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Poche forme espressive sanno trasmettere in un istante l’angoscia che provoca la guerra come le opere d’arte. La Storia è purtroppo costellata di migliaia di conflitti, e altrettanti sono gli artisti che, colpiti dalla tragicità degli eventi cui hanno assistito, hanno fissato per sempre nei propri quadri le emozioni che hanno provato.
Ripercorriamo insieme le cinque opere di più alto impatto, dall’epoca rinascimentale fino ai giorni nostri.
La battaglia di San Romano di Paolo Uccello
Nei dipinti quattrocenteschi tutto era luminoso, bello e pulito. Non a caso Paolo Uccello, artista a cavallo tra lo stile tardogotico e l’epoca rinascimentale, ci restituisce nel suo celebre trittico dedicato alla Battaglia di San Romano, lo storico scontro tra fiorentini e senesi, una rappresentazione della guerra quasi idilliaca, tanto che perfino le tele in cui appaiono dei cadaveri hanno un certo fascino, grazie ai colori vivaci e all’impareggiabile gioco di prospettiva.
Ciò non toglie che l’autore fu magistrale nel rappresentare le scene concitate che avvengono durante una battaglia, raffigurando condottieri eroici che si gettano nella mischia, destrieri imbizzarriti e cavalieri che soccombono dopo essere stati disarcionati.
Guernica di Pablo Picasso
Mentre il quadro precedente era un esempio di grazia e leggerezza, in una scena di battaglia resa con i colori accesi di lance, stendardi e bardature dei cavalli, Guernica, con il suo uso devastante di bianco, nero e grigio, scaraventa lo spettatore di fronte agli aspetti più drammatici della guerra.
Il quadro è stato dipinto da Pablo Picasso per commemorare il bombardamento della città di Guernica, avvenuto il 26 aprile 1937 durante la guerra civile spagnola. Le figure stilizzate e deformi dalla grandezza volutamente esagerata, la disperazione dei volti e i gesti d’angoscia, come le braccia alzate proprio verso quel cielo da cui è giunta la devastazione, rendono questo dipinto un’opera dall’impatto fortissimo, capace di commuovere fino alle lacrime per la sua vibrante crudezza.
3 maggio 1808 di Goya
Là dove il trittico di Paolo Uccello raffigurava solo pochi cadaveri, ricoperti per intero dall’armatura e senza alcuna traccia di sangue, e il dipinto di Pablo Picasso trasmetteva con efficacia la tragicità degli eventi grazie all’assenza di colore, qui il sangue c’è, ed è tanto: la pozza vermiglia che si allarga sotto alla vittima della fucilazione è un pugno nello stomaco che lascia senza parole.
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Creata da Goya nel pieno della maturità, quando aveva 68 anni, l’opera 3 maggio 1808 rappresenta le esecuzioni delle truppe madrilene effettuate dall’esercito francese durante l’occupazione della Spagna. L’intero dipinto rimane impresso per la sua drammaticità, ma è indimenticabile soprattutto l’espressione del bracciante in camicia bianca, che condensa al tempo stesso rabbia, incredulità e terrore; sembra quasi che l’uomo, sollevando le braccia di fronte all’armata nemica, voglia sfidare i propri aguzzini a sparare.
La guerra di Otto Dix
Con questo complesso di quadri di impostazione classica, quattro pannelli con predella che richiamano i trittici di epoca medioevale, Otto Dix mette in scena la prima vera guerra moderna, la dolorosa Prima Guerra Mondiale che ha provocato milioni di morti e cambiato per sempre il modo di condurre un conflitto.
L’effetto di questa composizione, nei toni del grigio ferro e dell’ocra, è spaventoso. Gli uomini ritratti, che marciano in mezzo alla nebbia coperti dalla maschera anti gas, sembrano quasi degli alieni, ma si trasformano in creature tragicamente carnali nel momento in cui vengono rappresentati sotto forma di cadaveri, dopo un bombardamento che ha devastato il fronte e lasciato dietro di sé solo rovina.
Il volto della guerra di Salvador Dalì
Per rappresentare la potenza annichilente della guerra non è sempre necessario riprodurre delle battaglie o dei soldati impegnati in uno scontro; si può ricorrere anche a dei simboli, e in questo Salvador Dalì è un maestro.
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Nel suo Il volto della guerra, infatti, l’artista riproduce un viso scheletrico, consumato dai vermi e privo di occhi, all’interno delle quali orbite ci sono altri volti uguali al primo, divorati dai vermi e privi di occhi…
Il risultato di questa raffigurazione senza fine è agghiacciante e raggiunge all’istante l’anima dello spettatore, facendolo rabbrividire per lo spavento.
Appassionata di lettura fin da bambina, amo scrivere storie che mi fanno sognare, soprattutto di genere fantasy, fantascienza e romance.
Sulla rivista Il lettore di fantasia ho pubblicato il racconto di fantascienza “Il pianeta della memoria”, con la casa editrice Delos Digital il racconto lungo di genere chick lit “Fil Rouge”, con la casa editrice Wizards & Blakholes i racconti lunghi “L’orologio della verità”, “Alizée” e “Il drago d’acciaio”, e con Nativi Digitali Edizioni il romanzo “Fernweh”, di genere fantascientifico.
Il mio ultimo romanzo pubblicato è “Il Pugnale dei Poeti”, un high fantasy uscito con la casa editrice Lumien, mentre sulla piattaforma Wattpad è disponibile il mio romanzo “Il ragazzo con l’aura d’argento”, un urban fantasy.