I Girasoli simbolici di Van Gogh

I Girasoli simbolici di Van Gogh

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Se siete amanti del pittore più noto dell’Ottocento, probabilmente saprete che, oltre l’amatissima “Notte stellata”, c’è una produzione artistica pullulante di meravigliosi girasoli, fiori inusuali al tempo che celano sensazioni controverse.

Come affronta e rappresenta Vincent Van Gogh, un artista così tormentato ed inquieto, un genere così tradizionale come quello della natura morta?

Quella de “I girasoli” è una serie di dipinti ad olio realizzati dal grande pittore olandese nel periodo tra il 1887 e il 1889.

Fonte foto: ArteSvelata

La serie di girasoli parigini

La capitale francese a fine ‘800 era considerata la culla delle maggiori correnti artistiche dell’epoca, il centro pulsante dell’attività artistica, per questo motivo Vincent si trasferì a Parigi per respirare e lasciarsi avvolgere da un’atmosfera rinnovata ed internazionale. È lì che entrò in contatto con i protagonisti più rilevanti della scena artistica dell’epoca; Paul Cézanne, Henri de Toulouse-Lautrec, Georges Seurat e, soprattutto, Paul Gauguin. Proprio con quest’ultimo si creò almeno inizialmente, un sodalizio fruttuoso sfociato purtroppo ed in breve tempo in una profonda e controversa amicizia.

 

Fonte foto: ArteSvelata

 

La prima serie di girasoli, vennero dipinti dall’artista olandese a Parigi, nella tarda estate del 1887. Si tratta di quattro nature morte con girasoli recisi, effigiati nel momento di sfioritura. Oggi le ritroviamo esposte in quattro musei differenti: al Metropolitan Museum di New York,  Kröller-Müller Museum di Otterlo, al Van Vogh Museum di Amsterdam e al Kunstmuseum di Berna. Come voleva la tradizione delle nature morte olandesi, che Vincent certamente ben conosceva, i fiori assumono il significato simbolico di memento mori, ossia inducono alla meditazione ed alla riflessione sulla caducità della vita e sull’ineluttabilità della sua finitezza, questa simbologia profusa nelle quattro serie parigine, è particolarmente evidenziata sia grazie al punto di vista basso e ravvicinato sia dalla cromia piuttosto cupa scelta dall’artista per la raffigurazione dei girasoli.

 

Fonte foto: ArteSvelata

 

Inoltre, i toni foschi e desaturati degli scenari di fondo; quali il blu/violetto, non fanno altro che enfatizzare il senso di precarietà e disfacimento della vita che corrisponde a tutto ciò che provava l’artista in quel dato periodo storico e che intendeva infondere mediante questa serie di opere.

 

Fonte foto: ArteSvelata

Le versioni di girasoli prodotte ad Arles

Tocchi di colore più vivaci ed accesi, li ritroviamo invece, nel secondo ciclo di opere raffiguranti i girasoli, quello sicuramente più celebre, costituito da sette opere in cui questa volta, a differenza della serie parigina, i fiori sono raccolti in modo scenografico in un vaso, dunque sono composizioni più statiche e tradizionali. Questa serie venne realizzata da Vincent durante la sua permanenza ad Arles, nel sud della Francia, in Provenza.

 

“Un sole, una luce che in mancanza di meglio non posso che definire gialla, giallo zolfo chiaro, oro pallido limone. Che bella tinta il giallo!”

 

Queste, le parole che l’artista scriveva in agosto al fratello minore Theo, mercante d’arte e suo prezioso confidente. In quest’espressione, rintracciabile in “Lettere a Theo”, si percepisce tutto l’entusiasmo provato dall’artista per la sua nuova avventura in Provenza e, soprattutto, l’amore per il giallo, una tonalità cromatica che predominerà le tele del pittore realizzate durante il suo soggiorno ad Arles, e simboleggia la felicità, tanto agognata.

Nel 1888, con l’arrivo dell’amico Paul Gauguin, l’artista ritrovò l’occasione per cimentarsi nuovamente nella rappresentazione di questi fiori gialli, da lui tanto amati e che trovarono fortuna e modo di apparire solo nelle tele del pittore nederlandese, mentre vennero disprezzati e spesso occultati nella Parigi del XIX secolo, perché considerati “rozzi” e poco nobili.

La famosa Casa Gialla (qui realizzò anche la nota “Camera da Letto”) di Van Gogh divenne il luogo prediletto per la creazione delle sue opere, e in particolare, fu il luogo in cui, allietato dalla presenza di Paul Gauguin, ritrovò, almeno inizialmente compagnia e conforto per la sua solitudine.

 

«Ci sto lavorando ogni mattina, dall’alba in avanti, in quanto i fiori si avvizziscono così rapidamente».

 

Tutte le sette tele dipinte ad Arles presentano uno sfondo bidimensionale, delineato con pennellate brune e decise, in contrasto con la tridimensionalità del vaso e dei fiori, che occupano il centro della scena. L’artista amava giocare con i colori, utilizzando nelle sue nature morte dei contrasti cromatici davvero innovativi: il giallo viene, ad esempio, spesso accostato al turchese e al blu per far risaltare la bellezza dei fiori.

 

Fonte foto: Europosters.it

 

Talvolta però Vincent ha anche dipinto i girasoli servendosi solo delle varianti dello stesso colore. Nonostante la “monocromia”, le pennellate dense e i colori stratificati conferiscono matericità e vitalità al disegno, tanto da sembrare di voler uscire fuori dal quadro, è il caso della versione dei girasoli conservata alla National Gallery, in questa versione, sono rappresentate le varie fasi della fioritura, espressione dell’intero ciclo vitale: vi troviamo boccioli, girasoli freschi nel pieno della fioritura, e fiori che stanno per sfiorire.

 

Fonte foto: JuzaPhoto

Il significato simbolico dei Girasoli di Arles

 Dipingendo i girasoli, in un trionfo di giallo intenso, caldo, ottimista, Van Gogh riuscì a trasformare un semplice soggetto da natura morta (fiori in un vaso) in un’efficace metafora: quella dell’energia creatrice e della forza vitale della natura, dell’amore e dell’amicizia. Non possiamo inoltre escludere che in questo fiore che tende a girare sempre il bocciolo verso il sole, Vincent riconoscesse sé stesso, attratto umanamente e professionalmente da Gauguin, che su di lui esercitava un fortissimo ascendente.

Dei sette dipinti di Arles, solo cinque sono ancora visibili al pubblico, esposti al National Gallery di Londra, al Van Gogh Museum di Amsterdam, alla Neue Pinakothek di Monaco, al Philadelphia Museum of Art e al Sompo Museum di Tokyo. Gli altri due esemplari, hanno avuto un destino drasticamente diverso: uno è andato perso in Giappone, l’altro è entrato a far parte di una collezione privata statunitense dal 1996.

Sereno e ispirato, il periodo ad Arles si rivelò uno dei più prolifici per la produzione artistica di Van Gogh, oltre i noti cicli di girasoli, realizzò ben 200 opere, un importante incremento della sua breve ma intensa attività artistica.

 


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