Federico Faruffini (1833-1869) è stato pittore incisore e fotografo, ma soprattutto un grande conoscitore e studioso dell’opera di Dante. La città di Ravenna, in occasione dei settecento anni dalla morte del poeta, dedica una esposizione alle opere dell’artista lombardo, incentrate proprio sull’epopea dantesca.
Dal 18 dicembre scorso, sino al 26 febbraio 2022 la Biblioteca Classense di Ravenna ospita la mostra “Dante e Faruffini. Il fascino del poeta su un pittore dell’ottocento”. Curata da Benedetto Gugliotta e Anna Finocchi, la mostra prende spunto dalla recente attribuzione, di un disegno ritrovato negli albi di firma della tomba di Dante, al pittore Farufini; disegno realizzato durante una sua visita a Ravenna nel 1863.
Patrocinata dalla Società Dantesca Italiana e dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante, l’esposizione comprende dipinti, incisioni e libri d’epoca, in un percorso espositivo che vuole sottolineare la grande influenza dantesca, in ogni secolo e in tutta l’evoluzione culturale della nostra nazione.
Un pittore in un’epoca di transizione
Il lavoro di Federico Faruffini si colloca in un momento di passaggio tra la ricerca pittorica accademica e la rivoluzione della Scapigliatura Italiana degli anni sessanta del diciannovesimo secolo, che ebbe il suo fulcro proprio nelle regione Lombardia, per poi svilupparsi in tutta la penisola. Un movimento artistico e letterario che prende spunto dalla vita sregolata e anticonformista degli artisti Bohemien della Parigi di fine secolo. In questa ottica l’opera del Faruffini si distingue per la delicatezza cromatica e per l’attenzione al rapporto tra luce e colore, nonché per la sperimentazione incisoria e fotografica da lui portata avanti anche se in questo osteggiato dalla critica ufficiale che lo giudicò troppo all’avanguardia. Tutto ciò influenzerà notevolmente lo sviluppo successivo del movimento pittorico della Scapigliatura. L’artista morirà suicida a Perugia nel 1869.
Il sommo poeta e il pittore
La mostra ravennate vuole sottolineare lo stretto legame tra il pitture e l’opera di Dante di cui fu appassionato lettore. Oltre al suo disegno ritrovato a Ravenna è presente il celebre dipinto “Porta di casa degli Alighieri. Reminiscenze a Firenze”, e i bozzetti delle incisioni che Faruffini realizzò per l’edizione Pagnoni della Divina commedia, nel 1865.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.