Neppure l’oceano mare suona le sue onde come Baricco racconta Novecento

Bentrovati miei cari impasticcati di letteratura! Rieccoci nel salottino di Hermes Magazine, dedicato alle piu grandi opere italiane e non, riviste in chiave ironica dalla sottoscritta. Ma come già anticipato nell’articolo precedente (che se non avete ancora letto dovete correre a farlo) queste pasticche saranno sicuramente piu dolci e ricche di miele a differenza delle solite alle quali siete abituati, proprio perché credo che Alessandro Baricco ed i suoi libri vadano veramente trattati con  prudente cura ed immensa cautela. Adotterò infatti un linguaggio piu fine del solito per decantarvi due delle sue opere migliori, le quali mi hanno anche illuminato la vita, ovvero “Novecento” ed “Oceano mare“. Partiamo dal presupposto che oltre a questi due libri ce ne sono moltissimi altri, ma sono proprio questi titoli quelli che mi hanno presa maggiormente. E di cui sento l’estrema urgenza di parlarvi. Proprio perché hanno anche in comune una delle cose che piu mi meraviglia e mi spaventa allo stesso tempo: il mare

Novecento

Copertina Libro

“Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”.

Cinquanta pagine che condensano un’infinita empatia e sensibilità da parte dell’autore che porta il lettore a vivere uno struggente racconto di crescita in modo quasi teatrale. Tu, lettore lo vedi il Virginian quando lo leggi. Visualizzi il mare, le sue onde e perfino l’America quando ti trovi a sfogliare quelle pagine. Novecento di Alessandro non è uno dei tanti libri. È il libro. L’emblema assoluto che non è la quantità di pagine che fa la sostanza, anzi, se fossero state di piu sarebbe diventato banale. Cinquanta pagine, solo cinquanta pagine, per raccontarvi una storia, una storia importante, quella di ognuno di noi, quella dei sogni, quella della sopravvivenza, quella della vita. Una storia che non è mai banale. Eppure, è umana.

Novecento di Alessandro Baricco è un vero e proprio monologo teatrale che ha ispirato il capolavoro cinematografico di Giuseppe Tornatore, La leggenda del pianista sull’oceano. Un’opera che gli americani non esiterebbero a definire “larger than life.” Anche se, nella sua “eccessività” risulta davvero, compatto. E’ tutto li dentro. Per me quel libro equivale ad una vera e propria Bibbia, ed un’infinita fonte di citazioni che sono piu significative di quelle di “The Secret”. Eccessiva semplicità. La stessa che bisognerebbe far studiare ai ragazzini di tutto il mondo. E di tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Magari proprio attraverso le parole di Novecento. Novecento, già, che  è esattamente quello che deve essere un libro: prosa, poesia e musica.

La punta della penna di Baricco sul foglio è geniale e ci conduce sin dalle prime righe, dalla prima pagina, nel viaggio in un’ispirazione rigogliosa e sovrabbondante. La storia è nota, perché si la conosciamo tutti e se non la conosciamo, vediamo di rifarci: Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento è nato sul Virginian, grande nave che solca l’Atlantico facendo di continuo avanti e indietro tra l’Europa e l’America. E da lì non è mai sceso. Non ha mai messo piede a terra. Fino a quando, un giorno, decide che è giunto il momento di provarci.

Un monologo davvero intenso, dove ogni parola pesa sul lettore e sull’autore, dove ogni frase è un pezzo necessario al mosaico narrativo di Baricco, fortemente e saldamente attenta anche alle ripetizioni di espressioni come fossero un mantra. E lo sono davvero! Abbiate fede!

La prosa ed il racconto si alternano a passaggi di fulminea e sfuggevole poesia, che serve a dare ancora piu enfasi al racconto. Un libro che scorre via come su un mare placido, sotto il peso di una nave che porta con se la meraviglia degli occhi di chi per primo, vede l’America, anche nelle parole di Alessandro.

