Fonte foto: Santuario di Santa Rosalia
Palermo è uno scrigno di storia e di storie. I tanti dominatori hanno lasciato non solo impronte del loro passaggio, ma anche tracce nel folklore della regione e delle singole città.
La tradizione religiosa in Sicilia si respira con l’aria. La città più importante della Sicilia non può sottrarsi alla storia e alla manifestazione di felicità e dolore che ha accompagnato la vita del capoluogo siciliano.
“U fistino”, il festino che ogni anno viene dedicato alla patrona della città, Santa Rosalia, è la prova del profondo amore e rispetto che lega la storia e la religione di questa grande città.
È un legame fatto di gente e di appartenenza. Risale a un tempo lontano e ai segni profondi lasciati dall’epidemia di peste che sconvolse la Sicilia dal 1624.
La storia
È il 7 maggio del 1624 quando nel porto di Palermo attracca un vascello proveniente da Tunisi. Il Senato della città si oppone allo sbarco dei passeggeri, sospettando un focolaio di peste a bordo. Ma il Vicerè Emanuele Filiberto, attratto da “mercanzie e ricchi doni” inviatigli dal re di Tunisi, non sente ragioni e accoglie gli imbarcati, agevolando così, di fatto, il diffondersi dell’epidemia. In pochissimi giorni la peste si diffonde e comincia a mietere vittime.
Santa Rosalia appare in sogno a più di un palermitano e guida il ritrovamento delle sue stesse ossa, abbandonate sul Monte Pellegrino. Mentre in città si combatte, per come era possibile in quell’epoca, contro l’avanzare del virus mortale, i ritrovamenti delle reliquie della Santa impegnano i religiosi, che affidano la loro speranza alle promesse che Santa Rosalia ha fatto ai fedeli che l’anno incontrata in sogno: se crederanno in lei, la peste sarà debellata.
Nell’agosto del 1624 il Vicerè Emanuele Filiberto muore, vinto dalla virulenza di quella peste che proprio lui aveva contribuito a diffondere.
Dopo un lungo iter che doveva servire a dare autenticità alle ossa ritrovate, il Senato accetta le conclusioni presentate dal Cardinale Giannettino Doria. Il Senato e la Chiesa dispongono per la prima processione in onore della Santa: si svolgerà il 9 giugno 1965. Il miracolo giunse proprio in occasione di quella prima grande riunione di persone: il contagio, invece di diffondersi, finì.
La vita con le libertà di riunione e circolazione di persone e cose riprese liberamente.
Santa Rosalia fu iscritta nel Martirologio, al giorno 15 luglio con questa motivazione: “A Palermo invenzione del corpo di S. Rosalia Vergine palermitana che sotto il Pontificato di Urbano VIII, ritrovato miracolosamente, liberò la Sicilia dalla peste nell’anno del giubileo.”
Da quel tempo ogni anno, nella notte tra il 14 e il 15 luglio, i fedeli palermitani accompagnano il Carro della Santuzza nel suo cammino dalla Cattedrale. Il culmine della manifestazione è sancito dallo spettacolo di fuochi d’artificio che illuminano la città.
La festa
In realtà la festa di Santa Rosalia ha inizio il 10 luglio e dura 5 giorni. Per i primi tre giorni è il preparativo quello che coinvolge i palermitani, prima della grande celebrazione.
Il Carro trionfale porta in giro per le strade il suo significato simbolico. I musici si accomodano sul carro a forma di vascello. A poppa la statua di Santa Rosalia rappresenta la vittoria sulla peste. Un momento di ringraziamento da parte dei cittadini riconoscenti e devoti.
Sarà poi la processione, che porta in mezzo alla gente le reliquie della Santa, a raccogliere la sincera religiosità dei palermitani che si uniscono nel grido di “Viva Palermo e Santa Rosalia”
Il folklore
Spettacoli, cortei e luminarie, suoni e colori di una Palermo che svela il volto più vero della sua vita interiore, sono i particolari di questa straordinaria festa che unisce sacro e profano, ma che riesce da secoli a cementare l’identità di un popolo.
Non mancano le delizie della cucina siciliana e palermitana in particolare: la pasta con le sarde, il polpo bollito, lo sfincione e tante altre prelibatezze che deliziano non solo i palermitani, ma anche i tantissimi turisti che si uniscono ai festeggiamenti.