WhatsApp: dentro o fuori?

Fonte immagine: il messaggio di WhatsApp

 

Dal 6 gennaio gli utenti di WhatsApp stanno ricevendo una notifica che li avvisa dei prossimi cambiamenti di contratto per l’uso della famosa app di messaggistica. Cambiamenti che avverranno l’8 febbraio con un aggiornamento che, come si suol dire, non si può rifiutare. Insomma, se non l’accetti sei fuori. E tra gli utenti si è già scatenato da un lato il panico e dall’altro l’indifferenza più totale perché tanto ormai lo sanno tutti: le cose cambiano, ma non cambia mai niente.

 

 

Ma cosa cambia davvero? Compreso che se non accettiamo cambia che non potremo usare l’applicazione mai più, nel caso decidessimo di andare avanti nel suo utilizzo, ecco come stanno le cose: le novità riguardano i dati dell’utente, la sua privacy, la condivisione delle informazioni con le altre applicazioni del gruppo Facebook (che per chi non lo sapesse, comprende Facebook, Messenger, WhatsApp e Instagram). Ma niente panico.

 

Nello specifico, i dati che stiamo accettando di fornire a WhatsApp riguardano i dati sulla nostra posizione, gli indirizzi IP, lo smartphone che stiamo utilizzando, il suo sistema operativo, il livello della batteria, la potenza del segnale, il browser utilizzato (questo nel caso non usassimo la app per Facebook e Instagram, sia da PC che da smartphone), quale rete mobile stiamo utilizzando, la lingua con cui lo utilizziamo, il fuso orario all’interno del quale ci troviamo e l’IMEI, il codice numerico che identifica in maniera univoca un terminale mobile. Vale a dire, cioè, esattamente tutti i dati che già forniamo a Google per poter utilizzare uno smartphone. O se preferite, alla Apple. E più o meno a tutte le compagnie fornitrici delle app che utilizziamo tutti i giorni…compreso già Facebook ed Instagram. In parole povere, il sistema di messaggistica si adegua al sistema che già è del gruppo di cui fa parte.

 

Insomma: non ci accorgeremo di nessun cambiamento. Non per questa modifica contrattuale, almeno. Al massimo le app in questione potranno essere più precise nel consigliarvi amicizie, contenuti e gruppi.

 

Veniamo tuttavia anche avvisati, nel disclaimer, del fatto che “alcune attività potranno scegliere la società madre, Facebook, per archiviare i messaggi e rispondere ai clienti in modo sicuro”. Ma è anche specificato che “Facebook non userà automaticamente i messaggi per influenzare le inserzioni che vedi, ma le attività potranno utilizzare le chat ricevute a scopi di marketing, che potrebbero includere la pubblicità su Facebook”.

 

Traducendo: dall’8 febbraio le attività che utilizzano WhatsApp business per chattare con i propri clienti potranno (e lo faranno) registrare tali comunicazioni per farne messaggi commerciali personalizzati, che poi troverete su Facebook in maniera indirizzata.

 

 

Insomma: pubblicità, pubblicità, pubblicità. La stessa che già abbiamo sul famoso social network, semplicemente più mirata. Se vi dava fastidio prima, continuerà a farlo nello stesso modo (magari meno, dato che ora potrebbero essere prodotti ancora più vicini ai vostri interessi). Se non vi dava fastidio, continuerà a non darvi fastidio. Per il momento nessuna pubblicità su WhatsApp, come in tanti paventano da mesi. Per il futuro vedremo.