Piera Vitali, la “Biondina della Val Taleggio”

Piera Vitali, la “Biondina della Val Taleggio”

Piera Vitali nasce nel 1923, il 19 dicembre, a Settimo Milanese. La guerra è finita da poco ed il Paese si sta rimettendo in piedi. Ha diciassette anni quando scoppia la seconda Guerra Mondiale e non starà in disparte ad aspettare che finisca.

Piera Vitali, la “Biondina della Val Taleggio”

Fonte foto: ecodibergamo.it

Origini

E’ ancora una bambina, Piera Vitali, quando la sua famiglia si trasferisce a Sottochiesa di Taleggio, in provincia di Bergamo. La sua infanzia scorre normalmente fino ai diciassette anni quando l’Italia entra, di nuovo, in guerra. Un po’ alla volta il conflitto arriva anche nelle valli della bergamasca e lei non sopporta quello che vede. A vent’anni entra nella Resistenza.

La lotta di Liberazione

Assieme al fratello Vitalino entrano nella 86° Brigata Garibaldi “Issel”. Piera svolge il ruolo di staffetta garantendo il collegamento tra le unità partigiane che operano tra la Val Taleggio, la Valsassina e la Val Brembana. Si conquista sul campo il soprannome di “Biondina della Val Taleggio”. Non si limita, però a questo. Nel 1944 è nella squadra che cattura un alto ufficiale della Gestapo. Successivamente viene incaricata di portare in salvo la moglie di un capitano partigiano che abita a Primaluna dove è imminente un rastrellamento fascista.

Piera Vitali, la “Biondina della Val Taleggio”

Fonte foto: oipartigiani.it

La cattura

A Piera viene affidata una lettera di presentazione e con quella si avvia. Nonostante la sua esperienza viene fermata e catturata. Non ha con sé i documenti ma quella lettera potrebbe essere la sua rovina. La fa a pezzi che poi nasconde tra i mattoni del pavimento. Le guardie, però, la trovano e riescono ad identificarla. La Biondina della Val Taleggio è ben nota ai fascisti che, ora che l’hanno catturata, contano di farsi raccontare molte cose da lei.

Le torture

Vogliono informazioni sulle brigate partigiane tra le quali Piera si muove. La mettono al muro fingendo una fucilazione, ma lei non cede. Mantiene un silenzio che, agli occhi dei suoi aguzzini è una sfida inaccettabile. Viene trasferita nel carcere di Monza, dove la passano ai nazisti, e poi a San Vittore dove furono detenuti anche Indro Montanelli, Mike Bongiorno e Liliana Segre con suo padre.

Piera Vitali, la “Biondina della Val Taleggio”

Fonte foto: tusciaweb.eu

Resistere, resistere, resistere

Scrive sui social lo storico Leonardo Cecchi a proposito della prigionia di Piera:

“Botte, schiaffi, minacce. Ma lei non fece i nomi dei compagni. Si scomodò persino un colonnello della Gestapo per lei. Prima provarono a comprarla. Poi, quando la sua risposta fu il silenzio, la torturarono. E lei, di nuovo, non parlò. Però magari ucciderla lì sarebbe stato poco per questa partigiana che non parlava, che resisteva alle torture e li insultava col suo silenzio. Quindi ebbero l’idea: spedirla in un campo di concentramento”.

Piera Vitali, la “Biondina della Val Taleggio”

Fonte foto: bergamonews.it

La fuga

Piera viene caricata su un mezzo che la porterà in Germania. Con lei ci sono altri partigiani che lei coinvolge nel suo piano. Rompono un vetro e, approfittando della distrazione delle guardie riescono a scappare. Piera arriva a casa il 30 dicembre 1944. Scrive ancora Leonardo Cecchi:

“Così Pierina riconquistò la libertà. La libertà di tornare a combattere come partigiana. La libertà di vivere una vita da italiana e da donna libera”. Una volta terminata la Guerra Pierina venne riconosciuta Partigiana Combattente e gli Alleati le assegnano il Certificato al Patriota.

Piera Vitali, la “Biondina della Val Taleggio”

Fonte foto: noipartigiani.it

Pierina ha voluto vivere fino alla fine da donna libera, forte e coraggiosa com’è sempre stata rimanendo iscritta fino alla sua morte all’Anpi di Bergamo. Con lei, il 16 febbraio 2020, ci ha lasciato un gran pezzo di Storia del nostro Paese.