What’s the story? Incontri Sonori: Francesco Lettieri

Siamo qui con Francesco Lettieri, pianista e cantautore napoletano di ventinove anni, vincitore assoluto di Musicultura 2019 e del premio Bertoli, selezionato tra i sessanta semifinalisti di Sanremo Giovani 2020. Il 4 dicembre è in uscita il suo nuovo singolo “Caro me del futuro”, disponibile su tutti gli store digitali e su YouTube. Primo di sette figli, Francesco ha sempre avuto la musica nel sangue; ha cominciato a suonare il piano da piccolo, ispirato dalla madre che suonava Chopin. Scopriamo insieme Francesco ed i suoi progetti.

 

 

Partiamo dalla domanda più banale: com’è nata la passione per il pianoforte, il tuo strumento principale?

 

Ho cominciato a studiare il piano da piccolo, sarà stato a sei, sette anni, con un maestro eccezionale, Dario Candela. Ho fatto con lui due anni a Napoli, poi la mia famiglia ha scelto di trasferirsi a Varcaturo ed ho continuato a studiare da autodidatta. Studiavo di tutto: Chopin, Bach, Rachmaminoff. Al liceo ho scoperto Einaudi ed Allevi, che, comunque la si pensi su di loro, mi hanno aperto la mente: ho scoperto a 14 anni che il pianoforte poteva essere suonato non solo per la musica classica, ma anche per altri tipi di composizione. Una cosa banale, forse, ma che non mi era mai stata detta. Fu una specie di folgorazione. E cominciai a comporre. Imparai da solo a scrivere una partitura in occasione della stesura del mio primo brano:”Sulle ali di un gabbiano”, che avevo dedicato ad una ragazza, e, volendo regalarle lo spartito, avevo bisogno di scriverlo. Il liceo è stato un bel periodo, avevo un sacco di tempo per studiare tutto quello che mi piaceva al piano.

 

 

Nell’ottobre del 2018 esce il tuo primo cd, “L’alieno al cinema”, prodotto dalla Polosud Records. Quanto ha significato nel tuo percorso e di cosa parla?

 

L’alieno al cinema è stato un po’ l’inizio di tutto, la prima tappa di un viaggio, ha avuto un impatto sorprendente sulla mia carriera e sulla mia vita. E’ un album per cui ho lavorato molto duramente, e con grande attenzione: avevo addosso la responsabilità di tutte le musiche, dei testi, e di tutti gli arrangiamenti, ed era la mia prima volta. L’album parte da un concept che è legato ad un gioco che facevo da bambino con mia sorella Giulia , che ne ha curato il progetto grafico. Avevamo un grande armadio, a sei ante, e immaginavamo che , a seconda dell’anta che avessimo scelto, saremmo finiti in un mondo diverso. Allo stesso modo ogni canzone del cd è un mondo a sè, e in copertina c’è un bimbo che esce da un armadio, che è un po’ una navicella per esplorare i vari mondi. Il lavoro è stato bello, e duro, per cui ancora più grande è stata la gioia quando sono stato selezionato per i maggiori festival e concorsi italiani (Musicultura, Premio Bertoli, Premio Bindi, Arezzo Wave).

 

 

Quanto è stato difficile il percorso per arrivare fino al prestigioso palco dello Sferisterio?

 

Musicultura era il mio più grande sogno da sempre, tant’è che quando l’anno scorso mi hanno decretato Vincitore assoluto, quando cioè ho realizzato il mio sogno, c’è stato un istante in cui mi sono chiesto “ ok, e adesso che faccio? Qual è il mio prossimo obiettivo?” Mentirei se dicessi che è stato un percorso facile , quello che mi ha portato alle finali sul magico palco dello Sferisterio, anche perché è un percorso che è fatto di tante altre tappe che il pubblico non ha potuto vedere: prima di aver accesso al concorso nel 2019 avevo provato altre due volte, venendo respinto. Però è stato un percorso bellissimo, di quelli di cui apprezzi anche la fatica. Da mille siamo diventati 64, poi 16, poi 8, e poi eccoci lì su quel palco incredibile , io e la mia band, premiati da Enrico Ruggeri e Natasha Stefanenko, e poi a fare festa fino all’alba insieme a tutti gli altri . Andare su e giù per l’Italia, con un’unica spinta, un unico motivo, un unico mezzo: la tua musica. E’ una sensazione bellissima.

 

 

Qual è stata l’emozione nel vedere il tuo nome tra i selezionati per Sanremo?

 

Un’emozione grandissima, sono cresciuto con il festival di Sanremo, ho tanti ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza legati a canzoni del festival ed a momenti in cui in famiglia eravamo riuniti a guardarlo.

 

 

A quali cantautori ti senti più vicino?

 

Nel mio Olimpo personale sicuramente Zeus è Lucio Dalla, che è di una bellezza disarmante e inarrivabile , in tutto. Ogni volta che lo ascolto scopro qualcosa di nuovo da imparare: dall’arrangiamento, al modo di cantare, ai testi, quel modo che ha di raccontare le cose per immagini vividissime, struggenti, che incantano. Accanto a lui c’è Bersani, sicuramente , e altri che mi piacciono tantissimo sono Daniele Silvestri e Caparezza.

 

 

Attraversiamo un momento storico particolarmente complesso. Quanto credi che incida sul tuo mondo, quello della musica e dello spettacolo?

 

Tantissimo. Non credo di esagerare se dico che il mondo dell’intrattenimento è uno dei più pesantemente colpiti dalla situazione di emergenza in cui viviamo oggi. Però io penso che possiamo, anzi dobbiamo, come sempre nella vita, sfruttare questa fragilità come punto di forza. Dobbiamo, secondo me, trovare il modo di evolverci insieme ai cambiamenti , e non rifiutarli. Già prima dell’emergenza sanitaria il mondo dell’arte stava andando in direzione della fruizione digitale dei contenuti, il covid ha solo dato una pesante accelerata a questo processo. Per cui chi fa il mio mestiere, secondo me, non deve rigettare questa cosa, ma deve imparare a muoversi in queste nuove acque, e cercare di creare contenuti che possano essere fruiti online, trovando il modo di guadagnare da questo. Non è una cosa che mi piace, eh, io sono tutt’altro che tecnologico, tutt’altro che “social”. Dico sempre che sarei voluto nascere alla fine dell’800. Però non si può secondo me ignorare il contesto socio-economico, nel 2020, non si può pensare di essere avulsi dalla società, non ci si illuda di essere liberi se si ignora il contesto in cui si vive: “Libertà è partecipazione”.

 

 

Quali progetti hai adesso in cantiere?

 

Sto componendo tantissimo, in questi mesi, e sono molto entusiasta delle canzoni che stanno nascendo: hanno una luce nuova, che sorprende anche me. Penso che confluiranno in un album, più in là, nel 2021, per il momento il 4 dicembre è in uscita il mio singolo “Caro me del futuro”. Un brano a cui tengo particolarmente: è la storia di un uomo che, alla fine del suo percorso di vita, ritrova una lettera che aveva scritto a sé stesso da bambino, ed in cui ha nascosto il segreto della sua felicità.

 

 

Grazie Francesco, in bocca al lupo per tutto

 

Grazie alla redazione di Hermes Magazine per la bella chiacchierata!