EPITAFFI

L’ironia della morte: le ultime parole famose

Buon giorno miei cari impasticcati e benvenuti ad una pasticca letteraria che bramavo di scrivere da tempo immemore. Vi svelo un segreto: oltre che ad essere appassionata di libri, parole, sacre e blasfeme, scritture dall’antico Egitto fino ai giorni nostri, sono anche una fervida sostenitrice dell’importanza dell’allegria. Non quella di Mike Buongiorno, e neppure quella che pratica Lorenzo Cherubini per far invidia agli altri, ma quell’allegria che ti strappa un sorriso anche e soprattutto quando, il dolore e le lacrime fanno spazio al lutto e alla perdita. Ebbene si, fin dai tempi della mia infanzia, nonno Mario, mi portava a far visita ai nostri cari ai cimiteri e mi raccontava un sacco di storie, aneddoti e momenti delle persone che sorridevano dalla lapide. Ebbene, voi mi direte, e tutto ciò che c’entra con le pasticche letterarie? Perché in questo preciso articolo tratteremo di parole, o meglio le ultime parole famose, che sono incise sulle lapidi o commemorano autori, cantanti, e poeti. Perché si, la scrittura, ha un valore immenso, anche usata con la giusta dose d’ironia: quella di ricordare e fino dove è possibile, anche sfidando la morte per strapparci un sorriso.

Con questa raccolta vi voglio proporre una rassegna di epitaffi famosi: ovvero le frasi per lapidi scelte da molti celebri personaggi del mondo della letteratura, della musica, della politica e dello spettacolo in generale per salutare il mondo in modo allegro.

Ma prima di tutto… che significa “Epitaffio”?

Facendo le mie ricerche ho scoperto che il vocabolo Epitaffio, di per sè ci dice già tanto, infatti deriva dalle parole “elogio” e “pitaffio” che significa d’antiquato e scherzoso. Proprio come le “sacre ed allegre scritture” che vi sto per proporre.

Tra pisoli e allegria, morire ridendo sempre!

Voglio partire da uno sconosciuto Johnny per farvi apprendere quanto sia importante “andare oltre” alla morte, cercando anche in lei, qualcosa su cui ridere. Quest’uomo sulla sua lapide scriveva “Qui giace Johnny Yeast. Scusate se non mi alzo”. Semplice e diretto, una sorta di giustificazione al fatto che se sei morto, mica ti puoi alzare e stringere la mano a chiunque si appresti a portarti un saluto o un fiore, passeggiando e soffermandosi dinnanzi alla tua sepoltura. Un vero signore!

Altro simpaticone è Walter Chiari, che ci lascia con una battuta: “Non preoccupatevi! È solo sonno arretrato!” (dev’essere proprio una cosa di famiglia). Ma anche tanti altri, si riferiscono alla morte come un “letto” dove riposare dopo una vita di affanni. Pensiamo all’attrice Joan Hackett, che scrive “Andate via! sto dormendo!” invitando in modo molto “cordiale” i visitatori a non rompere i cosiddetti, durante il suo sonno eterno. C’è chi, come il conte Antoine, sempre di “dolce dormire” parla, ricordando il suo quieto pisolare scrivendo: “ Qui giace Antoine, conte di Rivarol. La pigrizia ce lo aveva rapito ancor prima della morte”.

C’è chi invece ricorda agli angeli di qualche problemino terreno come quello della sordità: “Si prega l’angelo trombettiere di suonare forte: il defunto è duro di orecchie. Come lo scrittore Georges Bernanos. Chissà se avesse avuto problemi di cecità se San Pietro l’avrebbe lasciato passare?

Marx invece, senza indugiare, anche nel regno celeste, tinge qualche nuvoletta rossa rivoluzione scrivendo: “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi. I filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi, il punto è cambiarlo.” . Vai Karl, sempre con il pugno alzato!

C’è chi invece ci ricorda che se anche muoiono i più grandi artisti di musica, quest’ultima vivrà per sempre, e ciò che stupisce è che sia stato l’attore John Belushi – uno dei due Blues Brothers – a scriverlo proprio sulla sua pietra: “Sarò anche morto, ma il rock & roll vive ancora.” E speriamo che sia di buon auspicio visto i tempi che corrono “canoricamente” parlando.

Ci sono anche grandi amori sconosciuti che se la suonano e se la cantano con i battibecchi dell’addio. “Qui giace mia moglie, come sempre fredda!” e lei su quello del marito ha fatto incidere: “Qui giace mio marito, finalmente rigido!” E speriamo, abbiano trovato la pace dei sensi, persa tra le lenzuola almeno, nel regno dei cieli.

Vi lascio con un altro grande messaggio, dandovi appuntamento per la prossima pasticca letteraria, magari approfondendo ancora meglio questo tema, Perché come ha inciso il grande Franco Califano, sulla sua tomba: “Non escludo il ritorno…”