Fonte foto: fondazione-teatro-di-san-carlo
Il Teatro San Carlo, sito nel cuore di Napoli, gode di un doppio primato. È il teatro più antico d’Italia e del mondo. Una possente struttura che emana un profumo di storia, ricca di successi e grandi traguardi.
Uno spettatore di un certo calibro, Stendhal, così lo definiva nel 1817:
Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita. […] Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea.
Dunque, nel 1737, accanto a Piazza del Plebiscito, simbolo della città di Napoli, sorge quello che è stato definito il tempio lirico italiano. Il Teatro di San Carlo è stato costruito per volontà del Re Carlo III di Borbone con l’intenzione di dare alla città un nuovo teatro che rappresentasse il potere regio. Il progetto venne affidato all’architetto G. A. Medrano, Colonnello Brigadiere spagnolo di stanza a Napoli, e a A. Carasale, il quale lo completa in circa otto mesi. L’inaugurazione, avvenne simbolicamente la sera del 4 novembre, nel giorno dell’onomastico del sovrano.
La storia del teatro
Nel corso delle prime quattro stagioni teatrali, è Casarale l’imprenditore-impresario del Teatro. È questo un periodo d’oro. Gli autori più rappresentati sono Leonardo Leo, Niccolò Porpora, Leonardo Vinci e Domenico Sarro. E ancora, J. A. Hasse, il Sassone, G. Latilla, Niccolò Jommelli, Baldassarre Galuppi, Niccolò Piccinni, Antonio Sacchini, Tommaso Traetta e Giacomo Tritto.
Il XVIII secolo vede anche l’arrivo, al Teatro San Carlo, di Christoph Willibald Gluck, chiamato a Napoli dall’impresario Tufarelli per tenere a battesimo la sua Clemenza di Tito (1752) anticipando Johann Christian Bach che tra il 1761 e l’anno successivo firma due titoli, Catone e Alessandro.
È in questo teatro che nacque la Scuola Napoletana, punta di diamante del mondo musicale europeo, i cui maestri principali furono Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello, che diressero l’Orchestra del San Carlo. Dunque, un contenitore culturale partenopeo che canta e incanta, attirando spettatori da ogni angolo del mondo.
Nell’Ottocento Napoli splende tra le città europee, con quasi mezzo milione di abitanti e il vivace flusso dei visitatori attratti dalla voga del Grand Tour. Con l’ascesa al trono di Murat nel 1808 e la gestione di Domenico Barbaja, dal luglio del 1809, si apre un nuovo capitolo nella storia del Teatro di San Carlo. Si aprono le stagioni dirette da Rossini e Donizetti e il Real Teatro assume anche una sfumatura popolare. Tantissimi altri artisti, i più eccelsi, hanno calcato le scene di questo intramontabile teatro, come Niccolò Paganini, Vincenzo Bellini, Saverio Mercadante e Giuseppe Verdi, che composero per il San Carlo moltissime opere. Insomma, il Teatro di San Carlo è sin dalla sua nascita fulcro dell’opera lirica e del balletto classico in Italia e in Europa in grado di richiamare illustri personalità di fama internazionale, tra cui anche Bach, Händel, Mozart.
Questa splendida struttura vanta la prima pianta a ferro di cavallo, modello del classico teatro all’italiana. Da allora, su questo modello, furono costruiti i successivi teatri d’Italia e d’Europa. I colori dominanti all’interno della sala sono il rosso e l’oro. Sul palco reale è situato lo stemma sabaudo voluto dai Savoia dopo l’Unità d’Italia, in sostituzione del preesistente stemma del Regno delle Due Sicilie che, invece, fu ripristinato sotto l’arco di proscenio. Sul soffitto è situata una grande tela che misura 500 metri quadrati, realizzata da Antonio, Giovanni e Giuseppe Cammarano, e che raffigura Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti del mondo che raffigura una scena in cui Apollo indica ad Atena (il Sole) le arti. Tra le figure presenti ci sono anche quelle di Dante, Beatrice, Virgilio ed Omero.
Una raffinata classicità destinata a protrarsi orgogliosamente nel tempo.
Laureata in Lettere e in Filologia Moderna, nasce a Napoli il 10/09/1989 e vive a Parete, in provincia di Caserta. Sposata, madre di Michele e spesso dedita con passione all’arte culinaria. Docente presso un istituto d’istruzione superiore e giornalista pubblicista, iscritta all’albo dal 28 gennaio 2019, nutre una certa passione per la scrittura prosastica e poetica. Come l’araba fenice costituisce il suo esordio narrativo.