Bentrovati miei cari lettori della rubrica piu simpatica della letteratura italiana, o meglio, quella che ve la fa piu amare perché non vi “ammorba” come i professori alle superiori.
Continuiamo, anche oggi, il nostro cammino addentrandoci nella corrente verista decantata dal caro e amato Giovanni Verga, colui che mentiva solo sulle sue misure prostatiche, ma mai sulle società del suo tempo che risultano talmente attuali, da sembrare quasi consenzienti all’approvazione del DDL ZAN.
Analizzeremo la sua novella più famosa: “Rosso Malpelo” (che non riguarda il principe Henry, tranquilli!) “La lupa” (che non è la madre di Romolo e Remo) ed il suo romanzo più conosciuto: “I Malavoglia”.
Rosso Malpelo
Rosso Malpelo è una “novella” ovvero una sorta di racconto nei racconti, che comparve per la prima volta su Il Fanfulla nel 1878 e che venne in seguito raccolta e pubblicata nel 1880, insieme ad altre novelle uscite nel 1879-1880 nel conosciutissimo “Vita dei campi”.
Tutto ruota intorno a questo strano ragazzo che tutti chiamano Rosso Malpelo. Egli veniva descritto come satana in persona solo perché lo contraddistingueva il color carota sui capelli. E pensate, non aveva nulla a con che vedere il caprone. Probabilmente non tifava nemmeno Milan. In parole semplici Verga, decide di presentare al lettore un personaggio scorbutico e poco affine alla vita “pace, amore e gioia infinita” anche attraverso una connotazione fisica che lo rendeva agli occhi della gente “il cattivo”. Ed invece, nonostante i suoi modi rudi, rappresentava quella fetta di società arrabbiata con il mondo “nobile” che molti, per paura nascondevano.
La Lupa
La lupa è una novella di Verga, che ha come protagonista centrale una donna. La trama è ambientata in un piccolo paese in Sicilia. La protagonista porta il nome Gnà Pina, che viene soprannominata da tutta la comunità “La Lupa” per il suo comportamento e del suo fisico molto sensuali. Le altre donne del paese osservano questa donna con un misto di invidia e paura tanto che, quando la vedono camminare da sola, arrivano addirittura a farsi il segno della croce. In effetti La Lupa, viene comunque descritta dall’autore come una vera e propria mangiatrice di uomini, in grado di ammaliare anche il genero. Il quale non resisterà alla tentazione e cederà alla bellezza malefica della “sciura” Pina.
Ovviamente anche qui l’accento si pone sulla descrizione e sui fatti che segnano la vita di questi personaggi, additati da tutti come “cattivi”
I Malavoglia
Il romanzo si svolge sempre nel sud del nostro paese. Precisamente ad Aci Trezza, in provincia di Catania. Il racconto fa parte de “Il ciclo dei vinti” dove l’autore cerca di dare spazio, come ha sempre fatto, ai più deboli e soprattutto alla diversità che li contraddistingue. Al fatto di essere comunque legati alla famiglia, alle responsabilità e all’importanza del sacrificio.
L’uguaglianza tra chi si fa la guerra perché povero, è parte integrante degli scritti dell’autore. In questo preciso romanzo si narrano infatti le avventure e disavventure della famiglia “Toscano”, dedita al lavoro della pesca in mare.
Oggettivamente sia nelle novelle che nei romanzi, Giovanni Verga, non da la possibilità di un riscatto sociale o a sti poveri martiri e nemmeno consente una scalata verso le ricchezze altrui, eppure, nonostante il loro sentirsi più fragili, poveri, diversi li rende di per se, già vincitori. Cosi come sono
Grande importanza dovrebbe venire data ai temi attuali, che ricorrono nelle pagine e in ogni personaggio trattato
Ma la domanda di questo articolo è una sola:
Per quale ragione Verga e i suoi personaggi dovrebbero approvare una legge come quella del DDL ZAN?
Perché, secondo me, tutelare la diversità dal disprezzo altrui, è una delle nozioni fondamentali, che troviamo anche tra le sue pagine. Ce lo diceva già Giovanni ai primi del 900, quanto è bello (anche se difficoltoso) distinguersi, e noi, nel 2021 siamo ancora qui, ad aspettare che qualcuno faccia giustizia a quelli che nelle differenze sociali, di colore della pelle, economiche ci vedono ancora un limite.
Forse dovremmo svecchiarci, oppure tornare indietro nel tempo. Fate vobis!
Alla prossima pasticca!
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.