Un libro che lascia senza fiato, esattamente come Novecento, quando suonava gli ottantotto tasti del pianoforte che portavano all’infinito pur essendo finito. Un libro che racchiude la magia e non solo quella.

Oceano Mare

Copertina Libro

“Mi legge i libri, ogni tanto. Quelli non mi fanno male. Insomma ci sono storie anche… emozionanti, capite? Con gente che uccide, che muore… ma potrei ascoltare qualsiasi cosa se viene da un libro, questo è strano, riesco anche a piangere ed è una cosa dolce…”

Oceano Mare è senza ombra di dubbio uno dei romanzi più conosciuti e apprezzati di Baricco. Sicuramente il più poetico e sognante tra i tanti letti. Al suo interno è suddiviso in altri tre piccoli libri: Locanda Almayer, Il ventre del mare e I canti del ritorno.

La peculiarità di questo romanzo, reperibile anche in altri scritti di Baricco, seppur marginalmente, è il suo stile: Oceano mare è, infatti, un mix ricco di emozioni e sensazioni, scandite da dialoghi, scenari e immagini che quasi si proiettano nella mente di chi si immerge nell’ammaliante lettura senza lasciare troppo spazio alla narrazione. Esattamente come Novecento, le parole di Baricco ci mostrano uno scatto, una fotografia. Anzi meglio ancora un dipinto surrealista, nel quali si possono scrutare tutti gli aspetti e le mille sfumature di una realtà immaginaria che sta alla base della storia, grazie alle dettagliate e allusive descrizioni di luoghi e personaggi.

Come già accennato prima, in questo romanzo, non vi è una trama lineare, definita, nel racconto è presente un continuo intreccio di storie di persone molto diverse tra loro, ma accomunate da una di quelle cose che spesso dimentichiamo quando scriviamo o leggiamo un libro: la ricerca, non di un obiettivo ma di se stessi. Un estenuante ricerca di se stessi espressa mediante paure, aspirazioni, pene da espiare, vendette e sensi di colpa.  Il tutto accade in un ambiente a dir poco surreale e magico: la locanda Almayer, situata in una fantomatica spiaggia a due passi dal mare, che altro non è che il vero protagonista nonché autore della storia.

Questo ostello appare gestito da bambini molto particolari dotati di immensa “empatia”, e cio’ indice subito a pensare alla grande importanza che l’autore riserva al mondo interiore di ogni persona. Qui si perderanno e si ritroveranno diversi personaggi: Plasson, ambizioso pittore che dipinge i suoi quadri esclusivamente con l’acqua salata, passando intere giornate sulla riva, con il pennello in mano, alla ricerca degli occhi del mare: ovvero le navi; il Professor Bartleboom, geniale ideatore di un’enciclopedia sui limiti, volenteroso di studiare i confini del mare per arricchire la sua opera. Che poi il mare li avrà davvero sti confini? Un dettaglio romantico di questo personaggio è che scrive lettere d’amore alla donna della sua vita anche se non l’ha ancora incontrata. Li chiude in un cofanetto di mogano da consegnarle  il giorno, conquisterà il suo cuore, così da poter dirle solennemente la fatidica frase che si prepara da anni: “ti aspettavo”.

Il personaggio che piu mi piace pero è lei. La dolcissima Elisewin, aristocratica ragazza con una sensibilità dell’altro mondo, che ritroverà nel mare l’ultima speranza di guarigione dalle sue innumerevoli paure. Diciamo che forse è proprio per questo che rende questo manoscritto, uno dei romanzi che sento piu nelle mie corde.

Un romanzo del quale non vi voglia svelare il finale ma che mi sento di consigliarvi, per conoscervi, e conoscersi meglio. Un romanzo che legge dentro, esattamente come gli occhi dell’amore che puo fare tanta paura, ma possiede la stesso incanto del mare.

E siamo giunti, alla fine di questa pasticcotta di zucchero e miele, alla prossima riunione tra letterati. Vi aspetto!