se le stava perdendo. Che c’erano cose e persone che gli stavano rubando le energie, e forse quel vuoto stava iniziando a riempirsi.

 

Ecco, ultimamente il mio amico ha iniziato a riparlare di quel periodo, ma ha iniziato a farlo in maniera diversa. Ricorda quel periodo meraviglioso in cui loro guardavano avanti, non nello specchietto. Ad aspettare quel qualcosa di nuovo, che, forse, FORSE, finalmente, ora è arrivato.

 

Il mio amico ipotetico, l’avrete capito, è Max Pezzali. E se conoscete la sua discografia non potrete che rendervi conto che la sua ultima canzone è qualcosa di meraviglioso.


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