Quando torni da un concerto è sempre una tragedia, quando, però torni da un concerto a San Siro è un dramma apocalittico. Quando torni da San Siro dopo un concerto dove hai praticamente cantato la tua infanzia, adolescenza e pure gioventù sei fregato del tutto, perché indietro non si torna eppure tu vorresti essere ancora là. E’ quello che succede a me, ma credo a molte altre persone, ogni volta, ma stavolta, stavolta ragazzi è ancora piu dura.
92… rullini kodak pieni di fotografie
Era il ’92 quando gli 883 planavano nella sfera musicale italiana grazie a due ragazzi che hanno cantato con un pizzico di ironia le tragicomiche vicende dei giovani di quegli anni, gli 883, Pezzali e Repetto, che altro non era che il nome di una nota moto Harley Davidson. Da lì, il delirio, ed è il caso di dirlo, non era solo pop quello che si ascoltava, era una buona miscela di incazzatura, allegria, amore, sesso e tutto il resto. Max e Repetto, seguiti costantemente da Claudio Cecchetto, hanno sbancato il lunario, cantando la vita di ognuno di noi. Eppure, come le piu belle storie d’amore di sempre anche il loro idillio musicale, ha visto la fine, ma lo sappiamo no…”a volte ritornano”.
San Siro e gli 883
Ed è successo trent’anni dopo, trent’anni dopo tanti successi, canzoni, a marchio Pezzali (anche se l’883 è sempre stata la motrice costante del suo successo) quando finalmente, i due ragazzi di provincia, ormai uomini, si sono ritrovati e si sono detti, “perché non ci proviamo?” ed è qui che è nato il piu grande progetto musicale dei nostri tempi (a mio avviso). Perché sapete, le canzoni di Max e compagnia bella sono di tutti, non ci scappi proprio. Nonni, genitori, figli, figli dei figli, colleghi, amori perduti, mariti cornuti, di tutti… Ed è per questo motivo che in due serate completamente sold out, più di 120.000 persone hanno intonato parte del repertorio piu conosciuto di Pezzali senza sbagliare una sola parola.
Il megaconcerto
Fonte foto: Gaetano Passarelli
Quello al quale ho partecipato io è stato il secondo concerto sotto il cielo infuocato di Milano, allo stadio intitolato a Giuseppe Meazza. A vederlo da fuori San Siro fa paura, a vederlo pieno di gente, io non so cosa si provi dal palco, ma da spettatrice ti senti un po’ un pezzettino della vita di tutte quelle persone. Almeno in parte sai che in un modo o nell’altro, anche loro hanno vissuto quelle canzoni esattamente come le hai sentite ( e strasentite) tu.
La scaletta
Si comincia con “La Lunga estate caldissima” e da subito si scaldano gli animi di tutti, già accaldati, ma il caldo ecco, sembra aver lasciato spazio all’euforia. Si salta, e non si smette, perché poi è la volta di “Sei un mito”, seguito da una coreografia d Arbre Magique, danzanti. “Gli anni” infuoca lo stadio, è tutto un piangere, un cantare, un ripiangere e di nuovo cantare a squarciagola, poi è la volta de “Lo strano percorso”, seguito a ruota dalla bellissima Rotta per casa di Dio ( che io mi sentivo proprio lì in paradiso).
L’amore, i medley, i featuring
Ed in piu ancora “Una canzone d’amore”, “Come mai”, “Se tornerai”, “Ti sento vivere” e “Nient’altro che noi”, che se stringi forte chi ami a quaranta gradi di notte, solo per stare abbracciati, durante quelle note allora l’amore esiste per davvero. E poi ancora hit come “La dura legge del goal”, con palloni gonfiabili tra il pubblico “Hanno ucciso l’uomo ragno” ( cantata con Repetto). La bellissima “Nord Sud Ovest Est” con la collaborazione di Paola e Chiara. “Sempre noi”, invece nella serata di venerdì eseguita con lo zio Ax!
Per non parlare delle vecchie ma sempre attuali: Jolly Blue, Week End, Non me la menare, 6 1 Sfigato, Te la Tiri e gli avvoltoi, Con un deca che hanno fatto tremare la terra sotto ai piedi a tutti
Il gran finale
Insomma, il gran finale, lo si fa, con “Come Mai”, cantata tutti insieme, ospiti e pubblico compresi. Ma quella che vi propongo, è quella che ho apprezzato di più: Il grande incubo, che è stato anche un modo simpatico per ringraziare i ragazzi della band.
La mia recensione dal cuore
I ringraziamenti doverosi (che non fa mai nessuno)
Grazie Max Pezzali, grazie San Siro. Grazie a tutto lo staff del concerto, quelli sopra e quelli sotto al palco. Grazie ai rigger quelli che hanno montato le casse che sparavano tutta la vita in musica che mi mancava. E grazie anche a quello che alla fine mi ha dato prova della sua grande agilità salendo come un felino a spegnere i motori delle teste mobili – si è meritato il mio “se non sali fino all’ultimo noi non ce ne andiamo” come incoraggiamento.
Tecnici, sicurezza, fonici, videomaker
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.