Al Museo Civico di Zoologia di Roma, dal 16 ottobre 2021 al 16 gennaio 2022, sono in mostra le 22 sculture dell’artista norvegese Elena Engelsen per una personale dal titolo For the Love of Animals.
E di grande amore per gli animali davvero si tratta, poiché la scultrice nordica ne ha fatto il nucleo centrale della sua ricerca artistica. Ispirandosi al movimento dell’animalismo storico-artistico, corrente originata da un gruppo di artisti francesi tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, che ha avuto un incremento di notorietà grazie ad artisti quali Antoine-Louise Barye e Rembrandt Bugatti, la Engelsen ha esplorato il ritratto delle creature viventi non umane in tutte le loro angolazioni e con l’utilizzo di una molteplicità di materiali, dal marmo al bronzo.
In questo modo, oltre alla sua conoscenza pressoché perfetta di anatomia e morfologia animale, l’artista norvegese esprime la sua empatia nei confronti di tutti gli animali, dai più piccoli, come la lumaca e il porcellino di terra, ai vertebrati, alcuni minacciati di estinzione.
Immortalati in espressioni che ce li rendono vicini, pur nel rispetto della loro biodiversità e senza alcun eccesso di antropomorfizzazione, gli animali di Elena Engelsen incentivano l’uomo a responsabilizzarsi non solo nei loro confronti ma di quelli dell’intero pianeta, spingendolo a ripensare una convivenza rispettosa e armonica con l’ambiente.
Nella mostra romana, a cura di Thomas Thiis-Evensen, e promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, il corpus di 22 sculture posizionate lungo il perimetro della Sala della Balena invita ad un viaggio nel mondo animale. Dalla fragilità dell’orso polare all’espressione corrucciata del gorilla, dall’eleganza del camaleonte al pangolino avvolto su sé stesso, ci si sente immersi nell’universo animale come spettatori silenti che li hanno potuti cogliere, fermare, in un istante di vita cristallizzato nel tempo.
Fonte immagine: kunstnerforbundet.no
Emerge quasi un sentimento di timore religioso, di rispetto, come quando si è, a Pompei, messi di fronte a quegli attimi di vita bloccati per sempre nella fissità delle pose. Gli animali della Engelsen hanno la vitalità delle loro espressioni, che li rendono presenti anche se bloccati nel movimento in cui sono stati scolpiti.
La sensazione che si prova è come quella che si avrebbe ad entrare in punta di piedi in un mondo che non ci appartiene, pur se ci vive a fianco. Le tre colonne in cui culmina il percorso scandito dalle sculture dell’artista norvegese sono sormontate da tartarughe, tapiri e antilopi a rappresentare simbolicamente la sacralità di queste specie e dell’intero luogo Altro creato dalle opere di Engelsen.
E ci si sente come se si avesse fatto un viaggio. Nel mondo animale, ma anche nell’amore, quello della scultrice Elena Engelsen, che vuole sensibilizzare le coscienze attraverso l’universalità dell’arte. For the love of animals.
L’esibizione, ospitata al Museo Civico di Zoologia di via Ulisse Aldovrandi 18, Roma, è aperta da martedì a domenica dalle ore 9.00 alle 19.00 (la biglietteria chiude un’ora prima). Giorni di chiusura: lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio.
Si consiglia il preacquisto online del biglietto al sito.
Scrivo da sempre. Da quando ancora non sapevo farlo, e scrivevo segni magici sulle tende di mia nonna, che non sembrava particolarmente apprezzare. Da quando mio nonno mi faceva sedere con lui sul lettone, per insegnarmi a decifrare quei segni magici, e intanto recitava le parole scritte da altri, e a me sembravano suoni incantati, misteriosi custodi di segreti affascinanti e impenetrabili, che forse, un giorno lontano, sarei riuscita a comprendere e che, per il momento, mi limitavo ad assaporare sognante. Sogno ancora, tantissimo, e nel frattempo scrivo. Più che posso, ogni volta che posso, su ogni cosa mi appassioni, mi incuriosisca o, più semplicemente, mi venga incontro, magari suggerita da altri.
Scrivo per Hermes Magazine e per altri siti, su vari argomenti, genericamente raggruppabili sotto il termine di “cultura“. Scrivo anche racconti, favole, un blog che piano piano prende forma, un libro che l’ha presa da un po’ e mi è servito a continuare a ridere anche quando tutti intorno a me sembravano impazzire (lo trovate ancora su Amazon, mai fosse vogliate darmi una mano a non smettere di sognare).
Scrivo perché vorrei vivere facendolo ma scriverò sempre perché non riesco a vivere senza farlo.
Scrivo perché, come da bambina, sono affascinata dal potere di questi segni magici che si trasformano in immagini, in pensieri, in storie. E, come da bambina, sogno di possedere quella magia che permette loro di prendere vita dentro la testa e nell’immaginazione di chi li legge.