La Galleria Borghese custodisce alcune delle opere più importanti della storia dell’arte italiana, fra cui una delle più amate e celebri del pittore rinascimentale Raffello Sanzio: La dama col liocorno.
Databile intorno al 1505-1506, l’opera è un dipinto a olio delle dimensioni di 65x51cm, gelosamente conservata nel museo romano sito nella villa Borghese Pinciana. L’esecuzione del dipinto dovrebbe risalire agli anni del soggiorno fiorentino, precedenti il trasferimento di Raffaello a Roma.
Descrizione dell’opera. Chi è la dama?
Fonte foto: it.wikipedia.org
In primo piano, Raffaello realizza una ragazza dal volto rilassato e sobrio, seduta col busto ruotato di tre quarti verso sinistra e il viso che osserva frontalmente verso l’osservatore. Il modello cui l’artista si è ispirato, senza ombra di dubbio, è la Dama con l’ermellino di Leonardo Da Vinci: la posa della dama, lo sguardo vivace e le mani che stringono l’animale sono tutte riconducibili all’artista toscano.
La ragazza è senz’altro una donna facoltosa, appunto una dama, per via del suo abbigliamento: un prezioso vestito tipico della moda dei primi anni del Cinquecento, con le maniche estraibili di velluto rosso, veste una figura dall’aspetto nobile. La pallida pelle diafana e il petto della giovane sono abbelliti da una catena d’oro annodata con un vistoso pendente di rubino e con una perla a goccia, che rappresenterebbe un chiaro riferimento al vincolo matrimoniale.
La bellezza della donna è tipica del tempo: occhi azzurri infossati sovrastano un volto ovale, delimitato da fluenti capelli biondi che raccolgono un modesto diadema, che si mimetizza con il color oro della chioma.
Fra le braccia stringe un piccolo liocorno, animale simbolo di purezza verginale poiché, nella mitologia, essi erano addomesticabili solo dalle vergini. Il liocorno, inoltre, è anche associato alla famiglia Farnese, dunque sono state realizzate dievrse supposizioni sull’identità della donna. La più accreditata vuole che si tratti di Giulia, l’amante di papa Alessandro VI.
Fonte foto: restaurars.altervista.org
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Da bambina leggevo i fumetti di Dylan Dog, poi – senza nemmeno accorgermene – sono entrata nel vortice dei grandi classici e non ne sono più uscita. Leggo in continuazione, in qualsiasi momento, e se non leggo scrivo. Scrivo per riempire gli spazi bianchi e vuoti della mente, ma anche perché è l’unica cosa che mi fa sentire viva. Cosa voglio diventare da grande? Facile: una giornalista.