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L’inquietudine nella pittura: le opere più famose

Inquietudine e pittura, una combinazione che, come in tutta l’arte in ogni sua forma, è la valvola di sfogo per eccellenza di ogni malessere umano. L’arte di dipingere ha convogliato il «sentire» interiore in una serie di opere che esercitano, su chi li guarda, paura, ansia, una sofferenza che avvicina lo spettatore allo stato d’animo dell’artista.

L’urlo di Edvard Munch

Il primo capolavoro che viene in mente, quando parliamo di inquietudine, è sicuramente L’urlo di Edvard Munch. Ormai icona di paura dal 1893, questo quadro esprime tutta l’angoscia di un periodo storico preda del pessimismo che abbracciò l’arte della fine del 1800, ma è anche espressione della difficile vita del suo autore.

1) Scudo con testa di Medusa di Caravaggio

Alla fine del 1500 (più precisamente nel 1597) Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio regalò all’arte un dipinto che, oggi, è conservato a Firenze in Galleria degli Uffizi. Caravaggio non ha lasciato nulla all’immaginazione: la testa mozzata di Medusa rivela il terrore della morte. Non ha risparmiato neppure l’orrore del sangue che gronda dal collo reciso della Gorgone il cui sguardo sorpreso e terrorizzato, ormai non ha più il potere di pietrificare alcuno.

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Fonte foto: artepiù.info

2) Gli ambasciatori di Hans Holbein il Giovane

Si parla di un dipinto del 1533. Inquietudine mascherata, perché in questo quadro i simboli del turbamento sono presenti e da scoprire. Un dipinto che contiene raffigurazioni da cercare e interpretare, come il teschio visibile ai piedi dei due soggetti umani, ad esempio, o la corda rotta del liuto ed altre raffigurazioni meno evidenti, quasi nascoste che, alla fine generano ansia in chi lo guarda.

3) L’incubo di Johann Heinrich Füssli 

L’autore ne dipinse almeno tre versioni diverse. L’incubo fu dipinto nel 1781 e subito esposto alla Royal Academy di Londra. In questa tela è il contrasto del chiaro/scuro a generare attenzione e angoscia. E’ la rappresentazione di un incubo attraverso la raffigurazione di una donna che dorme, unica nota di colore chiaro, mentre un mostro, scuro e confuso con il fondo nero, la opprime, seduto sul suo petto. Perfetta idea di incubo, esplicativo concetto del disagio.

4) Studio dal Ritratto di Innocenzo X di Francis Bacon

Nel 1953 Bacon studia il ritratto del Papa Innocenzo X, raffigurato da Diego Velasquez e ne trasforma le sembianze nella rappresentazione di una figura quasi graffiata sullo sfondo grigio, che possiamo leggere come metafora dell’epoca e della sua vita dello stesso Papa, prigioniero urlante in una dimensione ben difficile da vivere. Una dissolvenza spersonalizzante dell’identità che deve diventare simbolo.